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Viscontea, la passione del ciclismo vintage Gregori: «Una moda iniziata con l’Eroica»

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ROVESCALA

Sabato e domenica è in programma La Viscontea, terzultima tappa del Giro d’Italia d’epoca, che rinverdisce i fasti del ciclismo eroico, con bici vintage che risalgono ai primi decenni del secolo scorso e arrivano fino agli anni '70-'80.

Sono sempre più numerosi gli appassionati che si avvicinano a queste manifestazioni, alla ricerca di avventura e divertimento.

«Sicuramente l’input è arrivato dall’Eroica, che ha avuto negli anni una visibilità anche televisiva – spiega Claudio Gregori, giornalista per tanti anni de La Gazzetta dello Sport, per cui ha seguito Giri, Tour e i principali eventi sportivi mondiali – Ma ad essere precisi la prima vera kermesse di questo genere risale addirittura al 1953, quando in occasione del 50° anniversario del primo Tour de France, venne organizzata una sfilata con bici d’epoca, cui parteciparono anche i "reduci" del Tour 1903. Sempre a proposito di Tour, quest’anno ricorrevano i 100 anni della vittoria di Ottavio Bottecchia, primo italiano a vincere sulle strade di Francia. Da Pordenone a Gemona del Friuli, si è tenuta una tre giorni con le bici pre Bottecchia, cioè quelle che venivano chiamate in francese le auto moto, antecedenti al 1927».

Il culto della bici risale a molto prima: «C’erano collezionisti di bici già nell’Ottocento – continua Gregori – il primo prototipo è stato brevettato nel 1816 dal barone Drais von Sauerbronn, da qui il nome draisina: era un mezzo senza pedali. Il salto di qualità arriva nel 1860, quando a Parigi Pierre ed Ernest Michaux aggiungono i pedali sulla ruota anteriore. Ha immediatamente un enorme successo: a Milano però le draisine sono vietate perché facevano rumore, si imbizzarrivano i cavalli e ci furono degli investimenti. La prima gara di velocipedi si tenne a Pavia il 19 maggio 1869 nella piazza d’Ami, dalle parti del Castello Visconteo, in occasione della fiera di Pentecoste: a partecipare furono i milanesi che non potevano correre nella loro città.L’altra svolta clamorosa nella Parigi-Rouen, disputata il 7 novembre 1869, vinta dal britannico James Moore, che era l’unico con le ruote con la gomma piena: le altre erano di legno o di ferro, con oscillazioni pazzesche. Ovviamente ora è cambiato tutto, compreso l'abbigliamento: la maglia di lana con le tasche di Coppi, che imbarcava aria e rallentava la sua corsa, è preistoria».

Sulle orme di questi protagonisti della nascita del ciclismo, sono cresciuti tanti appassionati che utilizzano i mezzi dell’epoca di Guerra, Girardengo, Malabrocca, Coppi o Bartali. Tanti di loro abitano nella nostra zona, come Luciano Guggiola di Robbio, Pietro Cordelli di Tortona e il pavese Mario Rovida, uno degli organizzatori de La Viscontea.

«Mi sembra giusto menzionare anche Silvano Croci, parmense di Langhirano, sempre presente alle nostre manifestazioni – spiega Rovida - il primo a vincere il campionato mondiale amatori vintage in Austria prima del Covid».

«Si arriva sui 2-3mila euro per una bici dal 1900 al 1920; i pezzi di ricambio sono rari e costosi, tanto che, molte volte, si ricorre a delle riproduzioni in acciaio dei componenti. All'inizio del secolo bisognava girare la ruota per cambiare rapporto, ma non tutti avevano questa possibilità: al Tour del 1925, il piemontese Bartolomeo Aimo vince la tappa Nizza-Briançon, affrontando la salita dell’Izoard a piedi, perché non aveva un cambio sufficientemente agile per affrontare l'ascesa. Proprio per ricordare l'eroismo di atleti come Aimo al castello di Luzzano sabato si terrà il primo campionato nazionale vintage cronoscalata agonistica con le bici dal 1900 al 1930».—

FRANCO SCABROSETTI

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