Se ne va una leggenda azzurra: è morto Giulio Drago
Un lutto grande, che fa male al cuore dei tifosi azzurri, soprattutto di quelli che hanno avuto la fortuna di vederlo giocare prima, allenare poi, e di conoscerlo potendone apprezzare l’umanità, l’umiltà ed il coraggio. Il coraggio con il quale ha affrontato una difficile e lunga malattia senza mai perdere la disponibilità alla parola con gli altri, al confronto, sopportando tutto con grande dignità.
Giulio Drago era nato a Caltagirone nel 1962 e dalla Sicilia era emigrato, ancora piccolo, al nord, a Torino, dove suo padre era andato a lavorare come operaio nella FIAT. Fu negli anni piemontesi che si scoprì portiere: fece un provino nel Torino che non ebbe seguito ma continuò a coltivare il suo sogno: andare un giorno a giocare nella sua squadra del cuore, la Juventus, e poter girare tutti gli stadi più importanti d’Italia. Un parte di quel sogno non la potè coronare perché nella Juventus non giocò mai, ma l’altra parte sì, e lo fece con l’Empoli. Dopo qualche presenza nella Cremonese in Serie B arrivò a Empol nell’estate del 1984: si parlava bene di lui, era un portiere nell’occhio di molte squadre, anche importanti. Ma a prenderlo ci riuscì ”il solito” Silvano Bini. Debuttò con la maglia azzurra in Serie B all’ottava giornata del Girone di Andata, 4 novembre 1984, Empoli – Bari 1-1. Ma il nome di Drago sarà per sempre legato all’impresa che l’Empoli fece al termine della Stagione 1985/86 conquistando per la prima volta nella sua storia la Serie A. Ed in Serie A, con l’Empoli, Giulio rimarrà fino al termine della Stagione 1988/89, quella dell’amara retrocessione in serie B dopo lo spareggio di Cesena col Brescia. Giulio lascia l’Empoli dopo 166 partite per andare a Bari (Serie A), a Trieste (Serie B), a Pontedera (Serie C) per poi tornare a Empoli in Serie C1 per la sua ultima Stagione con l’Empoli, quella del 1994/95 nella quale collezionerà 19 presenze. Da qui gli ultimi anni li trascorrerà a Pontedera in Serie C2 dove nell’aprile del 1994 si toglierà pure lo sfizio di battere in amichevole l’Italia di Arrigo Sacchi che si apprestava a disputare il Mondiale USA. Ritroviamo Giulio a Empoli, dove nel frattempo era tornato ad abitare, nelle vesti di preparatore dei portieri, con un particolare riguardo ai giovani. Trovare Giulio e parlare con lui di calcio era un piacere: misurato nei giudizi, competente, attento ai ragazzi, alla loro crescita tecnica ed umana. Tutti i tofosi azzurri, anche quelli più giocani che non lo avevano mai visto giocare, sapevano chi fosse Giulio Drago, sapevano come la sua storia fosse fortemente intrecciata con quella dell’Empoli.
Per questo possiamo dire che se ne è andato un pezzo di storia azzurra, legato ad un periodo entusiasmante della storia dell’Empoli, quando per i tifosi azzurri la Serie A non era neppure un sogno, ma semplicemente qualcosa di impensabile. E accadde allora che l’impossibile divenne realtà e perciò la storia diventò leggenda e Giulio Drago, insieme ad altri, che era parte di quella storia, diventò leggenda pure lui e di quella leggenda è rimasto parte, qualcosa di straordinario che ancora commuove chi, come noi, ha i capelli bianchi e qualche ruga di troppo. Giulio era l’Empoli come lo amiamo noi: l’orgoglio di essere David e di guardare negli occhi ogni Golia, la semplicità, il carattere, la fatica come valore, l’amicizia, la solidarietà. Giulio era un portiere che sapeva volare e ora continua il suo volo tra le nuvole, o da qualche parte dove ci sono le persone buone e dal cuore gentile.
Pianetaempoli rivolge le più sentite condoglienza alla famiglia e si unisce al dolore di quanti gli hanno voluto bene.
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