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EFC | Domani la ripresa. Da Avellino conferme belle sotto ogni punto di vista!

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Riprenderà domani il lavoro degli azzurri, che oggi godranno di una meritatissima giornata di riposo. Da domani la testa tornerà sul campionato, con la prossima sfida fissata per sabato al Castellani contro il Bari. Saranno da valutare le condizioni di Ignacchiti e Belardinelli, assenti ieri ad Avellino, mentre rientrerà a disposizione Popov, che ha scontato il turno di squalifica. Quella contro il Bari sarà una prova importante, un ulteriore passaggio di crescita e consapevolezza per questo Empoli che ieri, al Partenio, per usare le parole di Dionisi, ha messo un mattoncino pesante sul proprio percorso. Da tempo individuavamo questa gara come una sorta di prova del nove, utile per misurare i progressi di una squadra che, con l’arrivo del nuovo tecnico, aveva finalmente potuto lavorare per due settimane piene. Una sosta che, al contrario, era stata gestita in modo decisamente meno lineare al momento dell’esonero di Pagliuca dopo la vittoria di Bolzano. L’Empoli arrivava al match di Avellino reduce dal convincente successo con il Catanzaro, una vittoria che però non bastava ancora a certificare un reale cambio di rotta dopo un periodo più buio che luminoso. Le risposte, però, sono arrivate proprio dove serviva. Intanto nel risultato: un 3-0 netto, limpido, che rappresenta la seconda vittoria consecutiva dell’era Dionisi e, soprattutto, la seconda partita stagionale senza subire reti. Un dato che conferma la crescita di un reparto difensivo su cui il tecnico ha lavorato fin dal primo giorno, anche quando i risultati non sorridevano e i gol incassati continuavano ad arrivare. I progressi si erano già intravisti, ora iniziano a pesare anche nei numeri. Merito, va detto, anche di un Fulignati ancora decisivo: almeno un paio di interventi ieri sono stati da manuale. Il primo tempo dell’Empoli è stato di altissimo livello, come lo stesso Dionisi ha sottolineato. Una frazione in cui si è avuta la netta sensazione di una differenza di categoria tra gli azzurri e l’Avellino. E la cosa non era affatto scontata. Si giocava su un sintetico reso scivoloso dalla pioggia, in un ambiente caldo, contro una squadra ferita che cercava riscatto davanti al proprio pubblico. L’approccio, invece, è stato da squadra vera: primi minuti di studio, poi il controllo della partita, fino alla superiorità tecnica espressa con continuità. Il vantaggio firmato da Elia, su splendido cross di Moruzzi, è nato da una giocata testarda e intelligente di Obaretin, bravissimo a tenere in vita un pallone che sembrava perso. Il 2-0, il capolavoro di Saporiti – autore di una partita straordinaria, al di là del gol – ha indirizzato il match nel momento in cui l’Avellino stava provando a rialzarsi.

Il secondo tempo ha offerto un copione diverso, com’era prevedibile. In vantaggio di due gol fuori casa, è fisiologico che l’avversario provi ad alzare ritmo e baricentro. L’Empoli ha concesso qualcosa, il minimo indispensabile, senza perdere ordine né attenzione. La squadra ha saputo gestire, soffrire il giusto, essere pratica. E poi, all’ultima occasione utile, ha affondato il colpo con Pellegri: un gol semplice ma pesantissimo, perché ritrovare continuità realizzativa da un attaccante come lui, in questa categoria, può valere oro. Da segnalare anche il destro di Ilie, entrato nella ripresa e vicino al gol. L’Empoli ha difeso con maturità, ha pressato quando serviva, è ripartito con intelligenza e ha mostrato quel cinismo che spesso era mancato. Difficile chiedere qualcosa di più rispetto alla prestazione del Partenio. Qualcuno potrà sottolineare la differenza di valori in campo, ed è vero: l’Empoli, nonostante il dichiarato obiettivo salvezza, rimane la quinta squadra del campionato per valore complessivo secondo le valutazioni di mercato, e la quinta per monte ingaggi. Ma conosciamo bene il periodo da cui arrivava questa squadra, e sappiamo quanto quelle parole dure, pronunciate dopo Chiavari, avrebbero potuto generare qualsiasi tipo di reazione. E invece la squadra ha saputo tirare fuori quelle qualità che ci sono – e che da tempo indichiamo – ma che finora non si erano viste con continuità. Molto significative, in questo senso, sono state le parole di Pietro Pellegri nel dopogara: in un passaggio forse sfuggito ai più, l’attaccante ha evidenziato con chiarezza la serenità e la tranquillità che Dionisi sta restituendo al gruppo. Non è nostra intenzione entrare nelle dinamiche mentali dei giocatori né criticare il lavoro precedente, che aveva comunque il compito di far rendere al massimo la squadra. Ma è evidente che questo gruppo aveva smarrito leggerezza, fiducia e serenità: elementi fondamentali per esprimere il proprio potenziale. Dionisi, almeno per ora, è riuscito a restituirglieli. E non è soltanto una questione emotiva. L’allenatore ex Sassuolo – che qui ha già vinto una Serie B – ha saputo correggere alcuni aspetti strutturali: lo abbiamo detto per la fase difensiva, ma è stato altrettanto rilevante il lavoro sull’equilibrio, sull’accorciare i reparti, che nella gestione precedente apparivano troppo distanti e sfilacciati.

Questa nuova autoconvinzione, unita alle qualità intrinseche della rosa, sta facendo la differenza. Perché l’Empoli, in questa categoria, resta una squadra di valore: forse non la favorita per vincere il campionato, ma certamente non una formazione da quindicesimo o sedicesimo posto. Il mix fra un’identità ritrovata e un tasso tecnico importante sta portando finalmente a raccogliere ciò che, sulla carta, questa squadra può esprimere. Naturalmente, la vittoria di Avellino – come abbiamo già scritto a caldo e come ha ribadito Dionisi – non deve essere interpretata come una guarigione completa. Non siamo stati disfattisti prima, non dobbiamo diventare euforici ora. È un passo avanti, importante, ma resta un passo: la strada è lunga, il lavoro da fare rimane. Nel secondo tempo, qualche rischio l’Empoli lo ha corso. La difesa è stata attenta, gli episodi sono girati bene, Fulignati ha messo le sue firme come al solito. Ma non sempre andrà così, e proprio per questo il livello di attenzione dovrà restare altissimo. Il percorso tecnico-tattico è avviato, e va portato avanti con convinzione. Ciò che davvero contava in questo periodo era interrompere un ciclo negativo, uscire da quel loop mentale che stava appesantendo la squadra. E questo sta avvenendo. I risultati aiutano, eccome se aiutano, e la crescita prestazionale e mentale è sotto gli occhi di tutti. Ieri ad Avellino è stato posato un mattoncino importante, ma soprattutto è stato lanciato un segnale. Un segnale al campionato, perché l’Empoli c’è e sta tornando con tutto il suo peso tecnico. Ma ancora di più un segnale interno: la squadra si è detta da sola “ci siamo”. Sappiamo chi siamo, cosa possiamo fare, quale è il nostro reale valore. E sappiamo che possiamo andare in un campo difficile, in una partita piena di insidie, e vincerla 3-0 con personalità.

Guardando alle prove dei singoli, c’è da fare un applauso a tutti. E questo è un altro dei segnali che l’Empoli porta via da Avellino: oltre alla crescita collettiva, c’è una crescita evidente anche a livello individuale. Dionisi, in partenza, ha cambiato qualcosa nel reparto arretrato: ha lasciato in panchina Guarino, rientrato dalle fatiche con la nazionale, e ha provato Lovato da centrale puro, affiancato da Curto e Obaretin. Ha confermato il 3-4-2-1, dando fiducia a Marco Nasti per la sua prima da titolare, alle spalle del quale hanno agito Saporiti e Shpendi. Confermato anche Moruzzi, nonostante pure lui arrivasse dalla nazionale. Come detto, un applauso a tutti. Ma inevitabilmente la copertina se la prende Saporiti: non solo per il gol magnifico che ha chiuso il primo tempo, ma per la qualità mostrata lungo tutti i novanta minuti su un terreno complicatissimo. Strappi, visione di gioco, tecnica: ha finalmente fatto vedere perché sia arrivato come primo acquisto estivo dalla Lucchese, dopo settimane in cui era sembrato un oggetto misterioso. Da due gare Dionisi gli dà fiducia, e la fiducia sta venendo ampiamente ripagata.mMolto bene anche Salvatore Elia: arrivato in estate con tante aspettative, era pian piano scivolato in prove meno convincenti. Ad Avellino ha tirato fuori forse la sua miglior partita stagionale. Gol, assist e una prestazione di enorme spessore sulla corsia destra: nel primo tempo è stato spesso imprendibile. Moruzzi è un altro esempio della crescita dei singoli: fino a poche settimane fa era considerato ancora troppo acerbo per questa categoria, e invece ieri – al di là dell’assist per l’1-0 – ha mostrato personalità e intraprendenza. Senza dimenticare che a Chiavari era stato uno dei pochissimi a salvarsi. Lovato continua a essere una garanzia: centrale sinistro o centrale puro, non cambia, trasmette sicurezza ed esperienza.
E poi c’è Fulignati, che quando viene chiamato in causa risponde sempre presente: ieri altre due parate da circoletto rosso, decisive per indirizzare la gara. Bene tutti, anche chi ha giocato partite più “umili”, più silenziose: pensiamo a Yepes o allo stesso Degli Innocenti, forse un po’ condizionato dal giallo precoce. Marco Nasti ha avuto pochi palloni giocabili, non ha inciso come avrebbe voluto, ma si è speso e ha portato a casa una prova sufficiente. Tra i subentrati, Ghion è quello che ha fatto un po’ più fatica: nel momento in cui serviva rialzare il baricentro non è riuscito pienamente a farlo, rivelandosi l’unica insufficienza – lieve, va detto – della serata. Ottimo invece l’impatto di Pellegri, entrato in una fase della gara in cui la palla ce l’aveva quasi sempre l’Avellino, ma lucidissimo all’ultimo secondo, quando ha trasformato con freddezza l’assist che ha chiuso il match. E poi c’è Dionisi. I meriti dell’allenatore sono evidenti. Arrivato in corsa, ha dovuto affrontare da subito una serie di partite a distanza ravvicinata, senza mai potersi fermare per lavorare davvero. Le prime quattro gare hanno raccontato più difficoltà che progressi, con appena due punti raccolti. Poi la prima vera settimana di lavoro ha portato alla vittoria contro il Catanzaro; la sosta di due settimane ha portato alla vittoria di Avellino.
Otto punti in sei partite (sei nelle ultime due), ma soprattutto una squadra che adesso ha un volto. Ieri si è vista una gara preparata bene, gestita bene, letta bene. Cambi tempestivi, correttivi puntuali, scelta degli uomini in base ai momenti. E, soprattutto, la forza di aver restituito tranquillità e fiducia a un gruppo che ne aveva un enorme bisogno. Si vede in campo: la squadra è più serena, più corta, più lucida nelle letture. La fase difensiva – che fino a un mese fa era un problema gigantesco – è stata registrata, sistemata e resa funzionale. Dionisi ha una rosa importante e una panchina lunga, e non lo nasconde: anche ieri alcuni giocatori che potrebbero essere titolari non sono neppure entrati. Questo significa concorrenza, significa possibilità, significa crescita. La speranza, ora, è che possa continuare a tirar fuori il meglio da questo gruppo. Perché se l’Empoli riesce a esprimere tutto ciò che ha dentro, allora questa squadra può guardare più in alto rispetto a quanto si potesse immaginare solo qualche settimana fa.

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