L’esordio tennistico dell’ex calciatore Diego Forlan si risolve nel prevedibile flop
E’ inutile girarci attorno: l’evento più atteso nella settimana Challenger era l’esordio nel tennis professionistico di Diego Forlan, l’ex stella del calcio uruguagio e mondiale. Il 45enne, dopo aver indossato maglie prestigiose come quelle di Manchester United, Atletico Madrid e Inter, ha deciso di coronare il suo sogno di ragazzo e cioè giocare per davvero a tennis. C’era in realtà un precedente quando nel 1993, ancora bambino, giocò una partita di doppio in coppia con Diego Armando Maradona. Ma quella era una baracconata, oggi invece si fa sul serio, o almeno così ci hanno raccontato. Galeotto fu Ignacio Carou, suo connazionale (n.1035 ATP) e suo compagno di sfide tennistiche. Carou ha fatto da ‘mediatore’ con Federico Coria che si è lasciato convincere a fare coppia con lui e a imbarcarsi in questa avventura al Challenger 100 di Montevideo in cui gli organizzatori, da parte loro, hanno dedicato all’evento tutti i loro sforzi promozionali. L’unico precedente agonistico di Forlan erano cinque tornei ITF del circuito ‘Master Tour Events’, con la finale ad Asuncion come miglior risultato. L’unica altra sua credenziale era l’aver guardato molto tennis in TV…ma se il parametro fosse questo vuol dire che anche noi chiederemo una wild card per un prossimo torneo. Soprattutto dopo averlo visto all’opera nel primo turno dove ha beccato un veloce 6-1 6-2 in soli 49 minuti dalla coppia boliviana Zeballos/Arias che, con il loro tennis molto solido, hanno smascherato il vero senso dell’operazione: nient’altro che un evento pubblicitario alla ricerca di qualche titolo di giornale. Sarà poi da stabilire se Forlan sia stato vittima o complice.
Venendo invece al tennis giocato per davvero, a Kobe (Challenger 100, cemento indoor) Mattia Bellucci, terza testa di serie, dopo un esordio più impegnativo del previsto (7-6 6-4) contro il padrone di casa Yuta Shimizu (n.170), ha poi inflitto una severa lezione (6-0 6-4) all’australiano Alex Bolt (n.160). Nei quarti all’azzurro toccherà il libanese, nato in Germania 29 anni fa, Bejamin Hassan (n.246), che non sembra avere gli strumenti per fermare il ragazzo da Busto Arsizio che ha in testa un obiettivo ben chiaro: il tabellone principale dei prossimi AO. La classifica live lo vede al momento al n.100 e la porta della top 100 sembra spalancata.
Male invece l’altro azzurro Matteo Gigante, quinta testa di serie, che all’esordio si fa recuperare (2-6 6-1 6-4) dall’australiano James Mccabe (n.259, di un anno più giovane di lui). Si chiude così un po’ mestamente la trasferta in estremo oriente del tennista romano che rimedia due sconfitte al primo turno. Ugualmente mesto era il colpo d’occhio al ‘Bourbon Beans Dome’, con i giocatori che si esibivano davanti a pochi intimi. Speriamo che per i turni finali il pubblico si riscaldi un po’ o che almeno gli organizzatori/sponsor mandino qualche comparsa.
A Reims (Challenger 75, cemento indoor) erano tre gli italiani in tabellone e nessuno di loro si è mosso dalla casella iniziale. Luca Nardi, sempre sulle montagne russe, si è fatto sorprendere dal francese Ugo Blanchet (n.222) col punteggio di 6-4 7-6(5) e rimane al n.110 ATP, non esattamente com’era nei programmi. Male anche Stefano Travaglia che, nonostante la sua recente collaborazione con Gipo Arbino, ha perso 7-5 6-3 dal qualificato slovacco Milos Karol (n.182). Stessa sorte per Gianluca Mager che si è arreso in tre set (6-3 4-6 6-3) allo scatenato teenager spagnolo Martin Landaluce che si è poi qualificato per i quarti dove affronterà l’altro ‘ragazzino’ terribile Joao Fonseca, inun match che si preannuncia di grande interesse. Nelle qualificazioni c’erano anche Federico Arnaboldi e Francesco Maestrelli che però non sono riusciti a qualificarsi per il tabellone principale.
A Champaign (Challenger 75, cemento indoor), piccola città di 90.000 abitanti in Illinois, il nostro Edoardo Lavagno le ha prese sonoramente (6-2 6-0) dal non irresistibile Patrick Maloney (n.523). Risultato deludente ma comprensibile, alla luce del lungo infortunio che l’ha tenuto fermo quasi cinque mesi. E i rientri non sono mai semplici come il percorso un po’ accidentato (due vittorie e sette sconfitte) del bravo tennista piemontese ci sta confermando.