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Bambini scartati a calcio, i vertici di Fifa e Figc bacchettano la Rivarolese

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Bambini scartati a calcio, i vertici di Fifa e Figc


bacchettano la Rivarolese

RIVAROLO CANAVESE. Ha assunto i contorni di una vicenda che va ben oltre i ristretti confini del nostro territorio il caso dei bambini “scartati” perché, secondo i tecnici, non avrebbero le carte in regola per sfondare e divenire futuri talenti nel mondo del calcio che ha fatto finire nella bufera la Ssd Rivarolese 1906. Una ventina di mamme e papà hanno preso carta e penna e scritto al sindaco, Martino Zucco Chinà, ed alla società sportiva per lamentare «l'esclusione dei loro figli a favore di quelli che si presume essere più bravi».

Sulla questione, il presidente della Figc, Gabriele Gravina, ha contattato i vertici del team sportivo altocanavesano per invitarli a trovare una soluzione ottenendo rassicurazioni sulla conclusione positiva della vicenda. Gravina ha rimarcato «che per i giovani il calcio è uno straordinario strumento di crescita e socialità, che la carenza di strutture sportive è una difficoltà oggettiva che riscontrano tante società, ma l'accesso alla pratica sportiva deve essere garantito, in particolare, ai più piccoli».

E sulla querelle è intervenuto addirittura il presidente della Fifa, Gianni Infantino. «In Italia un club ha escluso alcuni bambini perché non ritenuti abbastanza bravi- ha scritto Infantino, responsabile del massimo organismo di governo del calcio a livello internazionale, su Instagram-. Con questo criterio, io non sarei mai diventato presidente della Fifa perché non avrei potuto vivere la mia passione. La passione dei bambini va alimentata, non frenata. Tutti i bambini che vogliono giocare a calcio devono poterlo fare». Secondo i genitori indignati sarebbero stati privilegiati bambini di altri paesi rispetto a quelli già iscritti alla scuola di calcio della società granata Rivarolese e il tutto sarebbe stato comunicato attraverso un semplice messaggio sul gruppo Whatsapp. Respinge al mittente le accuse il presidente della società sportiva, José Luis Surace, che, pur ammettendo la selezione a favore dei ragazzini meglio preparati, rimarca come sia stata, comunque, proposta un’alternativa alle famiglie. L'increscioso episodio di cui parlano mamme e papà ha riguardato, in particolare, le annate Primi calci 2014 e 2015. A seguito di una riorganizzazione tecnica, il team ha deciso di escludere molti bambini dalla squadra «in quanto considerati tecnicamente inferiori ad altri» sottolineano i genitori. Fatto ancora più grave, è che la “bocciatura” sarebbe stata accompagnata dalla frase «tanto se lo tieni iscritto non lo facciamo giocare» indirizzata alle famiglie che rivendicavano l'iscrizione già effettuata.

«Ora che lo sport imponga la meritocrazia-hanno scritto papà e mamme-, non si discute, ma ciò che fermamente si respinge è il metodo: a 8-9 anni un bambino, che tale è, non ha gli strumenti cognitivi per comprendere tali decisioni e a questa età la discriminante della bravura per determinare il restare o meno in squadra appare fuori da ogni logica e minimamente si confà a quella che si presenta come una scuola calcio. Ne consegue, quindi, che oggi in tale società e, inevitabilmente, nella città di Rivarolo, non sia possibile imparare a giocare a calcio; preclusione del diritto allo sport che costituisce un notevole disservizio per l'intera collettività».

«Siamo spiacenti- ha replicato il presidente della società, Surace-. Abbiamo dovuto dare priorità ai ragazzi che ci sembravano più pronti. Purtroppo, abbiamo una situazione dei campi a Rivarolo che non ci permette di prendere tutti i bambini e siamo obbligati a scartare quelli in eccesso. A questi bambini, però, abbiamo prospettato una soluzione costituendo una nuova società, la Usd San Giorgio, a noi collegata, e dove potranno giocare negli impianti locali». Sulla delicata questione, il primo cittadino, Zucco Chinà, ha convocato una riunione tra le parti per oggi, venerdì 2, a Palazzo Lomellini.

«Non desideriamo sostituirci alle decisioni della società- ha precisato il sindaco-, della quale comprendiamo ragioni, dinamiche e scelte dettate dalla contingenza, di contro ci spiace per i bambini che non possono praticare il loro sport preferito in città». Notizie dell’ultima ora parlano di una soluzione: l’uso dei campi di via Merlo come palestra per i bambini esclusi perché, potenzialmente, non fenomenali a tirar calci ad un pallone. Ma la figuraccia mondiale ormai è stata fatta.

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