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Elmetto&trincea

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Si, lo so, la parola elmetto richiama alla mente il periodo poco felice con Gattuso in panchina, ma penso che ormai la misura sia colma.

Abbiamo dato credito a questi parvenu calcistici che non hanno, purtroppo, capito con cosa hanno a che fare e quali sono i reali valori che dovrebbero difendere e salvaguardare. Del resto, da uno che arriva e porta allo sfinimento la trattativa per il rinnovo del contratto di Maldini (fresco di scudetto) salvo poi defenestrarlo con uno scarno comunicato nemmeno 12 mesi dopo, non è che ci si possa aspettare granchè.

Eppure, anche dopo il licenziamento di Maldini, sempre in nome dei tempi che stiamo vivendo, di un calcio sostenibile e di un processo che, almeno a sentire sempre i parvenu di cui sopra, dovrebbe portare nuovamente il Milan nel gotha del calcio, abbiamo pazientato.

Abbiamo digerito l’investitura e la promozione a COACH di un morto vivente che andava esonerato nel Gennaio 2023, abbiamo soprasseduto a tantissime fregnacce come l’ormai famosissimo GLI, gruppo di lavoro integrato, alla promozione di totali incapaci in ruoli che non gli appartengono e adesso è arrivato il momento di fare i conti.

Si, adesso i nodi sono arrivati al pettine. Una stagione disastrosa sotto tutti i punti di vista, tranne il bilancio (l’unica cosa che evidentemente importa alla società), ci ha portati a sentire sempre i soliti peana, stavolta purtroppo dalla bocca dei diretti interessati e non dalle penne dei pennivendoli che popolano la galassia della stampa rossonera.

Siamo arrivati a maggio senza avere pronto un piano B per l’allenatore della stagione 24/25 nel caso in cui Pioli avesse fallito tutti gli obiettivi stagionali. Certo, bisogna poi considerare che gli obiettivi societari spesso non corrispondono agli obiettivi del tifoso, ma in ultima analisi una proprietà, una dirigenza ed una squadra devono rispondere a quello che è il cliente del calcio, appunto il tifoso.

È figlia di questi giorni, sempre a proposito dell’allenatore, la querelle NOPETEGUI, con la solita stampa che sbandierava l’accordo ad un passo, salvo poi fare dietrofront quando la tifoseria si è ribellata augurandosi ben altri nomi per la nostra panchina. Post derby scudetto (per l’Inter ovviamente, mica noi ci abbassiamo a gareggiare per questi fastidi chiamati trofei) sono usciti un sacco di nomi, tutti accomunati dall’essere una totale SCOMMESSA e non, come vorrebbe appunto il tifoso, una CERTEZZA di competizione. Tutti questi nomi di allenatori sono di gente, che, come dice un mio caro amico, dovrebbe pagare per entrare a Milanello e non essere pagata per lavorarci.


Nulla contro di lui, ma abbiamo bisogno di ben altro!

Ad oggi, e lo dico con la morte nel cuore visto che spesso in passato sono stato il primo a dire “fosso scampato”, soprattutto dopo alcune uscite poco felice post eliminazioni europee, l’unica certezza di competizione (attenzione, competizione, non vittoria, perché la certezza di vincere purtroppo non ce la potrà mai dare nessuno) la darebbe un solo nome: Antonio Conte.

Non sto qui a scrivere tutti i motivi per cui lui sarebbe la figura ideale per noi, piuttosto discuto il fatto che, a quanto pare, la società non starebbe nemmeno lontanamente valutando il suo profilo, nascondendosi dietro il suo esoso compenso e le presunte folli richieste in sede di calcio mercato. Ecco, sappiamo tutti invece che le ragioni sono ben altre, e cioè che la società non vuole mettersi in casa uno che vuole vincere e che per farlo sarebbe disposto a sputtanare urbi et orbi dirigenza e proprietà, distruggendo l’armonia del GLI (che a quanto pare riesce a lavorare solo se c’è amore e pace).

In tutto questo mi tocca anche sopportare le uscite del nostro presidente su Maldini, che avrà tutti i difetti di questo mondo, ma almeno il credito nel mondo del calcio se lo è duramente sudato e guadagnato e non si è mai attaccato a nessuna poltrona, sport nazionale in cui pare eccellere il nostro Stadioni.

Per non parlare poi dell’AD che si permette di andare in televisione e sfoggiare un sorriso a 64 denti condito da una boria ed un’arroganza degne del miglior Condor. Con la differenza che al caro geometra molte cose sono state perdonate nel nome di un ventennio vissuto sulla cima del mondo calcistico, mentre il nostro attuale AD non ha nessun curriculum calcistico e\o di vittorie o trofei a giustificare questi atteggiamenti.

Tralascio di commentare alcune dichiarazioni dei nostri giocatori, figlie forse del fatto che la squadra al momento non ha una guida carismatica né in campo né in panchina.

Tornando quindi al titolo del pezzo, è arrivato ormai il momento di tornare in trincea e combattere per difendere i valori del milanismo, di una squadra che deve poter essere allenata da un allenatore vero e diretta\gestita da gente che sa cosa è il calcio e non lo confonde con un bilancio consolidato. Dobbiamo lottare perché si rendano conto che non hanno a che fare con 4 sprovveduti che intendono subire passivamente questo processo di spersonalizzazione della passione rossonera. Dobbiamo lottare perché finalmente si torni a gestire il Milan per farlo REALMENTE competere, e non solo a parole, per tornare nel gotha calcistico. Gotha calcistico che nessuno di noi vuole come una sorta di wild card (quelle le lasciamo ad altri) ma che si deve guadagnare attraverso il sudore della maglia sul campo.

Questa proprietà deve sapere che ormai l’aspettiamo al varco, sull’allenatore in PRIMIS e su tutte le altre scelte che ne conseguiranno subito dopo. Devono sapere che hanno a che fare con un popolo incazzato e pronto a difendere la propria squadra, lo stesso popolo che sulla base di quattro prestazioni buone ha scoperto il fuoco che covava sotto la cenere riempendo San Siro ad ogni partita negli ultimi 3 anni.

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