Tanti auguri dall’Associazione Cazzate Harvard
Nella giornata di domenica Milannews ha pubblicato alcuni estratti del documento di analisi della Harvard Business School relativo alla gestione del Milan. La pubblicazione è stata frammentata, come da tradizione editoriale del portale, così da creare un pomeriggio oserei dire memorabile per la quantità, varietà e qualità di assurdità profuse in un crescendo che a mio parere supera, e in un unico pomeriggio, il quinquennio abbondante del Giannino.
Gerry Cardinale e l’intero board dell’Associazione Cazzate Harvard, fu Associazione Calcio Milan, hanno illustrato dettagliatamente perché il popolo milanista contesta e deve contestare ad oltranza e in maniera sempre più diretta e concreta loro, la loro visione e tutti gli obiettivi che si pongono questo intrallazzatore e il suo manipolo di parvenu.
Partiamo dal succo: il modello di business. A fronte di risultati sportivi che sempre più giustificano i mal di pancia di tifosi, fino a qualche mese fa visti come ‘le solite critiche dei criticoni’ dai soliti quaqquaraqquà che da decenni infestano l’opinionismo milanista, ci sono invece a detta di qualcuno mirabili progressi economico-finanziari. E qui bisogna adesso attaccare, perché mi pare che i risultati anche nel campo dove Redbird-Furlani dovrebbero essere magistrali siano altrettanto scarsi, se non ora in prospettiva.
Chi scrive non è antiamericano e antibusiness, né un nostalgico. Al pari dell’attivissimo salutatore di amiche e amici Ale Johnson, ho preso atto della disfatta ‘dei Sogni’ occorsa nell’estate 2022 ed atteso nuovi sviluppi con una certa calma e freddezza. Sperando di non finire come i nativi nordamericani, sperando di trovare almeno un punto positivo o in comune con questi alieni. Il problema è che Redbird&co sono alieni non solo per noi tifosi, ma anche per il mercato in generale: è chiaro, e dopo il papello appena pubblicato addirittura cristallino, che del mondo del calcio non capiscono niente e la quadratura delle cifre sin qui ottenuta è solo frutto di contenimento costi e investimenti, saccheggio risorse e risultati sportivi pregressi.
Leggere il Furlanipensiero è un viaggio à la Alice nel Paese delle Meraviglie, ricco di assurdità e contraddizioni. La più manifesta delle quali è l’insistente refrain “dobbiamo aumentare i ricavi, e per farlo dobbiamo puntare sui risultati sportivi. E’ un ciclo virtuoso”. Un ciclo interrotto appunto dal biennio di gestione del genietto from Harvard, che ha preso una squadra scudettata e l’ha trasformata nell’ammasso di pippe attuale, che giace a -14 punti dal primo posto a girone di andata nemmeno concluso: zero tituli, zero competitività, zero prospettive.
Sulla gestione finanziaria dei giocatori leggiamo nuove assurdità: reinvestire i soldi delle cessioni in modo virtuoso? Dipende dal contratto! Non da quanto è utile e forte il giocatore acquistato, non dal rendimento della squadra in cui il giocatore si innesta, ma dal contratto; perché una pippa pagata 50 milioni può valere 0, ma col contratto giusto può valere 30. Oppure 20 come De Katelaere, che però pippa non è giusto Furly?
O magari si potrebbero anche non prendere delle pippe, ma per farlo indovina un po’ occorrono un Direttore Sportivo e un progetto tecnico, cose per cui c’è una forte allergia.
Furlani è la dimostrazione che non bastano titoli di studio, artifici linguistici, agganciucci finanziari e qualche trick “contabile” (termine generoso) per avere successo in un campo diverso dal trading della fuffa. Adesso è un po’ preoccupato della volatilità di quel che pensano i media e i tifosi, e fa bene perché purtroppo andando avanti così ne voleranno ben altre di cose…non sono ahimè tutti civili come noi.
“Commercialmente”, un termine che ricorre ovunque nella ricerca condivisa ieri. Praticamente tutti gli interessati si prodigano in spiegoni sull’importanza del merchandising per la crescita del club, il che ci aiuta a chiarire due punti. Primo, che l’unico modo noto per creare danno a Redbird&soci è boicottare shop, stadio e sponsor senza nessuna pietà. Secondo, che questi pensano di parlare con dei primitivi, pensano di arrivare con un baule pieno di specchietti a meravigliarci. Il Milan è stato forse il primo club ‘mondiale’, e parte di ciò che sta faticosamente raccattando, ancora per poco, Redbird deriva appunto da questo status acquisito a suon di investimenti, trionfi e propaganda coerente. Investimenti avvenuti PRIMA di lanciare sul mercato maglie blu, gialle e pupazzi; PRIMA di andare in Giappone e in Australia a fare amichevoli. PRIMA.
Oettle: “Abbiamo tre principali flussi di entrate che possiamo controllare e che non sono direttamente legati ai risultati sportivi: primo, sponsorizzazioni e partnership; secondo, retail, merchandising e licenze; terzo, la monetizzazione delle nostre strutture, principalmente lo stadio.”. Penso che commentare l’affermazione “i ricavi del club non sono direttamente legati ai risultati” sia superfluo.
Stefanelli: “Se limitiamo il nostro business ai circa 40 euro che i tifosi pagano in media per il biglietto, non cresceremo. Abbiamo bisogno di luoghi dove possano mangiare e bere, dove possano acquistare merchandise, e dobbiamo avere aree di ospitalità aziendale adeguate.”. Il valore di 40€ è ottenuto dalla media fra il prezzo del biglietto medio per gli abbonati, e i 5€ discount dopo 2 mesi di partite di merda. Corretto?
Moreno: “Mi si spezza il cuore per le famiglie con bambini che vogliono assistere a una partita: di solito non vivono una grande esperienza. Hai fame, sete, o bisogno di andare in bagno? Buona fortuna”. Se vuole le facciamo un elenco nutrito di esperienze e anche qualche disegnino per farle capire meglio; mi limito a condividere la mia first reaction, che è poi anche uno dei motivi per cui da più di 30 anni tifo (e spendo per) il Milan: anni Novanta, San Siro, primo blu. Stessi tornelli e gradoni di adesso. Non mangiai nulla, non bevvi nulla, non andai in bagno. Fumogeni e lapilli, tamburi tutta la partita, lancio di arance e cori poco politicamente corretti. Mi ricordo quello, e mi ricordo soprattuto IL MILAN.
Il Milan E’ L’ESPERIENZA che dura nel tempo. L’atmosfera è ciò che resta. La Coca-Cola e il cesso, sinceramente, ce li ho anche a casa.
Redbird con la sua condotta ‘aperta a nuovi orizzonti’ tradotto pronti a vendere il marchio Milan anche all’Inter, se mai dovesse pervenire un’offerta, è qui esclusivamente a saccheggiare.
E arriviamo a Cardinale, il proprietario che non lo sembra. “La passione dei tifosi (nel 2022) è stata incredibile. Non avevo mai visto niente del genere. Ho inviato le foto alla mia squadra a New York e ho detto loro: ‘È meglio che vi prepariate” ed evidentemente non l’ha ascoltato nessuno; comunque non tema Gerry, la stessa passione la vedrà quando si leverà dai piedi, roba da riempire le strade per giorni.
A livello gestionale, al posto di avere professionisti, ha scelto di “creare un ‘ufficio del CEO’ che operi sotto la mia direzione e riunisca le varie discipline necessarie per far evolvere la proprietà del calcio europeo: Giorgio, Stefano (Cocirio, CFO Milan, ndr), Geoffrey Moncada, Zlatan Ibrahimović e il mio team presso RedBird”. Da un punto di vista darwiniano, Gerry ha sicuramente indirizzato l’evoluzione delle proprietà europee: saranno tutto l’opposto di questa roba.
Della cessione di Tonali non sa nemmeno le cifre contenute nel bilancio, degli stadi non ha capito nulla, dei tifosi neanche. Tutto ciò che ha ottenuto è un bilancio in attivo che serve esclusivamente a pagare gli emolumenti del Team Integrato e qualche centinaio di milioni di costi occulti. Quindi utile al Milan come un sesto dito del piede.
“Vincere campionati è ovviamente un obiettivo importante. Ma bisogna bilanciare questo con il ‘vincere con intelligenza.’ L’Inter ha vinto lo scudetto l’anno scorso e poi è andata in bancarotta”. Infatti vediamo tutti come sta malissimo l’Inter, serpeggia preoccupazione. La speranza è che gli americans sbucati anche dall’altro lato del Naviglio possano mettersi a sistemare intelligentemente le cose anche lì. Unica, mesta speranza.
“I tifosi fanno il loro lavoro, ma il problema è che la maggior parte degli altri componenti della catena rende più difficile per noi offrire il meglio”. Che bello sarebbe se non ci fosse la pioggia, il Governo ladro, gli altri avversari, le partite e il campionato: potremmo cementificare a destra e manca, vendere Coca-Cola e sparare magliette 24h 365 giorni l’anno.
E Ibra? Meglio torni a giocare, farebbe migliore figura di sicuro. Da Leone a Pelledileone, la triste caduta di un Mito.
Su Rocco Maiorada invece, se avremo tempo, faremo un capitolo a parte. Lui che tutti i lunedì chiama Mr. Bean per farsi consigliare. Nel mentre speriamo ci illustri come mai da Vinicius e Bellingham siamo passati a Chukomuko, Musahcchio e E’Merdson perché non è molto chiaro anzi no valà, è chiarissimo.
Si potrebbe andare avanti per ore, e magari lo faremo in Live.
Perché tutto questo sbigottimento che si trasforma in lucido e analitico disprezzo non sia solo una sfogo, bisogna iniziare a boicottare Redbird e tutti i suoi finanziatori noti, e aspettare. Già questa pubblicazione mi pare una panic reaction: siamo sulla strada giusta.
Auguri di Buone Feste a tutte le lettrici e lettori e purtroppo, come mi toccò scrivere anni fa, milanisticamente parlando Buon Natale un cazzo.
Larry