L’addio ad Antonio Callegher icona del ciclismo canavesano
RIVARA. «Hai vissuto la tua passione fino all’ultimo. Sei stato un grande dello sport e nella vita, Toni. Fai buon viaggio».
La frase di Giovanni Ellena, direttore sportivo di lungo corso del ciclismo professionistico e uomo profondamente legato al Canavese, racchiude meglio di ogni altra l’essenza di Antonio Callegher, morto venerdì pomeriggio, 3 ottobre all’età di 92 anni, all’ospedale di Cuorgnè dove era stato ricoverato un mese fa. Ellena, che negli anni ha seguito corridori di talento internazionale e conosce bene le strade e le salite del territorio, ha voluto così rendere omaggio a un amico e a una figura che aveva fatto della bicicletta la sua vita. Era nato l’11 gennaio 1933 nel Trevigiano. Amava ricordare che condivideva giorno e mese di nascita con Franco Balmamion, campione canavesano, anche se di sette anni più giovane. Nei primi anni Cinquanta si era trasferito a Forno e successivamente a Rivara. In queste terre aveva costruito famiglia e amicizie, ma soprattutto aveva coltivato con dedizione quella passione che non lo avrebbe mai abbandonato: la bicicletta.
Da corridore, Callegher vestì le maglie della Vigor di Ivrea e dell’Ucab di Biella, fino ad approdare nel 1958 alla gloriosa Ucat di Torino. Con i colori del sodalizio torinese arrivarono i successi più prestigiosi: la classica Torino-Biella del 1958, il campionato piemontese di ciclocross nel 1960 e tanti piazzamenti che ne avevano fatto un corridore stimato.
«Non erano solo traguardi – ha ricordato il giornalista Franco Bocca – ma tappe di un cammino costruito sulla costanza, sulla fatica e sull’amore per le due ruote». Conclusa la carriera agonistica a metà degli anni Sessanta, Toni non smise mai di pedalare. Anzi, la bicicletta divenne ancora di più la sua compagna quotidiana. Nonostante il trascorrere del tempo, continuava a cercare le salite più dure e più belle. Fino a poche settimane fa affrontava con entusiasmo le rampe del Nivolet, la montagna che più di ogni altra rappresentava la sua sfida e il suo rifugio. Lì tornava con il sorriso di chi non considera la fatica un ostacolo, ma un modo per restare fedele a se stesso.
La notizia della sua scomparsa ha commosso profondamente l’ambiente del ciclismo canavesano e piemontese. Callegher non è stato soltanto un atleta, ma anche un dirigente appassionato, un uomo capace di trasmettere entusiasmo, una presenza sempre disponibile. Per questo oggi il dolore non appartiene solo alla sua famiglia, ma a un’intera comunità che si riconosce nel suo esempio.
Forno Canavese, Rivara e tutto l’Alto Canavese lo salutano con affetto. Restano i ricordi, le immagini delle sue imprese, le vittorie conquistate con sacrificio, ma soprattutto il messaggio di una passione che non ha conosciuto confini né età. Toni Callegher ha vissuto pedalando, e pedalando ha insegnato che lo sport è prima di tutto amore, dedizione e voglia di restare sempre in cammino. Non ci sarà funerale religioso. L’ultimo saluto al campione canavesano sarà possibile tributarlo sino al pomeriggio di oggi, lunedì 6 alla casa funeraria Pavese di Valperga, poi la salma proseguirà per il tempio crematorio di Mappano —