Manuel Akanji, il nuovo “coltellino svizzero” dell’Inter
Dopo un calciomercato a tinte tragicomiche, conclusosi con un estremo sentimento di amarezza per i tifosi dell’Inter, andiamo ad analizzare e ipotizzare collocazioni e vantaggi che il nuovo difensore nerazzurro potrà portare alla squadra allenata da Chivu.
Primo identikit
Piede destro, un metro e 86 di altezza e la carta d’identità che recita “30 anni”. Un difensore veloce, con un’ottima progressione, propensione alla veriticalità ed estremamente pulito con la palla. Un profilo versatile, capace di coprire più ruoli e sicuramente adatto a gestire le diverse fasi dell’impostazione tattica di Chivu. I dati sui passaggi e la costruzione parlano chiaro: 94.1% di precisione passaggi in Premier League nella scorsa stagione, numero che cresce al 94.7% in Champions; la media di progressioni con successivo passaggio oscillano da 7,5 a 9,6 per 90 minuti: un uomo adatto a rompere la prima pressione. Questi primi numeri, affiancati all’ottima compatibilità tecnico-tattica dei giocatori che passano dalla Premier League alla Serie A ci fa pensare che sul piano tecnico è un profilo immediatamente utile, ma in chiave progettuale resta un acquisto discutibile vista l’età e il mancato acquisto -e conseguente valorizzazione- di un giovane.
Cosa cerca Chivu e perché Akanji è funzionale
Dopo il cambio in panchina, l’Inter di Chivu ha mostrato principi più verticali e ad alta pressione, con varianti di sistema: 3-4-2-1 di base, che in possesso può mutare in 3-1-4-2, oppure abbassarsi in 5-3-2 a protezione del vantaggio. Anche al Mondiale per Club si sono visti pattern di press bait (attirare la pressione e uscire con linee di passaggio pulite). Perché, quindi, Akanji “calzerebbe” bene?
Prima di tutto la propensione all’ uscita codificata sulla destra: il suo profilo di passatore verticale nel mezzo spazio destro aiuta le ricezioni di Dumfries e dei due trequartisti (o mezzali in base al modulo). Da non sottovalutare la gestione del pressing alto, pietra miliare e tasto dolente della nuova Inter. La capacità di Akanji di riuscire a gestire palla sotto pressione e condurre in avanti -necessari nel gioco di Chivu che invita l’avversario a salire per poi punirlo- è una delle sue abilità più manifeste vedendo le partite giocate agli ordini di Guardiola. Ultima affinità (ma non meno importane) le linee alte e le correzioni: atletismo e tempi d’uscita per difendere 40–50 metri alle spalle quando l’Inter alza il blocco. (Visto spesso al City in ruoli ibridi da terzino/braccetto.
Come può essere impiegato
1) Braccetto destro nel 3-4-2-1 (prima scelta)
Catena di destra: Akanji – Dumfries– mezzala/tq. Con compiti di uscita palla (traversine interne, diagonali tese su Dimarco lato debole), conduzione fino alla linea mediana e copertura difensiva durante le transizioni, ripristinando le qualità perse con la partenza di Pavard.
2) Centrale dei tre
Quando serve più pulizia nel primo passaggio e copertura su attaccanti mobili puo guidare l’allineamento, giocando corto su Bastoni/De Vrij e lungo sui quinti. Potrebbe rivelarsi determinante in situazioni di controllo e una scelta molto utile in partite di dominio territoriale.
3) Terzino destro/invertito in 4-2-3-1 situazionale
Nelle fasi in cui Chivu vuole un 4 in non possesso ma uscita a 3 in possesso (terzino che si stringe): Akanji ha know-how cityzen per accentrarsi accanto al mediano e liberare l’esterno alto.
4) Braccetto sinistro “di costruzione” (soluzione di rotazione)
In caso di indisponibilità di Bastoni (che non ha un vice) o insieme a quest’ultimo per schierare due passatori in difesa, alle estremità: può replicare pattern di conduzione breve anche a sinistra, mantenendo però coperture con De Vrij/Acerbi.
Mercato, partenze, scelte discutibili e considerazioni
Partendo dal principio e quindi da Manuel Akanji, mi duole dover far presente che non è la prima volta che il giocatore viene accostato all’Inter: nell’agosto del 2022 fu cercato da Ausilio e Marotta che, raccolta la volontà del giocatore di vestire nerazzurro, abbandonarono la trattativa ritenendo “troppi” i 20 milioni richiesti dal Borussia Dortmund, virando poi su Francesco Acerbi. Ora, a prescindere dalla differenza della situazione economica dell’estate 2022 rispetto al 2025 (non immaginavamo nemmeno di arrivare a Istanbul); ora arriva in prestito con diritto per circa 28 milioni, con 3 anni in più. L’obiettivo di ringiovanimento della rosa, inizialmente perseguito coi giovani di belle speranze arrivati all’inizio dell’estate, sono andati scemando e poi chiudendosi con l’acquisto di un 30enne che -nonostante possa dare tantissimo- prende il posto di un partente Pavard, con un anno in meno e una difesa “stagionata” e già soggetta a criticità atavicamente riscontrate.
Ci meritavamo Lookman? Certo! Perché Akanji e non Solet? Non si sa. Con l’acquisto di Akanji senza partenze, avremmo potuto ritenere il mercato appena insufficiente ma, con il numero di difensori rimasto invariato e un’età anagrafica che ogni anno incombe sulle casse e sulla condizione dell’Inter, sicuramente ci si aspettava di meglio.