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Il pagellone di fine anno

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Come ogni anno, dopo la fine della stagione, andiamo a redigere il nostro pagellone finale. Ovviamente verranno presi in esame i calciatori in rosa all’ultima giornata di campionato.

VASQUEZ: 5.5 Più ombre che luci sul portiere colombiano che è apparso molto distante dai suoi predecessori. Nella prima parte di stagione aveva, a tratti, anche stupito, poi però le indecisioni sono state più marcate.

SILVESTRI: 4.5 Ha giocato poco e si è giocato davvero male la sua occasione. Di lui si ricorderà il come si sono persi due punti clamorosi a Genova.

SEGHETTI: 6 In campionato soltanto novanta minuti in una delle partite peggiori della stagione, quella in casa con in Lecce. In Coppa è stata invece protagonista ed ha fatto molto bene. Chissà che non sia il prossimo portiere titolare.

GOGLICHIDZE: 5.5 Il georgiano era partito sicuramente bene, e se queste pagelle fossero state redatte per il solo girone di andata il voto sarebbe stato vicino al 7. Dall’apertura del mercato il ragazzo si è perso non offrendo quasi mai quelle prestazioni viste fino a gennaio.

PEZZELLA: 6 Sicuramente la seconda parte di stagione non è stata all’altezza della prima, dove è stato davvero superlativo. Però si è sempre distinto positivamente e le sue scorribande sulla fascia sinistra non sono mai mancate.

SAMBIA: 5 Indubbiamente deve crescere e non poco. La serie A è una categoria ancora da meritare per l’ex Salernitana. Se in Coppa Italia qualcosina ha fatto vedere, in campionato ha fatto vedere tanti sprechi.

CACACE: 6 Nel complesso il neozelandese non si è fatto disprezzare. Spesso utilizzato in un ruolo nuovo e non propriamente nelle sue corde, ed in questo ha alternato cose interessanti a partite a vuoto. Niente da dire sul piano della volontà e della crescita generale.

VITI: 6 Non si è forse visto l’ultimo “Viti empolese”, però la sua stagione è stata tutto sommato positiva. Una prima parte dove stava tornando ai suoi livelli. Poi, complici anche alcuni problemi, ha avuto una seconda parte di stagione meno fluida (con un paio di errori vistosi) ma gli si può rimproverare poco nel complesso.

SAZONOV: S.V.

DE SCIGLIO: 5.5 Non ci aspettavamo il giocatore che ha vestito anche la maglia della Nazionale, ma non ci aspettavamo nemmeno di vederlo praticamente sempre in panchina. Il perché c’è e lo si vede nelle occasioni in cui gioca: più ombre che luci.

EBUEHI: S.V.

ISMAJLI: 7 Stagione indubbiamente positiva quella dell’albanese. Se in estate c’era la sensazione che avremmo rimpianto Luperto, questa l’ha annullata completamente lui. Si faticano a ricordare prestazioni non sufficienti mentre si ricordano tanti interventi importanti. Adesso la speranza è non rimpiangerlo.

MARIANUCCI: 6.5 Ai nastri di partenza era poco ipotizzabile pensare anche ad un minimo minutaggio. Invece uno dei meriti di D’Aversa è stato sicuramente quello di dargli fiducia e creare valore per il club vista la sua certa cessione a Napoli. Stecca la gara con il Milan, ma poi è praticamente sempre puntuale.

GRASSI: 6 Merita la sufficienza per l’impegno dimostrato durante la stagione, qualche acciacco non gli ha permesso di essere sempre a disposizione ma non si è mai risparmiato mettendo al servizio della squadra le sue caratteristiche. Si prende anche la soddisfazione di andare a segno in una circostanza.

HENDERSON: 6 Per lo scozzese il discorso è similare di quello fatto per il compagno di squadra. Quando c’è da lottare non è stato da meno, durante il campionato però in alcuni frangenti sono emerse le lacune dal punto di vista tecnico quando si trattava di costruire gioco.

ANJORIN: 6.5 Annata condizionata in maniera pesante dal lungo infortunio che lo ha tenuto fermo, quella dell’inglese è uno dei grandi rimpianti. La domanda di molti è cosa sarebbe successo se fosse stato a disposizione più a lungo? Nessuno ha la risposta in mano ovviamente, ma le prestazioni della prima parte del torneo e i gol contro Venezia e Parma fanno capire il suo potenziale.

FAZZINI: 6.5 Il suo talento emerge in maniera lampante nella parte finale della stagione, anche lui deve rimanere fermo per un periodo piuttosto lungo, a questo si deve aggiungere il “mal di pancia” accusato nel mese di gennaio quando sembrava destinato altrove. Nell’ultimo mese con la sua classe cristallina fa di tutto per trascinare la squadra alla salvezza, non ci riesce ma è tra i più determinati.

KOVALENKO: 5 Il suo arrivo a fine gennaio è incomprensibile; l’ucraino era svincolato e fatica a mettersi al pari con i compagni. Quando viene impiegato non dà mai la sensazione di poter incidere dando un apporto nettamente al di sotto della sufficienza.

ZURKOWSKI: S.V.

MALEH: 6 La sua stagione si ferma anzitempo, dopo la partita contro il Cagliari gli viene ravvisato un problema al legamento anteriore del ginocchio destro. Un vero peccato perchè il marocchino rappresentava una pedina importante dello scacchiere di D’Aversa, dando ricambi e quel dinamismo necessario nella zona nevralgica del campo.

HAAS: S.V.

PELLEGRI: 6.5 Fino a che non si infortuna è la freccia ideale dell’attacco azzurro. Va a segno tre volte di seguito contro Como, Lecce e Udinese e nel suo momento migliore la sua stagione finisce a causa dell’infortunio ai legamenti. Peccato, perché sembrava che potesse dare tanto alla causa azzurra.

GYASI: 5.5 La partenza a razzo (a segno contro Bologna e Roma) lascia pensare a un’annata più che positiva per il laterale ex Spezia. Nel girone d’andata partecipa attivamente alla cavalcata azzurra, ma nel girone di ritorno non conferma le sue prestazioni, che vanno via via scemando a livello di continuità.

SOLBAKKEN: 4.5 Il calciatore norvegese combina davvero poco durante tutto l’arco della stagione. Difficilmente quando viene impiegato riesce a creare qualcosa di positivo in avanti. Ci aspettavamo indubbiamente di più, non lascia praticamente mai il segno.

COLOMBO: 5 Alcune partite di ottimo livello, ma anche tante altre in cui sparisce. Al momento dell’infortunio di Pellegri tira fuori una prestazione mastodontica contro il Verona, sembra un ottimo preludio ma non continua sulla stessa promettente strada. Girone di ritorno altamente deficitario, che non può fargli conquistare la sufficienza.

ESPOSITO: 5 Una prima parte di stagione da protagonista, nella quale riesce a mostrare le sue qualità migliori e a insediarsi come cannoniere della squadra; una seconda parte nettamente insufficiente, nella quale non riesce a confermare i suoi numeri. La vera delusione del 2025 è lui, viste le ottime premesse.

KOUAME’: 5.5 Anche lui si fa male prematuramente, stava entrando nei meccanismi di D’Aversa che lo aveva piazzato al centro dell’attacco sfruttando le sue doti aeree. Un gol provvidenziale che permette di pareggiare a Como ma anche un paio di occasioni clamorose fallite. Non è certo lui il responsabile della retrocessione ma, anche a causa dell’improvvido infortunio, dà poco alla causa.

D’AVERSA: 5.5 Per il mister il discorso è un po’ più articolato. Partiamo dall’inizio: arriva a Empoli cercando un rilancio dopo il fattaccio di Lecce e, con una squadra tutt’altro che esperta, riesce a mostrare un calcio proficuo. Nel girone d’andata gli azzurri sono lucidi e cinici e si insediano in una zona di assoluta tranquillità. Da dicembre in poi si trova di fronte a una situazione difficile e paradossale visti i tanti infortuni: si può discutere sulla preparazione e sui tanti malanni muscolari che non riescono a guarire in fretta, ma molti giocatori rimangono fuori per traumi ossei. La società non lo aiuta perché al momento di correre ai ripari preleva il solo Kouamé. Molto discutibile la gestione dei portieri (anche se gli stessi estremi difensori non lo aiutano nelle scelte). Ha il merito di non abbattersi mai, nemmeno nelle condizioni più sfortunate, ma rimane il fatto che al netto di tutte le difficoltà incontrate la squadra non vince per 20 turni vanificando la prima parte di stagione.

DIRIGENZA: 4.5 Le responsabilità maggiori sono sicuramente annidate qui. L’unica discriminante è legata ai tanti infortuni, situazioni sulla quale oggettivamente poco poteva essere fatto, se non delle indagini per capire il perché di cosi tanti infortuni. Motivo anche per il quale non ci sentiamo di dar colpe per un non cambio in panchina. Non ha convinto la scelta del nuovo Direttore Sportivo, che al primo anno di A è parso “balbettante”. E’ stato sbagliato molto. Errori di campo con un mercato estivo che aveva lasciato qualche dubbio (poi la bella partenza ci ha fatto fare dei passi indietro rispetto a questi pensieri), ma poi un mercato di gennaio che non trova davvero appellativi. Errori di comunicazione giganti nel momento più caldo della stagione, con la gestione della Coppa Italia che ha fatto tornare in mente i fantasmi di Zurigo. Società troppo distaccata dalla sua reale realtà, che forse confonde i numeri dei social con quelli reali. La speranza (ma ne siamo certi) è che dagli arrori si possa imparare, andando verso una netta inversione di rotta da ogni punto di vista.

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