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Guido Pagliuca, 3-4-2-1 vs 3-5-2

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Per la realizzazione del pezzo ringraziamo il match analyst Fabio Maniscalco.

Guido Pagliuca sta lavorando su due volti tattici ben definiti: il 3-4-2-1 — più orientato al fraseggio e al gioco tra le linee — e il 3-5-2 — più equilibrato, muscolare e diretto nella finalizzazione. Entrambi partono da una base identica (difesa a tre) ma sviluppano la partita con logiche, responsabilità e movimenti molto diversi. Qui provo a spiegare, con ordine e concretezza, le principali differenze, i punti di forza e quando è più sensato adottare l’uno piuttosto che l’altro.

Il quadro strutturale: cosa cambia in campo
3-4-2-1
• Schieramento: tre difensori centrali, due esterni (wing-back) che forniscono ampiezza, una coppia di trequartisti alle spalle di una punta unica.
• Equilibrio uomo/palla: la squadra tende ad allargarsi sulle corsie laterali con i wing-back molto alti; la zona centrale è presidiate dai due trequartisti che cercano il confronto sulle mezzali avversarie e l’ultimo passaggio tra le linee.
• Costruzione: prevale l’impostazione dal basso con difensori centrali e un mediano che svaria per creare superiorità numerica; i trequartisti si abbassano o si posizionano tra le linee per ricevere palla e inventare.

3-5-2
• Schieramento: tre difensori, tre centrocampisti centrali (spesso un mediano più schermante e due mezzali), due attaccanti.
• Equilibrio uomo/palla: reparto mediano più compatto, con maggior presenza fisica e numerica al centro; le corsie spesso sono presidiate dagli esterni di centrocampo che attaccano meno verticalmente rispetto ai wing-back.
• Costruzione: più diretto, con transizioni rapide e uso della coppia offensiva per occupare i centrali avversari e creare spazi sui lati o tra le linee.

I ruoli chiave e le responsabilità

I wing-back (la chiave di volta)
• Nel 3-4-2-1 sono assoluti protagonisti: devono saper allargare la squadra in fase di possesso (fornendo cross e sovrapposizioni), ma anche ricoprire grandi distanze per rientrare in fase difensiva. Sono giocatori con resistenza, qualità tecnica e senso della posizione.
• Nel 3-5-2 gli esterni sono più “mezzali di fascia”: hanno compiti di copertura e meno licenza offensiva estrema; la loro presenza serve soprattutto a garantire equilibrio e impermeabilizzare le fasce.

I due intermedi (pivot/doppio centrale)
• Nel 3-4-2-1 la coppia di centrocampo (o il doppio pivot) deve essere molto dinamica: uno può abbassarsi per offrire uscita palla (regista basso), l’altro deve rompere linee con inserimenti o proteggere la difesa. La gestione del possesso è più tecnica.
• Nel 3-5-2 il centrocampo a 3 spesso contiene una figura più definita da “motorino” (mezzo box-to-box) e un mediano che salva le spalle alla difesa: il gioco è più verticale, i passaggi più diretti e la lotta fisica più pronunciata.

I trequartisti vs la coppia d’attacco
• 3-4-2-1: i due dietro la punta sono i creativi — cercano la palla tra le linee, cambiano il gioco, cercano aperture per il centravanti o per i wing-back. Richiedono qualità di controllo, visione e abilità nei tocchi a ridosso dell’area.
• 3-5-2: due punte significano più profondità offensiva, più lavoro di scavalcamento dei difensori centrali avversari e più riferimento per i cross. Si guadagna presenza in area e potenza in azione d’attacco, ma si perde un po’ della creatività “a corto raggio” che garantiscono i trequartisti.

Fasi di gioco: possesso, non possesso e transizioni

Possesso
• 3-4-2-1: costruzione paziente, ricerca degli spazi stretti. I difensori e il mediano (o uno dei centrali) gestiscono l’uscita dal basso; i trequartisti interpretano il gioco nello stretto. Ideale contro squadre che lasciano spazi tra le linee.
• 3-5-2: costruzione più diretta, spesso con passaggi verticali verso la coppia di punte; i centrocampisti devono garantire progressione palla e sostegno per le seconde palle.

Non possesso
• 3-4-2-1: si può pressare alto con il trequartista sinistro/destro che taglia le linee di passaggio; la squadra può diventare molto aggressiva se i wing-back partecipano al pressing.
• 3-5-2: più compattezza centrale, maggiore capacità di resistere alle manovre avversarie e ripartire in contropiede; il pressing è meno ossessivo ma più organizzato.

Transizioni
• 3-4-2-1: rapida transizione offensiva se uno dei trequartisti riceve palla tra le linee; attenzione però al rischio di essere scoperti sulle fasce in caso di perdita.
• 3-5-2: transizioni spesso sfruttano la coppia offensiva in profondità e le mezzali che partono piene; più adatto a ripartenze veloci e sfruttamento di spazi lasciati dagli avversari.

Vantaggi e limiti pratici

Perché usare il 3-4-2-1
• Vantaggi: permette grande qualità tra le linee, facilità di costruzione palla a terra, ampiezza garantita dai wing-back e creatività con due giocatori alle spalle della punta. Ottimo per squadre che vogliono dominare la manovra e cercare il gioco associativo.
• Limiti: dipendenza dai wing-back (se raddoppiati, la squadra perde ampiezza), rischio di schiacciamento sugli esterni e inferiorità fisica in area se manca una seconda punta.

Perché usare il 3-5-2
• Vantaggi: maggiore equilibrio numerico a centrocampo, più presenza offensiva in area, solidità difensiva e migliori soluzioni sui calci piazzati grazie alla coppia d’attacco. Permette di gestire partite contro avversari che lasciano pochi spazi tra le linee.
• Limiti: può sacrificare la creatività singola tra le linee; richiede attaccanti capaci di dialogare e di attaccare profondità in maniera intelligente.

Quando Pagliuca dovrebbe scegliere l’uno o l’altro
• 3-4-2-1: contro squadre che concedono spazi tra le linee o che si schierano a protezione bassa; quando si vuole imporre il ritmo e far giocare i due trequartisti. Utile anche in casa, con una squadra che deve alzare il baricentro.
• 3-5-2: contro formazioni fisiche e centrali forti o quando si necessita di più presenza in area; ideale in trasferte dove è necessario compattezza e sfruttamento del contropiede. Buono anche quando la rosa offre due punte con caratteristiche complementari.

Cosa guardare in partita (se sei tifoso)
• Nel 3-4-2-1 osserva quanto alto si posizionano i wing-back e la libertà dei trequartisti di muoversi tra le linee. La qualità del passaggio tra difesa e centrocampo determina la fluidità.
• Nel 3-5-2 osserva l’occupazione degli spazi centrali e la combinazione tra le punte: se sanno stuzzicare i centrali avversari, la squadra guadagna terreno e pericolosità.

La scelta tra 3-4-2-1 e 3-5-2 non è un vezzo: è uno strumento del progetto di Pagliuca per adattarsi all’avversario e ai giocatori disponibili. Il primo schema esalta qualità, tecnica e gioco tra le linee; il secondo privilegia equilibrio, solidità e finalizzazione. Il vero valore del tecnico sta nella lettura della partita — e nella capacità di far cambiare pelle alla squadra senza perdere identità. Per l’Empoli di questa stagione avere ambedue le soluzioni significa poter gestire contesti diversi e, se ben interpretati dai giocatori, trasformare i limiti in vantaggi tattici.

L'articolo Guido Pagliuca, 3-4-2-1 vs 3-5-2 proviene da PianetaEmpoli.

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