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Otto anni da guerriera nella battaglia alla Sla: si è spenta Debora, sorella di Moira Placchi

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Otto anni da guerriera nella battaglia alla Sla: si è spenta Debora, sorella di Moira Placchi

MANTOVA. Dopo otto anni di lotta, una lotta da guerriera contro una malattia terribile, si è spenta oggi (24 settembre) Debora Placchi, 50 anni, sorella gemella della nota calciatrice, ex Nazionale, Moira. Debora, sposata con Arturo, viveva a Bigarello, come tutta la famiglia Placchi.

Lottava contro la Sla, la Sclerosi laterale amiotrofica che aveva colpito anche Marco Sguaitzer. Una malattia degenerativa contro la quale ancora la ricerca non ha trovato una cura. Moira, per stare accanto alla sorella gemella ed aiutare la famiglia ad accudirla, un paio d’anni fa si era ritirata dal mondo del calcio, sia giocato che come tecnico. «La felicità di Debora era la mia, dovevo fare una scelta» aveva detto allora.

La famiglia era consapevole del doloroso percorso e dell’epilogo della malattia di Debora. Da un paio di anni era tracheotomizzata «una condizione che, purtroppo, non può essere tollerata a lungo» ci ha raccontato Moira commossa. «Mia sorella è stata una guerriera, ma la situazione è andata via via peggiorando e lentamente si è spenta». Un calvario per Debora, che nella foto del necrologio appare in abito da sposa, bellissima, sorridente; un calvario per la famiglia.

Moira, responsabile in una fabbrica della zona, la sera dopo il lavoro e il finesettimana era con lei; il marito, la madre e l’altra sorella, Lorella, il resto del tempo. Una famiglia unita, segnata dal dolore - la perdita della sorella Monica nel 1988 e del padre Roberto, stimato sindacalista nel 2012 - che non si è mai arresa e si è stretta ancor più forte, di fronte all’ennesima battaglia.

Il momento di dolore è forte, servirà tempo per riprendersi, ma Moira non esclude di riconsiderare la sua grande passione, il calcio. Due anni fa, aveva fatto in tempo ad affiancare per sei mesi l’allenatore titolare del Femminile Mantova, formazione di serie C, con cui era anche scesa in campo da giocatrice.

«Ma non riuscivo a sostenere tutto, il fine settimana o allenavo o stavo con mia sorella. Lei per me era tutto, la sua forza era la mia, ho scelto lei». Ma il calcio è stato il suo più grande sogno realizzato, lei che in Nazionale ha visto il mondo, e resta ancora il suo obiettivo. «Mi piacerebbe tornare ad allenare, il mondo del calcio femminile, trascinato anche dalla attuale Nazionale, è in fermento, ci sono molte squadre anche nella nostra provincia. Chissà, potrei riconsiderare l’idea di mettere a frutto la mia esperienza».

Ma ogni idea ha il momento giusto per essere ripresa in mano. Adesso è quello del dolore e della vicinanza alla famiglia. Una famiglia che si stringerà per l’ultima volta intorno a Debora domani, partendo dalla Casa Funeraria Maffioli, in Strada Circonvallazione Sud a Levata, per la chiesa di Stradella, con inizio della messa alle 10. La famiglia chiede di devolvere eventuali offerte all'Associazione Marco S. - No alla Sla - onlus.
 

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