Notizie

In cerca di una fede come Dio comanda

0 0
In cerca di una fede come Dio comanda


La disaffezione nei confronti del cristianesimo, in Europa, è un dato acquisito. Stando ai numeri e alle analisi di sociologi e antropologi, il tempo della religione sembrerebbe finito. Invece, specialmente in momenti di crisi esistenziali come quello in cui viviamo, c'è un ritorno alla spiritualità. Un nuovo modo di approcciarsi alla Chiesa meno secolare e più intimo, verso valori più saldi a cui aggrapparsi.

Diego Armando Maradona, nel 2010, disse di Lionel Messi: «Gioca a calcio come Gesù». Non sappiamo se sia vero, ma di certo per molti tifosi il pallone è una sorta di religione. Il problema, però, è che da un po' di anni a questa parte i riti officiati da Messi e compagni godono di molto più pubblico rispetto a quelli della Chiesa di Cristo. La disaffezione nei confronti del cristianesimo, in Europa, è purtroppo un dato acquisito, di cui abbiamo addirittura prove fisiche: le chiese scompaiono letteralmente, chiudono a vengono sostituite. Lo ha raccontato molto bene Giulio Meotti in un libro inquietante, La fine dell'Europa. Nuove moschee e chiese abbandonate (Cantagalli). «Uno scempio all'apparenza pacifico e indolore sta avendo luogo nel cuore della nostra Europa e nelle capitali della sua cristianità, da Parigi a Londra» scrive il giornalista. «Ovunque le grandi chiese della cristianità, cattolica e protestante, sono trasformate in appartamenti di lusso per soddisfare gli appetiti di businessmen in cerca di qualcosa di speciale». In Germania, nell'arco di una decina d'anni, sono state chiuse 515 chiese. Nel Regno Unito una ventina ogni anno sbarra i portoni. In Italia non va meglio: come ha documentato Panorama, tra il 2018 e il 2019 hanno chiuso quasi cinque chiese ogni mese.

Sono le conseguenze della secolarizzazione, dirà qualcuno alzando le spalle. Del resto già nel 1966 l'antropologo Anthony Wallace spiegava che «il futuro evolutivo della religione è l'estinzione». Quanto al «tramonto del clero», Ivan Illich - grande pensatore che a sua volta abbandonò l'esercizio pubblico del sacerdozio - già ne aveva sentore nel lontanissimo 1959. L'editore Neri Pozza ha appena pubblicato il primo volume delle sue opere complete, Celebrare la consapevolezza, in cui si può leggere un articolo uscito nel 1967 sulla rivista di sinistra The Critic. «La Chiesa istituzionale è in crisi» scriveva Illich. «Proprio le persone dalla cui lealtà e disciplina dipende l'efficienza della sua struttura la vanno sempre più numerose abbandonando. Queste "defezioni" erano relativamente rare fino all'inizio degli anni Sessanta. Oggi sono comuni. Domani potrebbero essere la regola». Difficile sostenere che avesse torto.

Secondo la lettura (un poco superficiale, va detto) del celebre teorico della decrescita, Serge Latouche, in Occidente la religione cristiana è stata sostituita da una nuova fede: quella nell'economia. Che passa attraverso una cieca fiducia nel progresso. Il quale, spiega Latouche, agisce «essenzialmente contro la religione, di cui prende il posto» (lo scrive in Come reincantare il mondo. La decrescita e il sacro, fresco di pubblicazione per Bollati Boringhieri). Dunque il tempo della fede è semplicemente finito? A giudicare dai numeri e dalle analisi di sociologi, antropologi e filosofi si direbbe di sì. Eppure la faccenda è molto, molto più complicata di quanto appaia. Quanto accaduto nelle ultime settimane con l'esplosione dell'epidemia di coronavirus lo dimostra: le parrocchie sono a mezzo servizio, le messe sospese. Eppure mai come in questi giorni uomini e donne - non soltanto cristiani praticanti - si interrogano sul mistero dell'esistenza, avvertono nel petto domande pressanti a cui vorrebbero dare risposta, e sono in tanti a rivolgersi alla Chiesa per trovare conforto. La secolarizzazione, dopo tutto, non ha trionfato.

È dall'inizio degli anni Duemila che Peter Berger, sociologo di fama internazionale, sostiene di aver cambiato idea riguardo alla scomparsa della fede: parla di desecolarizzazione e ritorno del sacro. Non è certo l'unico. Il saggio di Rodney Stark Il trionfo della fede: perché il mondo non è mai stato così religioso (Lindau) è uscito in Italia nel 2017. Questo libro non documenta certo - perché non può - un ritorno di massa verso la pratica religiosa. Però mostra l'esistenza di un bisogno potente, di cui ha dato conto anche Massimo Introvigne. «In alcuni Paesi dell'Europa Occidentale la maggioranza della popolazione, soprattutto dei giovani, si dichiara "spirituale ma non religiosa"» ha spiegato lo studioso qualche anno fa. «La nozione di "spiritualità" è ambigua: spesso la si usa al posto di "religione" solo perché intimiditi dalla scarsa popolarità mediatica della religione. La religione istituzionale subisce la concorrenza di esperienze non istituzionali e "religioni implicite" vissute come sufficienti a soddisfare l'esigenza di contatto con il sacro: la meditazione, il fitness, certi tipi di diete, il culto secolare delle celebrità. Per alcuni anche lo sport è vissuto come una religione». Sulla stessa linea si è posto di recente anche Alain de Benoist, che ha ben descritto l'attuale «supermarket delle religioni» in cui proliferano credenze di vario tipo.

La sensazione è che esistano alcune tendenze di cui tenere conto: da un lato, le incertezze della contemporaneità provocano una richiesta di fede e di risposte forti sempre maggiore. Dall'altro, sulla Chiesa cattolica pesa una annosa opera di screditamento (a cui talvolta il clero ha dato una grande mano). «Dal 1991 (caduta dell'Unione Sovietica, ndr) in poi, in tutto il mondo si è manifestata una forte ripresa religiosa» spiega Claudio Risé. «Le Chiese cristiane tradizionali più importanti, come quelle cattoliche europee o quelle protestanti, hanno invece continuato a perdere fedeli perché erano esse stesse impegnate nella "secolarizzazione", nel mondanizzare l'esistenza e svalutare e desacralizzare le pratiche religiose tradizionali, che però sono proprio quelle che più interessano e motivano le persone in questo ritorno al mondo trascendente. Il fatto è - detto semplicemente - che le persone amano Maria e suo Figlio. Credono nel Crocefisso, anche perché lo sono un po' anche loro. Prova a doverti guadagnare da vivere tutti i giorni, poi vedrai se non ci credi, nel Crocefisso: lo conosci (quasi) come te stesso. Non si tratta di una "torsione clericale", come dice intorcinandosi il gesuita Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, ma di esperienza di vita vissuta. La gente ne ha abbastanza di materialismo, secolarizzazione, morte di Dio e simili».

La «domanda di sacro» è sempre più evidente a vari livelli, anche se talvolta sgangherata. Film, serie tv e libri che abbiano come argomento la fede o la figura di Cristo spuntano come funghi. Particolarmente interessante, tra le più recenti, è Messiah, che si può vedere su Netflix. Come dice il titolo, immagina l'avvento di un nuovo Messia molto moderno e molto affascinante, fin troppo. Un uomo capace di rispondere alle carenze spirituali del nostro tempo (si scoprirà nella seconda stagione che uso farà il nuovo messia dell'enorme seguito ottenuto in tutto il mondo). Sul versante letterario, è suggestivo l'esperimento di Amélie Nothomb, che in Sete racconta la vita di Cristo - nientemeno - ma concentrandosi solo sul lato umano del figlio di Dio.

Poi ci sono i numeri. Il sociologo Franco Garelli ha appena dato alle stampe per il Mulino una corposa ricerca intitolata Gente di poca fede. Il sentimento religioso nell'Italia incerta di Dio. Sapete che cosa emerge dal testo, in estrema sintesi? Che la disaffezione verso la Chiesa, nonostante lo sbandierato successo di Francesco, non accenna a spegnersi. Tuttavia «la maggioranza degli italiani dichiara di avvertire la presenza di e la protezione di Dio nella propria vita, circa la metà tende a "leggere" in chiave religiosa alcune vicende dell'esistenza, quasi il 30 per cento riconosce di aver ricevuto nel corso degli anni una grazia o dei favori divini». Impressionante, vero? Il punto è: che uso faranno le autorità ecclesiastiche di tutto questo nei prossimi anni? Molti, nelle gerarchie cattoliche, sembrano incentivare il «rapporto personale con Dio» tipico della fede protestante. Ma potrebbe rivelarsi un gravissimo errore. Come ha notato anche Antonio Socci (Il dio mercato, la Chiesa e l'anticristo, Rizzoli) i fedeli tornano all'ovile non dove la Chiesa tende a secolarizzarsi o ad ammorbidirsi. Ma dove essa rimane salda nei suoi valori. Dopo tutto, quello che molti vanno cercando è un pensiero forte. Una religione come Dio comanda.

Загрузка...

Comments

Комментарии для сайта Cackle
Загрузка...

More news:

Read on Sportsweek.org:

Altri sport

Sponsored