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Il calcio italiano accoglie l’Union Brescia: “Veniamo dalla sofferenza, sarà il club dei bresciani”. Ripartirà dalla Serie C

Unione e progettualità. Per una comunità che vuole sentirsi (nuovamente) coinvolta e rappresentata. In un caldo pomeriggio di metà estate, il salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia accoglie la rinascita del calcio bresciano. Un nuovo stemma, una nuova maglia e un nuovo presidente. Poco più di un mese dopo la mancata iscrizione del Brescia Calcio di Massimo Cellino in Lega Pro (retrocesso dalla Serie B per la penalizzazione dovuta a irregolarità nei versamenti di stipendi e contributi), le idee e le speranze della sindaca Laura Castelletti e dell’imprenditore – nonché presidente dell’ormai ex Feralpisalò – Giuseppe Pasini prendono una forma e un nome. La Serie C e il calcio italiano accolgono l’Union Brescia. Un progetto discusso e pensato davanti a un caffè, per ridare alla città un volto e un orizzonte rinnovato. Tanto simbolico, quanto concreto: “L’unione che dà la forza”. Il payoff del nuovo club è un chiaro invito alla ripartenza. Tutti insieme sotto la stessa (e immancabile) leonessa, il simbolo di una tifoseria che spera di voltare definitivamente pagina.

Perché Union Brescia? Il progetto

Ci sono voluti 38 giorni per ripartire. Dal 6 giugno al 17 luglio: dalla fine di tutto a una nuova luce. Ma andiamo con ordine. Al termine della stagione 2024/2025 il Brescia Calcio di Cellino era stato penalizzato di 4 punti, e dunque retrocesso in Lega Pro, per irregolarità nei versamenti di stipendi e contributi (nei mesi di novembre e dicembre 2024, gennaio e febbraio 2025). Il club avrebbe dovuto almeno risanare un terzo dei propri debiti (che erano di 9 milioni di euro), saldare un mese di stipendi, due versamenti Irpef e uno Inps e garantire l’iscrizione a un campionato professionistico per evitare il fallimento. I tre milioni di euro non sono stati stanziati e così, il Brescia Calcio è sparito dal calcio italiano per più di un mese. Poi, un’idea diventata realtà il 12 luglio. La nascente Union Brescia sostituirà la Feralpisalò in Serie C (che sostanzialmente scompare dopo 16 anni tra i professionisti e uno storico campionato di Serie B): più nello specifico, si tratta di un cambio di sede e della denominazione del club. Dopo l’ok della Federcalcio, ecco l’Union Brescia.

La sfida del presidente Pasini: “Sarà il Brescia dei bresciani”

Stimolato e smosso da un pizzico di sana pazzia, per Pasini è la sfida di una vita. Investire in un progetto nuovo, con un un’utenza superiore e una storia da rivalorizzare: “Sarà il Brescia dei bresciani. Per la città è stato un periodo di sofferenza. L’Union Brescia è nato per questioni legali e per evitare di cadere in problemi più grandi di noi”. Il club è l’unione di cittadini, imprenditori e tifosi che devono riscoprire l’appartenenza al calcio bresciano. Giovani compresi. “Noi come ex Feralpisalò siamo riusciti a tappare il buco lasciato dal Brescia”. Per l’Union il calcio è il motore di una società che deve essere coinvolta e rappresentata. Anche al di fuori del calcio giocato. “Lo scorso 10 giugno ho iniziato a contattare alcuni degli imprenditori qui presenti, c’è stata grande responsabilità per questo progetto”. Almeno una dozzina di loro lavoreranno alle sue spalle, altri sono pronti ad aggiungersi. Ma non prima dell’aumento di capitale che verrà stanziato nelle prossime settimane. Pasini ringrazia tutti, sponsor compresi. E poi si rivolge alle famiglie: “Vogliamo riportare l’attenzione che si è persa negli ultimi anni”.

Lo stemma e la maglia “made in Brescia”

Per il marchio, l’Union Brescia ha dovuto cerca un compromesso non attaccabile. I loghi non utilizzabili sono due: quello storico – con la famosa V – del presidente Luigi Corioni e quello di Cellino. Per evitare controversie legali, il nuovo stemma sarà minimal ma rappresentativo e unico nel suo genere: una B e una S racchiuse in uno scudo. Al suo interno, ovviamente, la leonessa. E poi c’è la maglia. Che con un tocco di vintage anni ’80 rappresenta Brescia per colore e tessuto. Una veste biancoblù pensata e fatta a mano dagli artigiani locali, come sottolineato all’interno: “100% fada a mà a Brèsa”. Stemma e divise, però, rappresentano un periodo di transizione perché l’obiettivo sarà quello di riappropriarsi dello storico simbolo di Corioni.

Obiettivi, stadio e organigramma

In quello che è stato presentato come piano triennale, l’obiettivo è ovviamente quello di tornare in Serie B. “Sarà una buona squadra: non dico che vinceremo ma saremo composti da uno zoccolo duro – quello della Feralpi – che ha collezionato 72 punti nell’ultimo campionato. Vincere è sempre difficile, soprattutto in Serie C. Ma faremo bene”. Poi c’è lo stadio. “La prima squadra si allenerà a Salò, abbiamo ancora due anni di convenzione”. E sul Rigamonti Pasini non ha voluto pronunciarsi. Attualmente lo stadio è nelle mani del Comune in attesa dell’esito del ricorso presentato al Tar da Massimo Cellino. A meno di grandi sorprese, però, il Rigamonti sarà la casa dell’Union Brescia. In attesa di un restyling. Allenatore e giocatori, di fatto, saranno quelli che fino a qualche settimana fa rappresentavano la Feralpisalò. Aimo Diana – che ha anche vestito la maglia biancoblù nei primi anni 2000 – accoglie la sfida e con orgoglio guiderà l’Union. E cosa ne resterà del vecchio Brescia? L’unico rappresentante in campo sarà il centrocampista classe 2004 Riccardo Fogliata. Dal 18 luglio, primo giorno del ritiro, si potrà finalmente pensare al calcio giocato.

Ripartire dai giovani

Il concetto è chiaro. Ed è stato ripetuto più volte. “Bisogna ripartire dai giovani” ha dichiarato il presidente Pasini a ilfattoquotidiano.it. “Il settore giovanile è la base: se pensiamo alle big d’Europa, hanno fatto dei giovani un punto di partenza e di crescita. Dobbiamo riportare le famiglie allo stadio per amare il Brescia Calcio”. Così come la prima squadra, anche la Primavera sarà una sola per tutto il territorio bresciano. E l’obiettivo è quello di espandere il centro sportivo, per dare ancora più spazio a chi rappresenta il futuro della società. L’imprenditoria bresciana scende al fianco del presidente Pasini e di una città intera. In 38 giorni Piazza della Loggia cambia voce e umori: centinaia di tifosi ritrovano nel luogo dove tutto era scomparso da un momento all’altro. “Quando parli alla tua tifoseria è come quando ti rivolgi ai tuoi dipendenti: devi essere coerente, non devi fare promesse che sai di non mantenere”. L’urlo della contestazione si trasforma in ritrovato entusiasmo. La Brescia del pallone riparte.

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