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Il calcio italiano vecchio e straniero

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La pessima (è un eufemismo) figura fatta dalla Nazionale italiana nell’ultima partita con la Norvegia dovrebbe indurre il mondo del calcio  ad una seria riflessione su se stesso. Una parte non secondaria di questa riflessione riguarda due temi di cui molto si parla: i giovani e gli stranieri. Per uscire dai luoghi comuni o per evitare di parlare in modo generico vi proponiamo alcuni numeri. Sono frutto di ricerche non improvvisate, fatte da Istituti specializzati e che quindi offrono più che sufficienti garanzie di rigore e attendibilità.

Il riferimento è prevalentemente al Campionato di Serie A, Campionato vetrina del calcio italiano e che è un concreto esempio di quello che sta succedendo nel nostro Paese a livello di calcio.

La nostra Serie A ha un’ età media tra le più alte dei principali campionati europei: negli ultimi dieci anni si attesta intorno ai 28 anni, mentre la Bundesliga tedesca è la più giovane con circa 25 anni e 2 mesi. Sono Parma e Bologna le squadre italiane che si avvicinano alle medie più basse mentre le maggiori big hanno valori elevati. In Italia si preferisce spesso acquistare giovani stranieri, anche per motivi di plusvalenze future, piuttosto che promuovere i propri talenti. Negli ultimi dieci anni, i club italiani hanno tesserato quasi 1.000 calciatori stranieri under 21. Atalanta, Empoli, Sassuolo e Inter sono tra i pochi club italiani che investono di più nel loro Settore Giovanile. Inter, Juventus, Roma e Atalanta, in particolare, investono cifre importanti ma sono soprattutto Juventus, Atalanta e Roma che  portano stabilmente prodotti del vivaio in prima squadra mentre i giocatori dell’Inter (che pure negli ultimi 10 anni ha vinto 4 volte il Campionato Primavera) si perdono.  La Serie A è agli ultimissimi posti per minuti giocati dai calciatori cresciuti nel settore giovanile del club dove giocano attualmente:il 5,5%,, contro il 19,6% della Spagna, addirittura il 18,35 della Svizzera che non è certo un Campionato Top a livello europeo ma ci dà comunque una indicazione.  Mediamente una società di serie A investe nel proprio vivaio una cifra che ruota attorno all’1% del proprio bilancio totale, mentre all’estero sono presenti realtà che investono annualmente una quota di bilancio stimata dal 5% al 10%: ad esempio, il Barcellona per la propria  cantera spende mediamente quindici milioni di euro ogni anno, a fronte dei cinquanta spesi da tutte le società di Serie A insieme considerate. Sulla base di uno studio del CIES Football Observatory Monthly, relativamente al secondo semestre del 2021, la quota percentuale di minuti di giocatori tra i 15 e i 21 anni che hanno giocato per almeno tre stagioni nel vivaio sul totale dei minuti giocati dall’intera rosa, è sensibilmente più bassa in Italia (7,4%) a confronto con il campionato inglese (12%) e, soprattutto, con quello spagnolo (17,5%).

Questione stranieri.

Il Campionato di serie A 2023-2024 ci offre una fotografia allarmante: stranieri 61,7% per cento, giovani formati nei club di appartenenza, soltanto l’ 8,1% per cento. Nella Liga di Spagna: stranieri 37,7%, formati nei club 21,7%. Premier League: stranieri 58,6 per cento, formati nei club 13,1%. Bundesliga: stranieri 49,7 per cento, formati nei club 13,2%. Ligue 1 (Francia), stranieri 41,8%, formati nei club 14,3 %.

Non abbiamo dati per verificare il minutaggio ma già quello che abbiamo scritto appare significativo. Negli ultimi anni un contributo al proliferare di stranieri nei Campionati Italiani è stato dato sicuramente da quello che viene chiamato il ”Decreto Crescita” del 2019 che prevede una detassazione del 50% dell’imponibile Irpef per i calciatori che si trasferiscono in Italia. In questo modo i club possono ingaggiare calciatori stranieri con ingaggi più elevati senza aumentare significativamente i costi complessivi, grazie alla riduzione dell’imposta Irpef. Tale Decreto è stati modificato nel 2023 limitando l’accesso alle agevolazioni fiscali per i calciatori che arrivano in Italia dopo il 31 dicembre 2023.  Logico che ciò ha reso più competitivo l’ingaggio di un giocatore straniero rispetto ad un italiano andando ad incidere anche sul mercato, sulle possibili speculazioni (abbiamo avuto negli ultimi anni un proliferare di giocatori ”bidoni” mai visto) e sulla possibilità di molti procuratori di fare buoni affari a discapito della qualità. Per rimanere al Campionato 2023/24 la percentuale dei giocatori stranieri nelle nostra squadre è impressionante: Si va dal 80% dell’Udinese al 76,9% del Lecce al 73,3% del Torino al 65,9% del Genoa., al 62,9 dell’Inter (vincitrice del Campionato) al Monza, ultimo in questa speciale classifica col 33,3%. L’Empoli al penultimo posto col 42,6%.

Rispetto al Campionato 1993/94 gli stranieri sono aumentati 3 volte di più rispetto ai maggiori campionati europei. Le rose di Serie A sono sempre più internazionali e oltre la metà dei giocatori che scendono in campo ogni settimana è straniera. Su 567 calciatori tesserati dai 20 club del nostro campionato, infatti, ben 362 non sono italiani (quindi il 63,8%). Nelle rose delle squadre di Serie A 7 calciatori su 10 sono stranieri.

Il problema è fortemente legato anche alla valorizzazione dei giovani italiani perché la presenza di stranieri è aumentata anche nei Campionati giovanili, ne è stato un esempio il Legge che nel 2021/22 ha vinto il Campionato Primavera con in rosa il 75,6% di giocatori stranieri, percentuale che saliva spesso  bel oltre questo dato nei giocatori effettivamente scesi in campo. Prendendo in esame il Campionato Primavera 1 (quello che fino al termine della Stagione 2024/25 faceva anche la squadra dell’Empoli) la percentuale di calciatori stranieri inseriti nelle rose dei club è cresciuta dal 29,2% del 2020/2021 al 31,4% del 2021/2022, fino al 32,4% del 2023/2024.

La fotografia che esce da questi numeri è impietosi e meriterebbe da parte del mondo del calcio un serio esame di coscienza. Mondo del calcio a tutti i livelli: dai massini dirigenti della FIGC e delle Leghe, alle Società, ai tesserati, ai tifosi e pure alla stampa, che troppo spesso si piega alle logiche commerciali e propagandistiche finalizzate a veicolare modelli e comportamenti che non agevolano certo la crescita dei giovani ed allontanano sempre più tifosi. L’esasperazione del mercato, stipendi faraonici dei giocatori, eccessivo potere dei procuratori, accondiscendenza delle Società. Intreccio di interessi e cifre spesso esagerate, incomprensibili per pagare ingaggi e stipendi a giocatori a volte di scarsa qualità. E comunque, visto che i contratti oggi sono carta straccia, perchè non fare solo contatti annuali? Non fermerebbe logiche speculative? Non toglierebbe potere ai procuratori abbassando il monte ingaggi a carico delle Società? Società che poi si lamentano per il peso che hanno gli stipendi nel loro Bilancio ma che sono parte di questo ingranaggio senza avere la capacità o il coraggio di fermarlo.

Il quadro che abbiamo di fronte è desolante, con buona pace dei nostri giovani che in Italia non sono mai ”pronti” per giocare in prima squadra se non alla soglia dei 25 anni se non di più, che non vengono più valorizzati nel loro talento, che sembrano aver smarrito i  fondamentali del calcio (lo stop, il controllo palla, il passaggio, il dribbling), poco aiutati nel loro percorso formativo, poco creduti. Poi non ci meravigliamo se la Nazionale rischia seriamente, per la terza volta consecutiva, di non partecipare ad un Mondiale.

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