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C’è tanto Nord Est alle origini del fenomeno del ciclismo Pogacar

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C’è tanto Nord Est alle origini del fenomeno del ciclismo Pogacar

Alle origini del fenomeno del ciclismo Tadej Pogacar, che ha appena fatto doppietta Giro-Tour e non farà le Olimpiadi. E alle origini c’è tanto Nord Est con delle chicche mica da ridere. Il talento è eccelso, si sa, talent scout, come bene sanno fare in Slovenia per tutti gli sport, andarono a Komenda e pescarono il fratello Tilen che però confessò: «C’è anche Tadej, lui va più forte di me».

Prime gare e poi il debutto oltre confine. Fragoroso. Nel 2015 il Giovin Taddeo da Allievo arriva terzo a Monfalcone alla Coppa Montes. Nel 2016 maglia Radenska, l’acqua minerale iconica nell’ex Jugoslavia, va al Giro della Lunigiana, una specie di mondiale della categoria juniores, e domina. E qui entrano in scena il Friuli e in particolare le Valli del Natisone, dove la lingua slovena è di casa.

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Poco lontano da Cividale c’è il Trofeo Valli del Natisone categoria juniores sponsorizzato dalla Banca di Cividale, che non c’è più perchè inglobata da Sparkasse. Il 9 ottobre Pogacar va in fuga tutto il giorno, domina su tutti i gran premi della montagna, viene ripreso e, sempre seduto, andate a vedervi i video sui nostri siti, batte tutti. Poi alla fine dice, con un ottimo inglese e inconfondibile accento sloveno, ora decisamente sfumato: «È per me una grande vittoria, è stata una gara super sono orgoglioso di averla vinta».

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Si preparava ai Mondiali di Doha l’appena 18enne Tadej, che fulminò Simone Quargnal (Danieli), ora uscito dai radar del ciclismo («mi ha battuto uno fortissimo», disse) e anche Samuele Battistella, di Castelfranco Veneto, che tre anni dopo ad Harrogate sarebbe diventao campione del Mondo under 23 e ora è pro all’Astana.

Altro giro altra gara, sempre in Friuli. Dopo il primo anno tra gli Under 23 con la Continental Rog-Ljubljana, in cui strabiliò gungendo quarto al Giro di Slovenia battendo navigati pro, Pogacar nel 2018, quindi a vent’anni prende confidenza con la maglia gialla, anche se per il momento con quella del Tour de l’Avenir, la Grande Boucle dei giovani che vince pur senza aggiudicarsi una tappa. Strano per uno che ne appena vinte sei no?

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Subito dopo lo sloveno sbarca al Giro del Friuli under 23, corsa che vinse in gioventù anche il grande Felice Gimondi, e stupisce tutti, dopo tre tappe e 470 km di gara con anche l’arrivo in salita sul Matajur, montagna in cui non vince perchè battuto dal colombiano Reyes, ma del resto anche Marco Pantani nel 1992 era stato battuto da Gilberto Simoni. Ricorda Andrea Cecchini presidente del Ceresetto società che organizza quella corsa: «Andava sempre in fuga, stava al vento, aveva già il piglio del capitano. Ricordo anche un ragazzo semplice ed educato».

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Tadej è un talento troppo abbacinante, la storia è nota. Giuseppe Saronni, all’epoca team principal della Uae, si fida di chi lo consiglia e gli fa firmare un contratto nei pro. Lui, prima di chiudere con le giovanili, lascia il segno anche in Veneto. Qui ad aiutarci è il collega Sandro Bolognini, uno che ha il ciclismo nel sangue. Il 23 settembre 2018, nemmeno sei anni fa, al Trofeo Bianchin a Paderno di Ponzano, Pogi vince l’ultima gara da Under 23. Sul Montello è lesto ad andare in fuga anche con Nicola Bagioli (Colpak), poi solo un paio d’anni tra i pro, e il francese Clement Champoussin (Chambèry) adesso all’Arkea. Vince in volata con un colpo di reni.

Già nel maggio successivo sarà il più giovane pro a vincere una gara a tappe del World Tour, il Giro di California. In settembre sarà terzo alla Vuelta. Dodici mesi dopo, l’anno del Covid, vincerà il primo Tour con una rimonta epocale su Roglic nell’ultima crono.

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