Manchester City-Napoli, aver perso “solo” 2-0 può diventare un affare
Cosa dire di una partita così? Che si è trattato di una non partita, probabilmente. Perché giocare in 10 uomini per una settantina di minuti in casa del Manchester City, che non sarà più il Manchester City di un paio d’anni fa ma rimane una delle superpotenze europee, ammazzerebbe anche un toro. Sarebbe bello capire che piega avrebbe preso la partita con le due squadre in parità numerica. Perché attenzione: il Napoli era sceso in campo con la personalità giusta. Aveva creato qualche grattacapo sulle fasce, era andato a un passo dal vantaggio con Beukema, era stato stoppato da un attentissimo Donnarumma. Poi l’episodio Di Lorenzo-Haaland e l’espulsione, peraltro ineccepibile ancorché decisa solo dopo un on field review. “What if”, appunto. Cosa sarebbe successo se. Ed è un vero peccato non poterlo scoprire.
Però, una sconfitta in queste condizioni e contro questo avversario deve essere trattata come normale. Sarebbe stato strano il contrario. L’affare vero, per il Napoli, è quello di aver perso “solo” 2-0. In che senso? Nel senso che la differenza reti è un criterio fondamentale per la composizione finale del mega girone di Champions League, e lo sarà in particolare nella prevedibile bagarre (ricordate lo scorso anno?) dell’ultimo turno. Ecco perché un ko con due soli gol di scarto potrebbe paradossalmente fare la differenza tra qualche mese. Il rischio vero era quello di tornare in Italia con una goleada in saccoccia: avrebbe fatto molto più male, e non soltanto nel morale.
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