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Ti ricordi… Goikoetxea, il “macellaio di Bilbao” eletto calciatore più cattivo di sempre: “Sono stanco di essere associato a quell’episodio”

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Nessuno sa come ci si sente ad essere l’uomo cattivo dietro gli occhi azzurri. La canzone è dei Limp Bizkit e non ha gli occhi azzurri Andoni Goikoetxea: cattivo sì però, o almeno è quello che hanno sempre detto di lui. E quindi per parlare di Goiko bisognerebbe necessariamente partire da questo: dalle botte, dalla caviglia rotta a Maradona, dalle classifiche più o meno serie che lo raccontavano come il calciatore più cattivo di sempre o giù di lì. E certo, non era una mammoletta Andoni, detto “Il macellaio basco”, ma raccontare uno spaccaossa senza ritegno sarebbe poco onesto.

Nasce in quello che all’epoca era il Comune di Barakaldo, Pais Vasco ovviamente, e che oggi è un piccolo comune, Alonsotegi. Nasce esattamente sessantanove anni fa, dividendosi da bambino tra pallone e bicicletta. Forse più la bici, il pallone lo gioca per strada con gli amici “o con chiunque volesse” racconterà lui dopo, ma senza pensare che quello sport potesse diventare il suo futuro. Accanto a lui spesso c’è il fratello Jesus Maria: li chiamano “Los Burnos”, per via di nonno Bruno, e giocano entrambi attaccanti. Jesus Maria è un centravanti, Andoni più seconda punta. Ad Alonsotegi ci sono due squadre di calcio: il Llaramendi e l’Arbuyo, loro iniziano nella prima, che però rimane senza campo e allora i fratelli Goikoetxea passano all’Arbuyo.

Un loro concittadino con “le conoscenze giuste” gli procura un provino al Real Madrid, un fatto importante per i giornali locali che lo scrivono: “Due fratelli di Alonsotegi provati dal Real Madrid”. La notizia arriva pure all’Athletic di Bilbao che di giovani calciatori, bravi e baschi, ha sempre bisogno. Piru Gaìnza, mito da allenatore e calciatore dell’Athletic, va fino a casa Goikoetxea in Calle Ularki e convince papà Jesus e mamma Maria Luisa che “qui è meglio che altrove”. Così i due fratelli iniziano ad allenarsi al campo di Extebarri e poi a Lezama: Andoni prosegue, Jesus Maria no, fermato per via di alcune aritmie cardiache.

Nel 1975 Rafa Irondo chiama per la prima volta Andoni in prima squadra e lo fa debuttare contro la Real Sociedad in una partita della “Copa del Generalisimo”, dove segna anche su rigore.
Nel settembre successivo arriva la prima partita nella Liga (all’epoca Primera Division) contro il Salamanca e pian piano Andoni diventa una colonna di quell’Atheltic allenato da Javier Clemente che arriva a vincere due volte la Liga. Una colonna che da centrocampista offensivo e con un sinistro al bacio è passata al centro della difesa e per il San Mames diventa “El Gigante de Alonsotegi”. Nel 1983, però, il cambio di soprannome: si gioca contro il Barcellona, la squadra che contendeva il campionato all’Athletic, Andoni corre dietro un riccioluto e ventiduenne Maradona, entra scomposto e in ritardo e gli rompe la caviglia, rimediando 18 giornate di squalifica poi ridotte a sei e il soprannome di “Carnicero de Bilbao” (Il Macellaio di Bilbao).

Dopo arriverà anche il primato di “Calciatore più cattivo di sempre” secondo il Times, una contingenza che prima affronterà con ironia (“L’importante è essere primi in qualcosa”), poi scrollandosi di dosso quella figura: “Non sono una persona cattiva, non mi ci riconosco” dirà, spiegando che in quel calcio “ci si picchiava molto più di oggi e io non facevo eccezione, ma non ero un cattivo”. La scarpetta dell’intervento su Maradona la tiene ancora conservata in una teca “Ma non come trofeo, ma per quel che rappresentano visto che le ho indossate due volte: quando feci male a Diego e nella sfida col Lech Poznan di Coppa dei Campioni, a simboleggiare la cadute e la rinascita”.

Con Maradona infatti arriverà poi il chiarimento: quando Diego passerà dal Napoli al Siviglia Andoni chiederà di incontrarlo. “Lui non si sottrasse e anzi, fu molto gentile con me. Parlammo di tante cose e lui mostrò di non portarmi rancore. Per me è stato il più grande di tutti in assoluto, e la parte migliore della sua enorme carriera è arrivata dopo quel fallo in ogni caso”. Goikoextea invece chiuderà la carriera all’Atletico di Madrid, dopo aver fatto parte anche 39 volte della nazionale spagnola, conquistando il secondo posto agli Europei del 1984. Resta il “Macellaio di Bilbao” per molti, suo malgrado: “Sono stanco di essere associato a quell’episodio – ha dichiarato – ma capisco che non si può cambiare la storia”.

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