Calciatore, alpino e imprenditore: addio a Glauco Di Benedetto, è stato anche dirigente del Tavagnacco femminile
Era tante cose tutte insieme Glauco Di Benedetto, calciatore professionista prima, allenatore e dirigente poi, ma anche imprenditore, padre e alpino sempre con l’entusiasmo di fare da guida, alimentando un motore che sembrava non fermarsi mai. Fino a quando, sette anni fa, una malattia degenerativa lo ha colpito, costringendolo a rallentare: un mese fa le sue condizioni si sono aggravate e giovedì 14 novembre, nella casa di Passons, il suo cuore ha smesso di battere.
Glauco Di Benedetto aveva 72 anni e fin da piccolo ha amato correre dietro a un pallone, una passione che si è trasformata presto in un lavoro: a notarlo fu Bruno Zorzi che lo segnalò al presidente della Spal di Ferrara, Paolo Mazza. Ancora minorenne lasciò Udine e gli studi al Marinoni per inseguire il suo sogno di diventare un calciatore, sogno che divenne presto realtà.
Vestì, tra le altre, le maglie della Salernitana, dell’Alessandria e del Bancoroma in C ed esordì anche in B con la Spal di Ferrara, dove conobbe Patrizia che sarebbe poi diventata sua moglie.
A poco più di 30 anni il ritorno in Friuli dove, dopo aver giocato nei settori giovanili di Esperia e Caporiacco, iniziò l’avventura da allenatore a livello dilettantistico guidando il Monfalcone, la Julia Cavalicco e la Bujese con la quale vinse due campionati. Condusse anche gli Allievi del comitato provinciale udinese alla conquista del titolo regionale.
Ma il calcio era tornato a essere soprattutto una passione e così, dopo aver ottenuto il diploma di geometra frequentando le serali a Ferrara, iniziò a lavorare come rappresentante di Snaidero nel settore casa e più tardi avviò un’attività in proprio di forniture arredo per ufficio che oggi viene portata avanti dal figlio Luca.
Ma di stare fermo, dopo il lavoro, Glauco Di Benedetto non era proprio capace, e così, oltre all’impegno in politica a sostegno dei socialisti sempre nelle retrovie, ecco aggiungersi quello con il Tavagnacco femminile, questa volta nelle vesti di dirigente. In undici anni da direttore sportivo le “sue” ragazze hanno portato a casa due Coppe Italia e altrettante qualificazioni alla Champions league.
Tifosissimo della Juventus, fu tra i sopravvissuti alla tragica finale di Coppa campioni disputata a Bruxelles: partirono in sette in camper da Udine, ma tornarono solo in sei.
Gli amici di Glauco lo ricordano come una persona molto riservata, sempre serio e puntuale sul lavoro, ma pronto ad accendersi quando c’era da dare una mano a qualcuno o a correre su e giù sulla fascia come ha fatto nei tanti anni passati sui campi di calcio.
Oltre alla moglie Patrizia e alla sorella Claudia, lascia il figlio Luca con Alessandra e le nipoti Nina e Carlotta. I funerali, in attesa dell’ufficialità, dovrebbero essere celebrati sabato 16 novembre nella chiesa di Passons, alle 15.30.