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L’EDITORIALE – Napoli, Conte e l’arte del giudicare senza vedere: perché le critiche sono fuori bersaglio

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di Vincenzo Letizia

Chi critica Conte, oggi, sbaglia mira.
E sbaglia bersaglio.
È ingeneroso, sì, ma soprattutto non vede. O non vuole vedere.
Lasciamo certe ironie agli anti-Napoli, ai professionisti della malafede, o a chi mastica un’invidia antica come il calcio.

Conte, adesso, naviga senza centrocampo.
Non ha alternative, non ha rotazioni, non ha respiro.
Cosa dovrebbe fare, scendere in campo lui?
È un grande allenatore, non un taumaturgo. Come direbbero i latini:
“Nemo ad impossibilia tenetur” — nessuno è tenuto a compiere l’impossibile.

E invece si pretende l’impossibile.
Si chiede a Conte di trasformare l’acqua in vino con la dispensa vuota.
Non funziona così.

Servono rinforzi, veri. Non promesse, non bozze di idee.
Manna deve muoversi adesso, non domani.
Un mediano pronto dal 1° gennaio, altrimenti il rischio è doppio:
autogol societario e mancanza di rispetto verso il lavoro dell’allenatore leccese.

La squadra, intanto, tira la carretta senza sosta.
Corre, stringe i denti, resiste.
Che il Napoli sia ancora così in alto è già mezzo prodigio.
Gennaio non può essere un palliativo: deve essere un’assunzione di responsabilità.

Conte sta facendo la sua parte, più del dovuto.
Ora tocca agli altri.
E il tempo, questo sì, è già in fuorigioco.

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