Addio a Dino Gastaldo, storico giornalista sportivo. Portò il calcio dei Dilettanti in televisione
È mancato il giornalista udinese Dino Gastaldo, conosciutissimo nel mondo sportivo – e non solo - per il suo lungo e appassionato impegno (divenuto ancora più intenso da quando era andato in pensione) come commentatore televisivo, in particolare nel settore del calcio Dilettanti. Aveva anche collaborato anche con il settore Sport del Messaggero Veneto. Classe 1940, aveva 84 anni e viveva con la famiglia in città. Aveva lavorato per il noto marchio tessile Bassetti e, coi familiari, ha gestito l’omonimo negozio che, fino a qualche anno fa, si trovava in via Aquileia.
A ricordarlo, tra i tanti colleghi che hanno lavorato con lui, è il giornalista sportivo Massimo Radina: «Ho iniziato a seguire il settore Dilettanti proprio con Dino, nel 2009. Lui lo faceva da anni, era molto conosciuto e stimato. Facevamo le trasmissioni di Telefriuli insieme, gli ho voluto davvero bene. Era una persona gentile, sorridente e sempre appassionata alle cose che faceva. Fin da subito, ha saputo mettermi a mio agio quando io era proprio all’inizio. Ricordo che commentava anche le partite dell’Udinese e che era stato uno dei primi, in quegli anni, ad andare a fare le interviste sui campi da gioco dei Dilettanti».
«Era simpaticissimo e per noi un punto di riferimento – sono le parole della giornalista di Telefriuli Francesca Spangaro –, passava spesso in redazione e, ad annunciarlo, era il tintinnio delle sue chiavi. Ai miei occhi è sempre stato un uomo senza età, nel senso che all’epoca era probabilmente sulla settantina, ma era comunque un uragano di energia, idee ed entusiasmo. Ci sentivamo spesso, ultimamente l’avevo chiamato per il suo compleanno, pochi giorni fa. Conosceva tantissime persone, sapeva sempre tutto e in ogni momento era pronto a dare un consiglio o una mano, non facendo mai mancare una nota di ottimismo e di supporto anche nelle situazioni che sembravano complicate. Infatti diceva sempre “Troveremo il modo di uscirne”. E poi aveva la battuta pronta ed era un piacere stare in sua compagnia. Ciò che mi colpiva di più di lui, poi – aggiunge Spangaro – era il suo amore per la famiglia. Parlava di sua moglie Franca in termini entusiastici, esaltandone le doti. E così anche della figlia e del nipote, cui era legatissimo. E proprio a quest’ultimo pensava quando ha realizzato una pubblicazione sulla sua esperienza da alpino. Voleva lasciare al nipote la testimonianza di un mondo che non c’è più e cui lui era rimasto sempre molto legato, tanto che cercava sempre, attraverso i social, di ritrovare i suoi commilitoni».
«Con lui ho vissuto i primi passi della mia carriera giornalistica – racconta Alexis Sabot, uno dei volti noti di Telefriuli –, sempre divertendomi. Erano anni in cui si doveva “correre”, non c’era tutta la tecnologia di oggi. Ricordo tante domeniche passate con lui a raccogliere tutti i risultati del calcio Dilettanti e forse con lui ho trascorso alcuni dei momenti professionali più belli. Mi ha insegnato a essere sempre genuina e spontanea davanti alla telecamera, proprio come lo era lui»