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Tom Daley, l’olimpionico dei tuffi che porta il crochet a bordo piscina

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Tom Daley e la maglia
Tom Daley e la maglia
Tom Daley e la maglia

C’è una foto che viene da Tokyo e sta facendo il giro del web anche se rappresenta uno «sport» non olimpico, anche se è un campione olimpico a farlo. Tom Daley, oro pochi giorni fa nei tuffi sincro dalla piattaforma 10 metri insieme a Matty Lee, aspetta la gara individuale guardando i compagni e le compagne e facendo la maglia. Sì, il crochet è la tendenza di moda di questa stagione e il tuffatore britannico è stato contagiato.

La sua passione è nata durante i lockdown che si sono susseguiti negli ultimi due anni. Gli è piaciuto talmente tanto che lui, già seguito da milioni di persone sui social e su Youtube, ha creato su Instagram un canale totalmente dedicato a questa sua nuova passione.

Tom Daley è tipo che racconta molto della sua vita privata sui social e non teme i giudizi degli altri. Il suo coming out, che risale è al dicembre 2013, è uno dei più noti di sempre, non solo nel mondo dello sport. Lo disse con un video su Youtube: «Mi sono innamorato di un ragazzo».

Era già un personaggio famosissimo: la prima Olimpiade a 14 anni a Pechino nel 2008, a 15 anni campione del mondo a Roma nel 2019, a Londra nel 2012 il bronzo individuale. Questa è solo la storia sportiva di questo 27enne nato a Plymouth e da anni stabilmente a Londra.

Da ragazzo era il padre, elettricista, a seguirlo a tutte le gare nonostante gravi problemi di salute. Per un tumore al cervello è morto, poco più che quarantenne nel 2011. Da allora Daley sostiene associazioni di beneficenza per la lotta al cancro, da allora ricorda sempre il padre dicendo che spera di essere un padre bravo quanto lo è stato lui.

Tom ha un figlio, Robert, che si chiama come suo padre. Ha tre anni ed è nato grazie alla maternità surrogata. È stata questa la via scelta insieme al marito, Dustin Lance Black, sceneggiatore premio Oscar per il film Milk e attivista per i diritti Lgbt, che ha vent’anni più di lui e lo ha seguito a Londra lasciando Los Angeles.

Il tuffatore inglese racconta sé stesso sempre. Fa delle sue passioni delle mode. Fa yoga, medita, cucina e adesso lavora a maglia. Racconta che si butta a capofitto nelle cose. Da un tuffatore non ci si poteva aspettare altro. La competizione è il suo pane, in qualsiasi campo, e qualsiasi cosa faccia lo fa al massimo. Il marito e il figlio ne sanno qualcosa: hanno entrambi un armadio pieno di capi fatti a maglia. Anche la sua medaglia d’oro ha già un contenitore a cinque cerchi fatto con i ferri.

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