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CORBARI: “A 20 anni non mi vedevo calciatore. Prediligo l’inserimento, mi piace prendermi le mie responsabilità”

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Conosciamo meglio il neo acquisto del Catania Andrea Corbari attraverso l’estratto di un’intervista rilasciata tempo fa a La Casa di C, soffermandosi sulle origini della sua carriera da calciatore, prima della conferma ad alti livelli tra le fila della Virtus Entella:

“Ho passato due anni al Fiorenzuola in Serie D e prima altri sette o otto tra Eccellenza e Promozione. Non saprei dire perché non ho avuto prima l’occasione per il salto in Serie C, però penso di esserci arrivato nel momento giusto. Magari se l’avessi fatto prima non sarei il giocatore che sono adesso. A 20 anni non mi vedevo calciatore, se non da dilettante e solo al pomeriggio. Io sono di Cremona e studiavo a Parma. Giocavo al Pallavicino, a Busseto, che è proprio tra Cremona e Parma. Ho iniziato a crederci quando si vociferava che l’allora direttore del Fiorenzuola, Di Battista, andasse al Piacenza. Io non sapevo niente ma mi chiedevo se mi avrebbe chiamato. Poi, dopo pochi giorni dall’ufficialità, mi ha proposto questa possibilità e ho accettato subito. Con lui fondamentalmente ho scalato due categorie. Sono passato dal fare calcio come hobby a farlo come lavoro“.

“Il 6 dicembre 2021 il ginocchio fece crack? L’infortunio l’ho vissuto in maniera serena, perché era la seconda volta che mi capitava, dato che mi ero rotto l’altro crociato nel 2012. Purtroppo sono cose che succedono e succederanno sempre più spesso, perché si va verso un calcio in cui si gioca sempre di più. Per i chirurghi è un’operazione di routine, sta solo al giocatore fare la parte riabilitativa per tornare alla grande. Io, una volta rientrato, non ho mai avuto problemi. Più che fisicamente, è difficile venirne fuori mentalmente, perché passano i giorni e non vedi grandi miglioramenti. Essendo un percorso lungo i risultati li vedi solo alla fine, quindi devi avere la forza di lavorare anche in quei giorni in cui fa più male“.

“Io per caratteristiche non amo dialogare con la palla, ma prediligo l’inserimento, che mi porta a segnare qualche gol in più rispetto ad altri centrocampisti. Io mi sento un leader. Con o senza fascia da capitano mi piace prendermi le mie responsabilità, parlare davanti ai microfoni per metterci la faccia senza paura. La tripletta contro il Perugia? È stata una partita che ricorderò per sempre, perché è difficile che mi possa ricapitare in futuro. Mi sono portato a casa il pallone autografato da tutti, me lo tengo stretto”.

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