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Conte e il Napoli, tra dichiarazioni e realtà: ora servono scelte, non alibi

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di Vincenzo Letizia

La dichiarazione di Antonio Conte di ieri è suonata come un sasso lanciato nella piccionaia: «Nove nuovi giocatori sono troppi per farli rendere tutti subito e bene». Un’osservazione che, in linea teorica, può anche avere un suo fondamento. Ma permetteteci di non essere del tutto d’accordo con il tecnico salentino.

Perché tutto, alla fine, dipende da chi siano questi nove nuovi giocatori. Se il riferimento è ai profili visti finora — dai deludenti Lucca e Beukema alle ultime uscite opache di altri innesti — allora sì, il discorso regge. Ma il punto non è (solo) la quantità: è la qualità.

E qui Conte, forse, ha commesso un errore di fondo. Ha assecondato le fanfare di quella parte fi stampa  napoletana — i “paladini” di Aurelio De Laurentiis — che ha giudicato il mercato estivo da 10. Un entusiasmo che, col senno di poi, appare ingiustificato.
Per due motivi.
Primo: la qualità media dei nuovi acquisti, fatta eccezione per un paio di nomi, non è all’altezza di una squadra che ambisce a competere in Champions League.
Secondo: Conte aveva espresso richieste precise in sede di mercato, ma molti dei giocatori arrivati non corrispondono al suo identikit tecnico. Li ha comunque accettati e ora, inevitabilmente, dovrà assumerne la responsabilità.

Da qui il nodo principale: come ripartire.
Due, a nostro avviso, le mosse urgenti. La prima è il ritorno al 4-3-3, l’abito tattico che ha esaltato il Napoli negli ultimi anni e che meglio valorizza le caratteristiche dell’organico. La seconda è una revisione profonda della preparazione atletica, perché i troppi infortuni muscolari che hanno colpito giocatori chiave non possono essere liquidati come semplice sfortuna.

Infine, un aspetto di metodo. Non piace — e non solo alla piazza — l’abitudine di Conte di spostare la responsabilità altrove: sul mercato, sulle tempistiche, sulla condizione. Un grande allenatore si riconosce anche dalla capacità di assumersi le proprie colpe. E qualcuno, nello spogliatoio, comincia a far filtrare segnali di malumore che meritano attenzione.

Il tempo per rimettere in carreggiata la stagione c’è. E, nonostante tutto, il Napoli resta in Italia una squadra altamente competitiva. Ma ora servono meno parole e più fatti.
Perché al di là delle giustificazioni, è il momento di pedalare davvero.

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