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Decalogo contro il linguaggio d’odio nello sport: Calcio Padova con Provincia, Corecom e Esu per prevenire l’hate speech

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Un decalogo contro il linguaggio d’odio nello sport: il Calcio Padova aderisce all’iniziativa di Provincia di Padova, Corecom (Comitato regionale per le comunicazioni) del Veneto ed Esu (ente regionale per il diritto allo studio universitario), sottoscrivendo una lettera d’intenti per prevenire il fenomeno dell’hate speech, il linguaggio d’odio che si manifesta sempre più frequentemente in occasione di eventi e manifestazioni di carattere sportivo. A firmare la dichiarazione sono stati il consigliere provinciale con delega allo Sport e alle Manifestazioni sportive, Eleonora Mosco; il presidente del Corecom del Veneto, Marco Mazzoni Nicoletti; il presidente dell’Esu di Padova, Giuseppe Maschera. Presenti al momento della firma anche l’ad del Calcio Padova Alessandra Bianchi, il consigliere con delega alla comunicazione Gianni Potti, la psicologa del Calcio Padova Cinzia Mattiolo, oltre che molti dirigenti delle maggior società sportive di Padova e Provincia.
Attraverso questa iniziativa congiunta. le tre parti hanno espresso la reciproca volontà di promuovere attività di sensibilizzazione, informazione e formazione, rivolte a studenti, sportivi e dirigenti, educatori, associazioni e cittadinanza, finalizzate alla prevenzione e al contrasto dell’hate speech in ambito sportivo, sia online, sia offline. Sul campo, l’obiettivo si traduce in eventi, laboratori, campagne e progetti educativi sul tema del linguaggio responsabile nello sport, indirizzati soprattutto al mondo giovanile e universitario, passando attraverso le pratiche virtuose del fair play, della cooperazione e dell’inclusione.
Tutto ciò presuppone il coinvolgimento delle scuole, dell’università, delle società sportive, delle federazioni, degli enti del terzo settore e dei media locali e nazionali, affinché condividano un percorso comune di contrasto alla violenza verbale e ai comportamenti discriminatori legati a genere, origine, orientamento o appartenenza. Si tratta di un insieme di azioni coordinate, che puntano a prevenire anche tutte quelle condotte violente e lesive della dignità personale e collettiva che possono verificarsi sia all’interno di spazi fisici che in quelli digitali. Un’altra tematica, che affronta il protocollo d’intenti, è l’avvio di proposte educative di media literacy per un corretto utilizzo dei social media e degli strumenti di comunicazione, con l’obiettivo di rendere consapevoli e responsabili

In collaborazione con il Dipartimento di psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’Università di Padova, il Corecom del Veneto ha intrapreso un progetto che ha permesso di stilare un decalogo contro il linguaggio d’odio nello sport: 10 regole che sintetizzano i comportamenti corretti da mantenere quando si partecipa a manifestazioni sportive in presenza o si utilizzano i social network per commentare o postare attraverso il proprio account. “Gioca la tua partita per il rispetto-in campo, sugli spalti e online” è il sottotitolo del decalogo realizzato dal Corecom del Veneto, con la collaborazione del Dipartimento di psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’ateneo patavino, per promuovere una cultura del rispetto, della responsabilità, dell’inclusione e della cittadinanza digitale consapevole, dentro e fuori dal campo.
Il documento raccoglie 10 principi concreti: una serie di regole di comportamento che Provincia di Padova, Esu Padova Corecom Veneto invitano a mantenere durante gli eventi sportivi, ma anche dietro ad uno smartphone quando si frequentano i social network:


Eleonora Mosco, consigliere della Provincia di Padova con delega allo Sport: «I dati indicano che sono sempre più in aumento i casi di persone che ricorrono all’hate speech nel corso delle manifestazioni sportive. Il linguaggio d’odio prende di mira arbitri e atleti indiscriminatamente, coinvolgendo spesse volte anche i genitori, che sono i primi a dover dare il buon esempio. Assieme a Corecom ed Esu chiediamo alle società sportive di adottare il decalogo contro l’hate speech, in modo tale che possano diffondere il suo contenuto anche tra tifosi e spettatori prima che inizi l’evento. E un invito che rivolgiamo a tutte le realtà sportive del nostro territorio e a cui hanno già aderito Calcio Padova, pallavolo Padova, Patavium Rugby e Petrarca Basket Padova».
Marco Mazzoni Nicoletti, presidente del Corecom del Veneto: «Il fenomeno dell’hate speech, insieme a discriminazioni e violenza verbale, è sempre più diffuso anche negli spazi sportivi, fisici e digitali. Si tratta di comportamenti che ledono la dignità delle persone, rischiano di normalizzare l’ostilità e compromettono il valore educativo dello sport e la coesione sociale. Al contrario, lo sport rappresenta da sempre un veicolo universale di valori positivi: rispetto, lealtà, collaborazione e inclusione. È su questi principi che si fonda il percorso che abbiamo avviato affinché ogni campo di gioco – reale o virtuale – torni a essere un luogo di crescita e rispetto reciproco».
Giuseppe Maschera, presidente dell’Esu di Padova: «Abbiamo accolto con entusiasmo la proposta di adottare un decalogo contro il linguaggio d’odio: metteremo a disposizione gli spazi delle mense e delle residenze dell’Esu per diffonderlo capillarmente. Abbiamo a cuore il benessere psicofisico degli studenti e rientra fra i nostri doveri fare in modo che stiano bene anche attraverso iniziative come questa, che puntano ad abbattere l’odio che circola sia tra i campi di gioco e sugli spalti, sia in rete fra i social network».


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Decalogo contro il linguaggio d’odio nello sport

Gioca la tua partita per il rispetto in campo, sugli spalti e online

  1. Il vero tifo unisce, non discrimina.
    Lo sport aggrega, l’odio divide. Rifiuta ogni forma di discriminazione: etnia, genere, orientamento sessuale, religione, disabilità. Non c’è posto per l’odio, né sugli spalti né nella vita.
  2. Dietro ogni maglia c’è una persona.
    Atlete e atleti, allenatori e allenatrici non sono bersagli da colpire: sono persone con opinioni, emozioni e fragilità. Le tue parole possono ferire. Rispetta chi scende in campo, anche quando è diverso da te.
  3. L’errore è umano, l’odio no.
    Una prestazione negativa non giustifica insulti, razzismo o violenza verbale. Critica il gioco, non la persona. Tifare non significa odiare.
  4. Le parole hanno conseguenze reali.
    Un insulto può lasciare ferite profonde. Rifletti prima di parlare o postare. Chiediti: diresti le stesse cose guardando quella persona negli occhi?
  5. Sui social non sei invisibile.
    Lo schermo non ti protegge dalla responsabilità. Non diffondere odio, non mettere “mi piace” a chi lo fa. Segnala e blocca. Ogni clic è una scelta: fallo contare.
  6. Rompi il silenzio: intervieni.
    Se vedi o senti un episodio di hate speech, non fare finta di niente. Dì “basta”, invita a smettere, segnala agli steward o alle piattaforme. Il tuo esempio vale.
  7. Sii un modello per le nuove generazioni.
    I più giovani ti osservano. Insegna rispetto, spirito sportivo, apprezzamento per gli avversari. La passione vera non urla odio, ma celebra il gesto sportivo.
  8. Celebra lo sport, non l’umiliazione.
    Gioisci per il talento, l’impegno, la bellezza del gesto atletico. Non esultare per l’errore dell’altro, non godere della sua caduta. Lo sport è competizione leale, non distruzione.
  9. Pretendi impegno da club e istituzioni.
    Chiedi campagne serie contro l’odio, regole chiare e sanzioni efficaci. Partecipa attivamente. La tua voce può cambiare le cose.
  10. Fai del rispetto il tuo stile di gioco.
    Ogni volta che scegli il rispetto invece dell’insulto, stai vincendo la tua partita. Non servono medaglie per essere campioni di umanità. Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nello sport.

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