Marazzotti: "Roma è casa e amore, giocare all'Olimpico è il sogno di tutti i bambini. Il rinnovo? Ho pianto, è stato il giorno più bello della mia vita" (VIDEO)
Fabrizio Marazzotti , calciatore della Roma Primavera , è il protagonista della nuova puntata della rubrica 'Dreaming Roma' e si è raccontato nel corso dell'intervista. Ecco le sue parole.
Sei il romano del gruppo: quanto fa bene una figura come la tua all'interno di un gruppo?
"Io cerco sempre di trasmettere la mia allegria a tutti, sono così di carattere. Sono contento e la vivo così".
Ti piace fare scherzi?
"Magari oggi in doccia continuo a mettere lo shampoo a chi si sta già sciacquando".
Si vede proprio che ti piace stare in gruppo...
"Sì, sono un ragazzo di compagnia e mi piace stare con la squadra. Mi trovo bene con tutti".
In ritiro durante le trasferte?
"Non gioco molto alla playstation. Quando si gioca facciamo più i seri perché la partita va approcciata in modo diverso. Durante la settimana si scherza, il sabato sera si dorme perché domenica c'è la partita".
In che quartiere sei nato? Che rapporto hai con la città di Roma?
"Ho fatto i miei primi cinque anni di vita nel Quartiere Coppedè, i miei genitori sono entrambi di San Lorenzo e ho tutti i nonni lì. Poi ci siamo avvicinati a loro per vivere di più i nonni. Roma è casa e amore, è più di una semplice città. Ho tutti i parenti qui".
A 9 anni ti ha chiamato la Roma...
"Neanche te ne rendi conto, ma è un grande cambiamento. Passare da una piccola società dilettantistica a una delle squadre più importanti d'Europa è un grande cambiamento".
Chi ti ha aiutato a gestirlo?
"A quell'età non me ne ero reso conto, con il passare dell'età l'ho capito. Mi ha aiutato molto la famiglia".
Romanista?
"Tutti. Mio fratello è abbonato in Curva Sud, anche mio padre lo era".
Se esordisci in Serie A con questa maglia cosa succede?
"Che in Curva Sud ci sono 50 parenti (ride, ndr)".
Come ti immagini l'esordio?
"Alcune volte ci penso. Tanti parenti mi chiedono la maglia, ma è una e penso alla mia famiglia".
Sei qui da 11 anni: ricordi?
"Ogni anno qualcuno ti lascia qualcosa. L'annata più bella fu quella con l'Under 17 di mister Ciaralli e inoltre anche la stagione attuale. Mi sono trovato molto bene con Ciaralli, io davo tanto a lui e viceversa".
Ciaralli è la persona a cui sei più legato?
"Sì. Con lui e lo staff di quest'anno, soprattutto mister Falsini. Il mio rinnovo è anche merito suo. Loro due sono gli allenatori con cui mi sono trovato meglio".
La partita che rigiocheresti è quella dello scorso anno?
"Purtroppo sì. Sono ferite che rimangono. Volevamo un finale diverso".
Voi 2005 avete come pallino l'obiettivo di arrivare nuovamente in fondo?
"Sì, è una ferita ancora aperta. Quest'anno vogliamo cambiare il risultato finale".
Il tuo ruolo preferito?
"Mezzala offensiva e trequartista sono i ruoli che mi appartengono di più e in cui mi trovo meglio".
Sei arrivato a un punto di arrivo dal punto di vista tattico?
"Sì".
Questa è la tua stagione della consacrazione?
"Sì. Penso e spero si possa concludere nel modo in cui abbiamo iniziato, dato che stiamo facendo un grandissimo lavoro".
In cosa devi migliorare?
"C'è sempre da migliorare. Devo crescere fisicamente e dal punto di vista difensivo".
Ti è arrivato qualche rimprovero in stagione sotto questo aspetto?
"Sì (ride, ndr). Prima difendevo poco, ora da mezzala devo farlo di più".
Se dovessi raccontarti a una persona che non ti ha mai visto giocare, cosa gli diresti?
"Sono un ragazzo che dà tutto per la squadra. Mi definisco una mezzala offensiva dinamica, cerco di aiutare la squadra il più possibile. Poi se arriva il gol o l'assist meglio".
Devi essere più cattivo in campo?
"Sì, devo migliorare anche lì".
Quanto sei cresciuto dal punto di vista umano in questi 11 anni?
"Tanto, sono arrivato qui a 9 anni ed ero un bambino. Sono cresciuto tanto anche dal punto di vista umano".
Il 26 febbraio 2025 è il giorno più bello della tua vita?
"Sì, è stato un giorno veramente emozionante. In quel momento pensi che i sacrifici fatti sono stati ripagati".
Quando è arrivata la telefonata in cui ti è stato annunciato l'accordo per il rinnovo?
"I primi di febbraio. Già c'era qualche chiamata, ma io finché non ho visto tutto scritto non ci credevo e continuavo a chiedere il giorno esatto della firma. Quando è arrivata la chiamata è stato emozionante".
Hai pianto?
"Sì, mi sono emozionato un po'. I miei genitori non sono voluti entrare perché non ce la facevano".
Cosa significa per la famiglia Marazzoti questo rinnovo?
"Orgoglio perché siamo contenti. Io lo volevo e la famiglia voleva vedermi felice". 11 anni fa ti saresti aspettato di arrivare a un passo dal professionismo?
"Era un sogno, poi è diventato un obiettivo. Non me lo sarei aspettato, ma con il passare degli anni ci credevo sempre di più".
Questo è il tuo ultimo anno di settore giovanile: sei più impaziente di scoprire cosa ci sarà dopo o anche preoccupato?
"Un po' di tensione c'è, ma sono anche molto curioso di vedere ciò che mi aspetta. Voglio confrontarmi con il calcio dei grandi, non vedo l'ora".
Cosa significherebbe per te lasciare Roma?
"Sarebbe un'altra bella sfida, potrebbe anche essere utile per me. Posso migliorare, sarei contento".
Quale è la tua ambizione nel calcio?
"Arrivare il più in alto possibile con questi colori e con la maglia della Nazionale. Non mi pongo limiti".
Cosa significa per te indossare la maglia della Roma?
"Per me è qualcosa di forte, è indescrivibile. Si tratta di responsabilità, amore, passione e orgoglio".
Come si trasmette questa cosa a chi non è romano?
"Sono tutti intelligenti e capiscono quanta passione ci sia dentro la Roma. Io posso spiegare a loro che il derby non è una partita come le altre, ma se ne rendono conto da soli vedendo 100 tifosi fuori al centro sportivo tutti i giorni".
Il tuo punto di riferimento tecnico dentro Trigoria?
"Quando ti alleni con campioni come Paredes e Dybala oppure come professionisti come Mancini puoi solo che migliorare. Soulé, Dybala e Paredes sono quelli che mi piacciono di più tecnicamente, rimango a bocca aperta".
L'Olimpico ti fa paura?
"L'ho sempre vissuto da spettatore, non lo so. Sono emozioni che ancora devo provare".
Quanto le vuoi provare?
"Tanto, è il sogno di tutti i bambini. Viverlo dagli spalti è un conto, ma da dentro...".