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ESCLUSIVA – Diliso: “Catania, impensabile sbagliare quest’anno ma ci sarà da lottare fino alla fine. Si vede la mano di Toscano. Il momento meno bello fu quando andai via…”

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Interpellato telefonicamente dalla nostra redazione, l’ex difensore del Catania Nicola Diliso ha commentato il cammino del Catania nel contesto di un campionato che, a suo avviso, sarà incerto fino alla fine, ripercorrendo anche alcuni suoi momenti vissuti in maglia rossazzurra durante la Serie B 2003/04. Oggi gestisce a 360 gradi una scuola calcio con ben 300 bambini iscritti.

Catania in testa alla classifica dopo 17 giornate. Come valuti fin qui il percorso rossazzurro?
“I numeri parlano chiaro. Finora il primato è meritato, il percorso è molto positivo ma il Catania non deve dormire sugli allori. Ci sarà da lottare fino alla fine perchè il distacco tra le prime è minimo. Benevento e Salernitana sono lì, mentre credo poco nel Cosenza. Il Benevento ha una squadra solida, con un allenatore emergente e preparato. Una scommessa, persona comunque competente che ha fatto calcio, Floro Flores. Può venire fuori anche una sorpresa, perchè no. Alla lunga i valori di chi ha investito vengono sempre fuori, poi dipende. Ad esempio in B il Bari ha una squadra di spessore ma attraversa un’annata particolare, dove anche un ottimo allenatore come Fabio Caserta ha incontrato difficoltà. Poi la pressione delle piazze è determinante. Mentre a Bari il pubblico contesta la proprietà, a Catania si respira grande entusiasmo. Queste sono piazze in cui devi vincere e quando non arrivano i risultati fai fatica”.

Conta molto l’organizzazione e la struttura societaria.
“A Bari se la prendono con De Laurentiis, che comunque ha preso una società in Serie D e l’ha portata in B, cambiando però tanti allenatori e direttori sportivi. In queste piazze importanti il tifoso non si accontenta di stare in Serie C o B. A Catania negli ultimi due anni sono state allestite rose di spessore ma oggi i tasselli sono tutti al posto giusto. Con figure di rilievo perfettamente inserite. Ci sono tutti i presupposti per fare bene perchè adesso non manca niente al Catania. C’è rispetto dei ruoli, il meccanismo funziona ed esiste una programmazione efficace. Mi auguro che il Catania salga di categoria perchè io conservo un bellissimo ricordo dei catanesi e del Catania”.

Cosa ricordi di quell’annata vissuta in maglia rossazzurra?
“Ricordo un organico molto importante alla base. Con giocatori come Delvecchio, Mascara, Firmani, Oliveira, Mascara… io poi non rimasi. Al termine della stagione mi trasferì al Perugia, seguendo il direttore Angelozzi e altri calciatori. Arrivò Lo Monaco a Catania ma decisero di non riprendermi. Chiesi espressamente al procuratore Pastorello di rimanere in Sicilia, purtroppo però maturarono altre scelte. Il momento meno bello vissuto ai piedi dell’Etna fu proprio quando non venni riconfermato. Sarei rimasto molto volentieri perchè ero affezionato alla città. Vivevo ad Aci Trezza, stavo benissimo con la mia famiglia. Ripeto, mi sarei aspettato una riconferma ma ognuno prende le sue decisioni e le devi accettare”.

Ti viene in mente qualche aneddoto?
“Noi avevamo una banda vera e proria. Colantuono era un allenatore emergente. Eravamo un gruppo di amici. Io mi sento ancora con la maggior parte di loro. Il tecnico aveva tanto entusiasmo, veniva dalla Sambenedettese, voglioso di dimostrare di valere una panchina importante come quella del Catania. Abbiamo fatto bene in quel campionato, la forza del gruppo era determinante. Con calciatori che reggevano le pressioni avendo le spalle larghe. Eravamo tuti amici dentro e fuori dal campo. Con Fusco ci giocavamo il posto da titolare ma uscivamo spesso insieme con le famiglie. Non c’era invidia ma amicizia e rispetto con tutti. Prevaleva il bene della squadra, non l’egoismo. Bravo fu Colantuono a capire tutte le situazioni, poi avevamo un diesse importante come Guido Angelozzi e noi lo ascoltavamo. Una figura così esperta e carismatica non potevi non ascoltarla. Custodisco sempre il ricordo di una squadra nella quale tutti s’integrarono facilmente, anche i nuovi che arriivarono a gennaio. Avevamo una spina dorsale forte che ci ha trascinato. Non vincemmo il campionato, potevamo osare di più ma quella stagione fu positivissima. Era un torneo molto, molto difficile. C’era anche la Fiorentina in cadetteria, tutte le squadre avevano calciatori esperti. Dovevi essere molto attrezzato per fare la B allora”.

Gaucci fu a Catania e Perugia, De Laurentiis oggi a Napoli e Bari. Le multiproprietà sono uno svantaggio?
“Non sono assolutamente un vantaggio. A Bari la priorità della famiglia De Laurentiis resta il Napoli. Gli introiti del Napoli non ci sono a Bari, ricordando che il presidente ha pur sempre portato la società biancorossa dalla D alla B. Adesso il Bari attraversa delle difficoltà ma ne verrà fuori secondo me, al di là della contestazione del pubblico. A mio avviso altre idee e pensieri ti portano solamente a dispendere le energie. Gaucci all’epoca aveva Perugia, Catania e Sambenedettese. Io credo che bisognerebbe mettere anima e cuore esclusivamente a beneficio di una squadra”.

Tornando al campionato di Serie C, ritieni più logorante per una squadra inseguire la vetta della classifica o difendere il primato?
“Dipende dai calciatori. Ci sono giocatori che reggono meglio la pressione che arriva dal basso, altri che magari preferiscono proseguire il percorso e viaggiare sulle ali dell’entusiasmo ricavando stimoli sempre maggiori. Parliamo comunque di calciatori molto importanti che fanno parte della rosa del Catania, con esperienza e campionati vinti alle spalle. A Catania in questo momento è impensabile sbagliare perchè la società è forte, solida, la squadra valida, la dirigenza idem. Ci sono tutte le componenti per fare bene. A Salerno invece vieni da una doppia retrocessione e le pressioni aumentano a dismisura. In questo momento a Catania devi vincere perchè davvero non manca nulla quest’anno. E c’è un allenatore che è un vincente in questa categoria. Un veterano, Toscano conosce benissimo la C. Lui è il valore aggiunto del Catania. So di qualche mugugno dei tifosi sulla qualità del gioco espresso, ma il calcio-spettacolo lascia il tempo che trova. Per Toscano conta l’essenziale, badare al sodo. E fa bene”.

Il Catania può tentare l’allungo in classifica?
“Il calendario del Catania è abbordabile, sulla carta, nelle prossime cinque/sei partite. Ma attenzione a qualsiasi avversario. Il Foggia è una mina vagante, con difficoltà societarie e l’allenatore cambiato ma ti può mettere in difficoltà. Ogni partita è una storia a sè. Devi mantenenre una mentalità vincente e forte sempre. I segnali inviati finora dal Catania sono buoni, ma la situazione non è ancora ben delineata in campionato. Aspettiamo la primavera. Conta molto anche superare i momenti difficili. Il Catania li ha affrontati con maturità, portando gli episodi dalla propria parte”.

La difesa continua a rappresentare un punto di forza.
“Per vincere devi fare i gol. Il Catania risponde presente anche in questo senso, partendo dal vantaggio considerevole di avere una difesa solida. Il Catania non solo prende pochi gol, ma concede anche pochissime occasioni alle avversarie e poi con cinismo porta a casa le partite. Il Catania non è una squadra all’arrembaggio. C’è equilibrio, e questo è un pregio da parte dell’allenatore che ha saputo trasferire la giusta mentalità. Aggiungiamo la capacità di gestire i cambi in un contesto dove tutti si sentono parte integrante di un progetto. Le riserve sono all’altezza dei titolari, la mano del tecnico si vede anche nella gestione degli uomini e quando entra nella psicologia dei ragazzi”.

Si ringrazia Nicola Diliso per la gentile concessione dell’intervista.

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