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Simone Alessio: “Volevo fare calcio, ma nel taekwondo vincevo…Cambio di categoria inevitabile”

Simone Alessio, reduce da un 2024 che gli ha regalato la gioia della prima medaglia olimpica, si appresta ad affrontare il nuovo quadriennio verso i Giochi di Los Angeles 2028 con il sogno di conquistare l’oro a cinque cerchi tra i pesi massimi del taekwondo. L’azzurro, due volte campione iridato ed ex numero 1 del ranking nei -80 kg, è salito infatti sul terzo gradino del podio a Parigi perdendo un po’ a sorpresa ai quarti di finale e riuscendo poi ad agguantare il bronzo tramite i ripescaggi.

Mi avvicino al taekwondo perché mio padre ha praticato questo sport e nel piccolo paesino di Sellia Marina c’erano principalmente il calcio ed il taekwondo, quindi con la mia attitudine di non rispettare le regole avevo bisogno di imparare. Il taekwondo è stato fondamentale per la mia crescita e da lì è iniziata una storia che mi ha portato prima al pensiero dell’abbandono del taekwondo per il calcio, che è un’altra mia grande passione, poi però con l’arrivo delle prime vittorie e comunque con il sentirmi forte in quello che facevo è nata questa passione diventata poi il mio lavoro e quasi la ragione di questa mia piccola vita. Adesso farò 25 anni, quindi un quarto di secolo comincia a sentirsi…“, racconta il 24enne calabrese ai microfoni di OA Sport.

Nel 2010 c’è stato un periodo in cui dovevo raggiungere la cintura nera, mentre mio padre si è fermato alla cintura precedente, quella rossonera. Quell’anno ero molto tentato dal calcio, perché guardavo tutte le partite in tv e tutti i miei amici giocavano a calcio, anch’io prima di andare in palestra ci giocavo per strada, quindi ero completamente ossessionato. Papà mi chiese di raggiungere la cintura nera, perché lui non ce l’aveva fatta, e questo prolungamento dei miei allenamenti mi ha consentito di fare le prime gare. Vincere aiuta a vincere, ed io vincevo. Da lì è stata più la voglia di primeggiare che la voglia di divertirmi giocando a calcio“, prosegue Alessio.

Sulla delusione dei Giochi di Tokyo nel 2021: “Arrivavo a Tokyo da campione del mondo nel 2019 e la mia testa mi diceva di essere il numero 1, di essere invincibile. L’anno del Covid è stato molto particolare, perché aspettavo la mia prima Olimpiade per avere tutti quegli occhi addosso. Questo pensiero mi ha poi portato nel 2021 a sognare di vincere le Olimpiadi, quindi non solo qualificarmi per una gara così importante. Nella mia testa questo ha giocato un brutto scherzo perché poi, quando ho dovuto fare i conti con la realtà e con la sconfitta, non dettata dal fatto che non fossi pronto a vincere, ma oggi posso dire che semplicemente ero troppo giovane. Per arrivare a gareggiare alle Olimpiadi serve una maturità diversa da un ragazzino di 21 anni che si sente invincibile. Tokyo è stata quindi una lezione fondamentale perché lì avevo fatto tutto bene per la mentalità di un ventunenne, ma non per la mentalità di un atleta professionistica quale penso di essere adesso“.

Sulle Olimpiadi di Parigi 2024: “Ho rivisto una volta sola la finale per il bronzo contro l’americano, non ho visto nessun altro incontro perché a distanza di tempo ho metabolizzato il fatto di aver chiuso un gran cerchio, un percorso iniziato quando ho cominciato a tirare i primi calci. La medaglia olimpica sancisce il passaggio da atleta a campione, mettendola un po’ in maniera arrogante come sono (sorride, ndr). Parigi 2024 adesso la vivo con molta serenità. È stata una dolce sconfitta ed un’amara vittoria. Viverlo con serenità è la parte fondamentale di questo percorso. A Parigi ho vissuto in un solo giorno tutte le emozioni negative e positive che abbia mai provato durante la mia carriera, quindi quella giornata è stata molto forte. La serenità di aver fatto tutto bene quello che è il contorno, quindi tutta la preparazione, e aver perso per un mio errore mi lascia la tranquillità di dire ‘ok, non posso recriminarmi niente quindi il bronzo è il massimo che ho ottenuto nonostante abbia sbagliato’. Aver fatto l’errore e poi aver rimediato vincendo una medaglia mi lascia la serenità per vivermi questo nuovo quadriennio felice di quello che ho fatto. Il bronzo non era l’obiettivo principale, ma per tutto quello che c’è stato era fondamentale avere una medaglia“.

Sui motivi del passaggio dai -80 ai +80 kg:Il cambio di categoria è già partito, perché è stata una grande sofferenza ed un grande sacrificio rimanere nei -80 kg per tutto questo tempo. Il mio peso naturale è 90 kg e tutte le volte che scendevo a 80 kg il mio corpo, la mia testa, la mia serenità ed il mio approccio in ogni cosa interna ed esterna a questo mondo sportivo era particolare e dettata da questo calo di peso. Il passaggio ai +80 kg non è solo un capriccio fisico, ma anche uno step mentale che mi porta a dire di aver fatto il mio percorso in cui ero diventato numero 1 al mondo, mentre ora non sono più il numero 1 e ho voglia di farcela in un’altra categoria vivendo in tranquillità tutto quello che faccio, quindi divertendomi. Tutto il periodo da Tokyo a Parigi è stato molto stressante, quindi sono ripartito staccando completamente la spina. Da agosto a dicembre mi sono allenato senza però pensare di combattere in gara, perché ero veramente pieno di quello che avevo fatto. In questo momento sono più carico di prima perché ho avuto la lucidità di fermarmi nonostante gli altri stessero andando avanti con gli allenamenti. Avevo bisogno di stare fermo e mi è servito tanto, perché ora ho ripreso con la testa nel modo giusto”.

Sugli obiettivi di questa stagione:Il mio 2025 è perfetto, perché dopo un periodo in cui ho staccato la spina riprendo le competizioni con un obiettivo importante e allo stesso distante, i Mondiali ad ottobre. In questo periodo sarà perfetto entrare in gara e prendere anche le botte, non so se sarò pronto a prenderle e ad uscire perdendo, ma sarà fondamentale. Una persona che vince tanto pensa di essere invincibile, una che perde sa di dover lavorare per raggiungere il successo. In questo momento di transizione, vista che la corsa olimpica comincia nel 2026, sarà fondamentale avere la testa giusta nonostante le botte e magari le vittorie, mantenendo il focus sull’obiettivo del Mondiale e del ranking olimpico. Con molta calma spero di arrivare a maggio/giugno sulla strada giusta con la testa e sul piano tecnico-tattico per i pesi massimi“.

VIDEO INTERVISTA SIMONE ALESSIO

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