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ORAZIO RUSSO: “Rifiutai anche la Juve pur di vivere il sogno Catania. Ricorderò per tutta la vita il mio esordio rossazzurro in A”

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Tuffo nel passato per l’attuale responsabile del vivaio del Catania ed ex calciatore rossazzurro simbolo della storia del club, Orazio Russo, al podcast di Gianpaolo Pasqualino Melior de Cinere Cunto. Ecco le parole di Russo evidenziate:

Catania è stato sempre il mio sogno sin da ragazzino. Già all’età di 3 anni mio padre mi portava allo stadio. Sognavo un giorno di entrare nel rettangolo verde di questo stadio per giocare, non per limitarmi a guardare le partite. Me lo ripetevo spesso anche quando facevo il raccattapalle. Catania rappresenta la mia vita”.

“Ci sono diverse partite che ho seguito da tifoso e ricordo in particolare. Innanzitutto un Catania 2-1 Perugia che fu segnato da un fatto del tutto increscioso e vincemmo 2-1 al 90′ andando agli spareggi all’Olimpico, dove mio padre non mi portò. Avevo 9 anni. L’ho chiuso in casa perchè sarei voluto andare all’Olimpico, sono riuscito a non farlo partire e gli chiedo scusa! Ricordo un Catania-Inter con gol di Passarella su punizione e un Catania-Udinese con gol di Zico. Ricordo tante partite, i miei idoli erano i calciatori del Catania Borghi, Cantarutti e Barozzi, quest’ultimo poi era molto bravo perchè si procurava anche tanti calci di rigore. Guardavo sempre gli attaccanti”.

“Calcisticamente la mia avventura è partita dalla Barriera del Nord, poi giocai per 3-4 anni con il Sant’Agata Li Battiati dove giocavo sempre con i più grandi, addirittura appena compiuti 14 anni mi hanno fatto esordire in Seconda Categoria. Quell’anno ci fu il passaggio negli Allievi Nazionali del Catania, la Primavera lottava ai primi posti per andare alle fase nazionali. Io feci 24 gol e disputai 4 gare in Primavera all’età di 15 anni con 2 reti siglate fuori casa contro Reggina e Messina. L’anno dopo feci il campionato Berretti sempre sotto età, a fine stagione parti con la Prima Squadra in ritiro con mister Caramanno. Poi tornai in Berretti esordendo sempre con Caramanno in un Catania-Battipagliese giocato sul neutro di Barcellona Pozzo di Gotto dove scesi in campo gli ultimi 20 minuti. In seguito, ancora con Caramanno, a Fano perdemmo 1-0 esordendo da titolare. L’anno dopo fu quello della consacrazione perchè con Bianchetti esordì in Coppa Italia col Licata, l’ultimo quarto d’ora entrai siglando il gol del 2-1. Sempre in Coppa Italia vincemmo col Siracusa e poi con Bianchetti giocai un Catania-Nola siglando il mio primo gol in campionato. Fui convocato in Under 21 con Boninsegna”.

“Massimino mi vide fare un gol in amichevole con esecuzione in rovesciatata e disse che non mi sarei mosso da Catania. Più precisamente, la sera chiamò e mi disse «tu si fotti, facisti ‘n gol…». Parlò con me, Cacciola e La Torre, i tre ragazzi che stavamo vivendo un periodo importante. La Juventus? Una sera arrivò una telefonata a casa, rispose mio padre ed erano quelli della Juve. Pensava fosse uno scherzo, invece no. Prima di fare un passo avanti con la società volevano sapere se eravamo favorevoli ad uno spostamento da Catania a Torino. Quando mio padre capì che era la verità, io gli dicevo di chiudere il telefono perchè volevo esordire col Catania. L’anno dopo Massimino organizzò proprio un’amichevole con la Juventus. Venivamo da un ko con la Lodigiani dove io sbaglia un rigore perdendo 3-0, andai a segno contro la Juve e mi sono strappato rimanendo fermo tre mesi. Io comunque avevo già detto e ribadito che non sarei andato alla Juve”.

“Il mio passaggio al Lecce, in Serie A? Se il Catania fosse stato riammesso, io sarei tornato ai piedi dell’Etna perchè contrattualmente c’era questa possiblità. Avevo manifestato la volontà di tornare. Dopo la radiazione andai a giocare a Lecce. Io, comunque, ho sempre preferito stare a casa vivendo con la famiglia. Questo è stato anche un mio limite, tra virgolette. Non è un caso che le migliori stagioni le ho fatte quando ero a Catania ed Acireale. La mia priorità era sempre quella di rientrare a casa. Ad un certo punto chiesi anche di andare in prestito al Catania, ma il Lecce non voleva perchè il club rossazzurro militava in C2. L’anno dopo mi misero fuori rosa perchè il Lecce spingeva affinchè io andassi in C1 alla Nocerina ma io ho sempre e solo voluto il Catania“.

“Pasquale Marino? Era un leader come compagno di squadra. Un leader in tutti i sensi. Cito anche Pannitteri e D’Isidoro. Guardavamo come prezioso punto di riferimento i senatori del gruppo. Io avevo 23-24 anni ed erano i miei idoli perchè capivo che i loro consigli servivano per la mia carriera. Marino quando eravamo da soli lo chiamavo ‘Pasquale’, poi da allenatore sono riuscito a chiamarlo ‘mister’. Abbiamo avuto la fortuna di vivere anche la stagione dalla B alla A. Io tornai a Catania nel 2004 con il sogno di portare la squadra in Serie A. Il primo anno di B iniziò un pò così, poi disputammo un buon girone di ritorno centrando la salvezza. L’anno successivo si vedeva che la società stesse costruendo una squadra attrezzata per raggiungere la A e così facemmo”.

“Eurogol in Catania 2-2 Vicenza? Non avevo gli scarpini adatti. Nel primo tempo c’era un sole assurdo, venne il diluvio nel corso della ripresa. Eravamo sotto di due reti, io non sapevo se chiedere al magazziniere di andarmi a prendere le altre scarpe, poi ho pensato che magari non sarei entrato. Dopo avere subito il gol dello 0-2 invece Marino mi chiamò. A quel punto dissi «ora che faccio?». Prima di entrare in campo chiesi al team manager Maurizio Patti quanti minuti mancassero. C’erano 20 minuti a disposizione. Dentro di me pensai di provare a fare gol. Prima propiziai la rete dell’1-2, poi ho visto quella palla e pensai subito di calciare in porta, indirizzandola all’incrocio dei pali. Non era la prima volta che provai quella giocata, anche in allenamento feci gol simili”.

“Catania-Albinoleffe, partita che valse la promozione in A? Non abbiamo dormito tutto la notte. Io ero in camera con Silvestri, durante la notte ci siamo alzati tantissime volte. E’ stata un’emozione bellissima da vivere. Già alle ore 13:00 lo stadio era stracolmo, sapevo di potere realizzare il sogno di una vita. A fine primo tempo mi ero fatto male, poi al mio posto entrò Del Core, autore del gol promozione. E’ stato l’infortunio più bello della mia vita! Nel 2010 tornai a Catania, mi tesserarono e Mihajlovic – persona squisita e unica davvero – disse che mi avrebbe fatto esordire in rossazzurro nel campionato di Serie A perchè era qualcosa che mi sono guadagnato da solo. Nelle partitine mi faceva giocare anche da terzino sinistro. Aiutai i compagni in quel periodo. Poi arrivò, appunto, il mio esordio in Serie A con la maglia del Catania e quel giorno lo ricorderò per tutta la vita. Vedere tutta quella gente applaudirmi non aveva prezzo”.

Sul presente, Orazio Russo spiega: “Oggi è cambiata la generazione, io come responsabile cerco di trasmettere ai ragazzi i valori veri per raggiungere gli obiettivi importanti. Oggi c’è poca predisposizione al sacrificio, non per colpa dei ragazzi ma del contesto in cui viviamo. Noi vivevamo solo di calcio. Oggi purtroppo ci sono molte più distrazioni per i ragazzi, inseguono il sogno ma c’è sempre quel però che ti distrae e non ti permette di fare il salto di qualità. Quando dicono che non è facile giocare a Catania, è qualcosa che ti deve partire da dentro. Ma veramente lo devi sentire. Quando giocavo nel Catania, per me era tutto. Io in più di qualche partita sono stato criticato, ed è proprio lì che fai lo step successivo e cresci ancora di più. Devi volerlo davvero. Catania è una piazza che vuole vincere, le cose bisogna volerle fino in fondo. Il lavoro che stiamo facendo noi è quello di cercare di trasferire questi valori. I ragazzi validi ci sono, devono fare quello step e noi dobbiamo aiutarli. La nuova società è nata tre anni fa, qualche ragazzo ha esordito. Devono avere la forza di imporsi e la fortuna di trovare il momento giusto, cogliendo l’attimo”.

“Se ho ancora sogni da realizzare? Il primo tornare dove meritiamo di stare, l’altro me lo tengo per me, aggiunge.

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