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Inter, al via l’era Chivu. Ecco come cambierà l’Inter

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L’Inter ha scelto Cristian Chivu. 44 anni, nativo di Resita – regione storica del Banato – in Romania, Cristian è uno degli eroi del triplete rimasto più legato alla società nerazzurra, tra l’altro uno dei pochi ad aver intrapreso la strada dell’allenatore. Era il 28 luglio del 2007 quando dopo una difficile trattativa la società del presidente Massimo Moratti si assicurava un giocatore duttile, coriaceo dotato di un gran sinistro. Chivu si assicura da subito a suon di prestazioni la fiducia di Mancini prima e di Mourinho poi, entrando ben presto nei cuori dei tifosi nerazzurri. Tra i momenti salienti più importanti della sua carriera c’è senza dubbio la vittoria del triplete, anno in cui Cristian per l’Inter “ci mette la faccia” in tutti i sensi, il 6 gennaio, nella partita dell’epifania decisa dal giovane Mario Balotelli – che per gli amanti delle statistiche realizzò il primo gol del nuovo decennio -, Chivu salta per contestare un pallone, nello scontro con il capitano clivense Pellissier, riporta un grave trauma cranico finendo operato d’urgenza, tornerà in campo contro il Livorno due mesi e mezzo dopo, da lì in avanti utilizzerà il caschetto protettivo.

Modulo e soluzioni

Senza dubbio la parola più utilizzata nella scelta del nuovo tecnico è continuità. Chivu rappresenta un’idea giovane e progressista che sposa pienamente le linee guida dettate dalla società. Nelle ultime ore è intervenuto anche il presidente Marotta, per cercare di spiegare la scelta del tecnico rumeno. Il progetto è quello di inserire una figura in grado di continuare un percorso importante tracciato negli ultimi anni. L’obiettivo è quello di effettuare degli innesti mirati al fine di competere su tutti i fronti, provando a vincere i trofei.

In tal senso, gli inizi di Chivu a Parma hanno visto l’impiego di due moduli, in una prima fase la sperimentazione del 4-3-3 provato sia in alcune partite che durante gli allenamenti, poi il tecnico ha virato sul 3-5-2, modulo che da anni l’Inter ha collaudato alla perfezione, prima con Conte e poi con Inzaghi.

Cristian avrà senza dubbio un compito non facile, ovvero quello di sostituire un allenatore che negli ultimi anni con spesa minima è riuscito a presentarsi costantemente nelle fasi finali delle coppe, entrando sempre nella lotta per lo scudetto. Certo, con il senno del poi all’Inter qualche rimpianto resta, e qualcosa in più si poteva fare. Ma adesso anche la società dovrà fare la sua parte nello spalleggiare un allenatore giovane, offrendo una rosa all’altezza degli obiettivi. La partenza sarà a razzo dato che tra meno di due settimane i nerazzurri, si presenteranno ai nastri di partenza del mondiale per club, che rappresenterà per il tecnico un’ottima palestra dove provare anche alcuni nuovi innesti.

Su tutti il nuovo acquisto Sucic, annunciato ieri, Luis Henrique – a tutti gli effetti il secondo colpo di mercato -, è perché no Pio Esposito, autore di una stagione strepitosa con la maglia dello Spezia, che ha attirato sul centravanti nerazzurro gli occhi di mezza Europa. A tutto questo c’è da aggiungere che il nuovo allenatore nerazzurro avendo lavorato nella primavera conosce benissimo i ragazzi provenienti dal settore giovanile, potrebbe anche pensare di inserirne qualcuno in pianta stabile con la prima squadra. Sarà interessante capire anche l’utilizzo che la società farà della nuova squadra under 23 in Serie C.

Mercato

L’Inter andrà alla ricerca di uno/due attaccanti. Tra le idee e le varie suggestioni i nomi sono molto interessanti, il primo sul tavolo dei dirigenti nerazzurri è quello di Rasmus Hojlund, 22 enne danese del Manchester United. Fabrizio Romano racconta di un forte interesse da parte del club di Viale della Liberazione già dalla finale di Europa League, con contatti frequenti già stabiliti attraverso gli agenti che gradirebbero il nerazzurro, recentemente sono arrivati anche i primi approcci con la società inglese, per capire anche la cifra che vorrebbero incassare i “Red Devils” per liberare Rasmus. L’alternativa o comunque l’altro nome su cui si sta lavorando – ancor più dopo l’arrivo di Chivu che lo conosce molto bene, sia per qualità che per duttilità – è sempre quello di Ange-Yoan Bonny, 21 anni attaccante ducale, sul quale nelle ultime ore parrebbe forte anche l’interesse del Napoli; ieri è arrivata anche la conferma di Marotta che ha definito i due profili: “rientrano in un elenco di nomi su cui si stanno facendo sondaggi e negoziazioni”, insomma una gradita conferma che segue perfettamente la linea del club, futuribili ma di grandi prospettive. Allo stesso parrebbe essersi defilato il nome di David.

A centrocampo è arrivato Sucic, come detto il tecnico avrà modo di provarlo nel mondiale per club. Certo il suo inserimento sarà graduale, ma il talento croato appare come un giocatore su cui Cristian dovrà lavorare per andare ad integrarlo come perno del nuovo progetto. Con tutte le partite che andranno fatte un ragazzo di quest’età appare come un grande aiuto sia qualitativo che quantitativo per Miki e Zielinski. Al netto di questo bisognerà vedere cosa deciderà di fare l’Inter a livello di uscite.

Ma comunque in entrata il sogno è ancora Nico Paz, che pare molto difficile, dato che bisognerà aspettare prima la decisione del Real e poi quella del Como. Certo è che Nico sarebbe quel giocatore in grado di dare imprevedibilità e nuove soluzioni, permettendo all’allenatore rumeno di poter disegnare anche un 3-4-1-2, un ruolo in cui comunque si può immaginare anche lo stesso Sucic. Insomma le prospettive sono molto interessanti, le prossime due-tre settimane saranno fondamentali per capire il rodaggio e le scelte definitive dell’Inter che verrà.

A tal proposito l’ultimo ragazzo opzionato per un ruolo nevralgico come il centrale difensivo è quello di Giovanni Leoni. Anni 18, ha stregato mezza Europa, l’Inter è in prima fila e lo vorrebbe per costruire l’Inter del futuro, del tempo per maturare al fianco del sicuro De Vrij – per cui l’Inter ha esercitato il rinnovo -, e probabilmente di Acerbi per poi andare a prendersi il posto al centro di una difesa devastante con Bastoni e Pavard. A tutto questo aggiungiamo l’importante acquisto del già citato Henrique che andrà a rafforzare le corsie, un giocatore duttile, in grado di saltare l’uomo e di giocare su entrambe le fasce.

Dichiarazioni passate e presenti

Partiamo dalle dichiarazioni di ieri del presidente Marotta, dove la conferma di Chivu appare praticamente definita:

“se possiamo dire che Chivu sarà il nuovo allenatore? Abbastanza. Il calcio è un mondo particolare, se vinci sei bravo, se perdi lo sei molto meno. È rimasto l’amaro in bocca a interisti e tifosi che erano dalla nostra parte per quello che è successo settimana scorsa. Essere arrivati secondi nella competizione più importante del mondo non è di certo un fallimento, è qualcosa di straordinario. E farlo per la seconda volta in tre anni è un’impresa ancora più straordinaria”.

Poi ha parlato del sostituto:

“I giornali hanno dato i nomi più svariati, tutti profili completamente diversi: io credo che la prima cosa che quando si cambia un allenatore è identificare un profilo, conseguenze di linee guida e strategie delineate da proprietà e management. Il profilo adatto era un allenatore giovane, che sposasse la filosofia della società e che soprattutto mettesse in atto una valorizzazione del patrimonio giovanile, non perché questo sia limitante per il nostro obiettivo. L’Inter partirà sempre con l’obbligo di partecipare alle competizioni sempre con l’obbligo di provare a vincere, per questo non servono solo i soldi ma competenza, programmazione ed esperienza, qualità che abbiamo ritenuto di trovare in Chivu”.

Infine andando indietro proponiamo queste parole di Chivu quando si trovava ad allenare il Parma:

“Potessi, Mkhitaryan è il primo giocatore che prenderei in una mia squadra, Ho visto ad Appiano come si allena – disse ancora -, la sua qualità, il modo di interagire con i compagni. Non è cosa comune nel calcio trovare giocatori che pensano di gruppo e non in termini individuali. Lui è davvero così. È intelligenza pura”.

Successivamente sull’Inter in generale: “Ragionando in assoluto, però, l’Inter ha una identità di gioco precisa – disse -: la crescita del gruppo è stata eccezionale, sotto ogni punto di vista. Roma e Inter giocano quasi a specchio, ma in realtà è un’illusione. Thuram e Lautaro. Due maestri nei movimenti, nel farsi trovare liberi, nel dare un riferimento ai propri compagni sia nel gioco corto sia sulla palla in verticale. Dura, davvero dura bloccarli”.

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