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Gaetano D’Onofrio (Il Mattino) ci racconta Guido Pagliuca

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Abbiamo scambiato alcune veloci battuti con il collega de “Il Mattino”, Gaetano D’Onofrio. L’argomento del dibattere è Guido Pagliuca, che nelle ultime due stagioni ha allenato la Juve Stabia, squadra seguita dal giornalista in questione:

Inutile dire che Pagliuca sia stato fondamentale per lo straordinario biennio vissuto dalla Juve Stabia. Vorrei tornare proprio indietro di due anni e chiederti come fu accolto all’epoca questo allenatore, e cosa vi aspettavate da lui?

L’arrivo di Pagliuca fu accolto con moderazione dalla piazza. Si veniva da un paio di anni di delusioni e “vacche magre”, con la ristrutturazione del debito che aveva consentito di sistemare il bilancio del club, con il chiaro intento di ripartire da zero. Della squadra precedente erano rimasti un paio di elementi, ed il mister si trovò a dover lavorare con un gruppo tutto nuovo di ragazzi di belle speranze che seppe plasmare fin da subito. Non c’erano particolari attese, se non quelle di un campionato di transizione per provare poi a rilanciare il sogno della B, arrivato invece con largo anticipo e con un percorso di crescita della squadra.

Qual è stata secondo te la caratteristica prevalente di Pagliuca per arrivare a questi storici risultati conseguiti dalle Vespe?

Sicuramente il carattere, la grinta, il suo “morso sul metro”, che ha saputo trasmettere al gruppo. E poi la capacità di tirar fuori da tutti il 110%. Si era legato in maniera forte anche col territorio, da casa allo stadio la consueta passeggiata per Castellammare incontrando anche persone. Ha saputo creare una forte unità anche con la piazza, delusa dalle precedenti annate, riportando i tifosi in massa allo stadio

Se mi dovessi trovare un difetto in questo allenatore, un qualcosa che ancora manca per poter fare un ulteriore salto, cos’è? Se c’è…

E’ Sicuramente migliorato, in B, rispetto a qualche intemperanza di troppo che, in Lega Pro, gli erano costati diversi turni di squalifica. Sente tanto l’evento, lo vive in maniera maniacale, e questo può essere allo stesso tempo un pregio ed un difetto. Di certo lavorare coi giovani è il suo ambiente ideale, per la capacità di fare gruppo. Ovviamente ora avrà l’opportunità di confrontarsi con una piazza con obiettivi già ben chiari, e questo sarà un ulteriore step di crescita.

Tatticamente che calcio vi ha fatto vedere Pagliuca?

La sua Juve Stabia è stata, in C, come i B, una squadra molto duttile. Difesa a quattro in Lega Pro, a tre in cadetteria, la capacità di tirar fuori il meglio da ciascuno. Nei momenti di massima condizione fisica della squadra è stato forse il più bel calcio visto a Castellammare negli ultimi anni. Pagliuca studia l’avversario in ogni dettaglio, cura tantissimo l’organizzazione, ciascun calciatore sa’ sempre cosa fare. E’ cresciuto anche lui tatticamente negli ultimi due anni, passando dalla grinta e determinazione ad una capacità di cambiare in corso di partita che lo ha portato a raggiungere grandi traguardi

Pensi che sia stata giusta la sua scelta di lasciare la Juve Stabia per approdare ad Empoli?

Ha chiarito che la scelta è stata dettata dal sentire di aver dato tutto, e forse un po’ in più di quanto possibile qui a Castellammare, di voler lasciare la piazza con un ricordo indelebile come quello dei play-off per la serie A. Da un punto di vista professionale è anche comprensibile la scelta di volersi cimentare con nuove ambizioni e traguardi, forse Empoli è la piazza migliore dove poter proseguire il suo percorso di crescita per spiccare il volo.

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