Scandalo al Bentegodi: così muore la credibilità del calcio italiano
di Vincenzo Letizia
Non vogliamo fare i tifosi. Siamo tifosi, sì — ma del calcio vero, quello pulito, genuino, che vive di emozioni e non di convenienze. Ed è proprio per questo che episodi come quello visto al Bentegodi fanno male. Feriscono chi ama il pallone, chi lo guarda con rispetto e pretende almeno una regola uguale per tutti.
Nel match in questione, un episodio lampante: Bisseck, difensore dell’Inter, commette fallo da ultimo uomo su Giovane, attaccante del Verona lanciato a rete. Tutto chiaro, cristallino: rosso diretto. E invece nulla. Nessuna espulsione. E soprattutto, nessun intervento del VAR, quell’occhio che dovrebbe garantire giustizia e invece sceglie, troppo spesso, di tacere.
Un silenzio che pesa. Un silenzio che divide.
Perché quando la tecnologia — nata per correggere l’errore umano — diventa complice dell’errore stesso, allora il problema non è più tecnico, ma morale. È il cuore del gioco ad essere compromesso, la fiducia del pubblico a sgretolarsi, la passione a svanire.
Si parla tanto di fair play, di rispetto, di trasparenza. Ma come si può credere in un sistema dove l’interpretazione vale più della regola, e la discrezionalità più dell’evidenza? Così si uccide lentamente il calcio, non con i bilanci o i contratti, ma con la perdita della credibilità.
E a pagarne il prezzo sono i veri appassionati, gli scommettitori corretti, i tifosi che ancora credono in una partita leale. Il calcio che conoscevamo — quello delle regole uguali per tutti — sembra ormai un ricordo lontano.
Un pallone sempre più sgonfio, non per mancanza d’aria, ma di giustizia. E quando la fiducia si perde, non c’è fuorigioco o revisione che possa più salvarlo.
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