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Parigi 2024: Oro dal ciclismo su pista, impresa d’argento di Battocletti sui 10mila e quattro bronzi ad esaltarci

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Giornate come questa, in cui la pioggia di medaglie è talmente fitta da non sapere dove ripararti, danno il senso della misura dello sport e della grandezza dei Giochi Olimpici che, lo ripetiamo fino allo sfinimento, sono la massima esaltazione dello sport. Non esiste nulla di più grande. In totale sono sei le medaglie di giornate, un oro, un argento e quattro bronzi, tutte medaglie  che hanno dietro delle storie da raccontare che vanno oltre lo sport atterrando sul sentiero dell’umana dedizione che porta al successo. Ma è giusto andare per ordine, perlomeno di importanza del metallo di cui queste medaglie sono fatte.

Ed in tal senso non possiamo non partire dall’oro di giornata, quello targato Consonni-Guazzini nella Madison femminile, quella che una volta era chiamata semplicemente “Americana”, ovvero una corsa a punti che si svolgeva al Madison Square Garden e che poi è diventata una specialità a se stante che ha conquistato il mondo del ciclismo su pista. Queste due meravigliose ragazze hanno invece conquistato l’oro per l’Italia; una medaglia era già insperata, figurarsi quella più pregiata. Eppure questo è un duo che ha saputo vincere tanto nelle categorie giovanili, campionesse Europee e vice campionesse mondiali e che è riuscito a confermarsi anche nel ciclismo su pista dei grandi. Tatticamente le azzurre non hanno sbagliato davvero nulla, scegliendo i momenti giusti per piazzare i giusti colpi, guadagnando il giro nei confronti delle avversarie. Hanno capitalizzato l’occasione della vita nel migliore dei modi. Battute Gran Bretagna e Olanda, formazioni che con la pista hanno un discreto feeling. 

Un’altra che con la pista ha un discreto feeling si chiama Nadia, viene dal trentino e ha compiuto l’impresa più grande della sua vita, battendo gran parte del battaglione africano, abituato agli altipiani, per portare a casa, nel suo altipiano trentino, una medaglia di argento semplicemente sbalorditiva. Nadia Battocletti ha condotti i 10mila metri piani con la sagacia e l’astuzia di una veterana, battagliando con avversarie che fanno di questa gara il proprio territorio di caccia. Tecnicamente è forse la medaglia più importante colta dalla spedizione azzurra a Parigi perché porta questa specialità in un’altra dimensione, dimostrando a tutti sia che questa ragazza merita di stare con le migliori, sia che ha ancora anche ampi spazi di manovra e di crescita. Dominante nella specialità. 

Dominante lo era anche Antonino Pizzolato, detto Nino, siciliano col cuore grande come tutta l’Isola, capace di conferma il bronzo di Tokyo nel sollevamento pesi con la misura di 384 kg e che non disputava una gara importante da 28 mesi. Un infortunio alla schiena ne ha messo a rischio la carriera, ha conquistato la qualificazione olimpica proprio alla fine, ha messo in gioco tutto se stesso, passando dai -81kg ai -89kg, un cambio importante ma che non ne ha scalfito la determinazione. Determinata, leggiadra, fantastica è stata anche Sofia Raffaeli che ha conquistato la prima storica medaglia olimpica per l’Italia, nel concorso generale individuale. Non la gara che avrebbe voluto, per sua stessa ammissione, ma la gara che le ha permesso di mettere il punto esclamativo su un movimento, quella della ginnastica che tra, artistica e ritmica, ha raggiungo il livello dei migliori al mondo…e noi siamo lì. Dimenticavo, le Fate, tutte insieme, devono ancora gareggiare.

Ha gareggiato, sconfitto con rabbia, ma trovando un bronzo comunque importante, Simone Alessio che nel taekwondo, presentandosi da numero 1 al mondo aveva tutti i pronostici a favore. Come a Tokyo 2020, però, si stava materializzando un incubo dopo la sconfitta all’ultimo secondo contro l’iraniano Mehran Barkhordari. Quest’ultimo è poi approdato in finale, concedendo all’azzurro la chance del ripescaggio. Da quel momento si è visto finalmente il vero Alessio e per lui è arrivato un bronzo che profuma di liberazione, anche se non rende completamente giustizia al valore di questo atleta. E poi, a concludere una giornata di gioie e medaglie, ci ha pensato Andy Diaz, che ha fatto un vero e proprio triplo salto per arrivare da Cuba all’Italia, gareggiando per i nostri colori dopo tre anni dall’ultima gara per Cuba. Un triplo salto che lo ha portato in pedana nel salto triplo, dritto fino ad un bronzo bellissimo conquistato da un campione che, per fortuna, ha scelto l’Italia per vivere, gareggiare e vincere. Questo è solo l’inizio.

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