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Ciclismo, Giro d’Italia. Andrea Pietrobon promette altre fughe:  «Attaccherò ancora»

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Ciclismo, Giro d’Italia. Andrea Pietrobon promette altre fughe:  

«Attaccherò ancora»

Il Giro d’Italia ha concluso la sua prima settimana e tra qualche giorno approderà sulle Dolomiti, con le tappe della Val Gardena, del Passo Brocon e di Sappada, prima del gran finale della Alpago – Bassano del Grappa, con due volte la scalata del monte sacro alla patria.

Il Giro d’Italia numero 107 che nella prima settimana ha visto tra i protagonisti assoluti proprio un corridore dolomitico, Andrea Pietrobon. Nelle nove tappe fin qui disputate, il venticinquenne cadorino del Team Polti Kometa, alla sua prima corsa rosa, è stato uno degli attaccanti di maggior incisività, protagonista di tre fughe, tutte spettacolari e a lunga gittata. In una, la Genova – Lucca di mercoledì, è stato in lotta per la vittoria fino a poche decine di metri dalla linea d’arrivo, concludendo terzo, suo miglior piazzamento da quando è professionista.

UN SOGNO PAZZO

Domenica, nella Avezzano – Napoli, insieme a Mirco Maestri, il trentaduenne “tutor” della formazione italo spagnola guidata da Ivan Basso e Alberto Contador, il passista scalatore di Tai ha cercato di far saltare il banco (dei velocisti), andandosene poco dopo il via e pedalando per 185 chilometri attraverso l’Abruzzo, la Ciociaria e la Campania. Un sogno pazzo, una missione impossibile, un progetto poco fortunato: la si può vedere come si vuole, resta il fatto che coraggio, gambe e fantasia il “fuggitivo” Pietrobon ne ha da vendere.

«Di fatto la nostra fuga è terminata ai meno 20 dal traguardo di Lungomare Caracciolo», spiega Pietra. «Era scritto che doveva finire così? Sì e no. Nel senso che il finale non era proprio per i velocisti. Era un finale bastardissimo, con tante curve, salite, discese, asfalto non bellissimo e quindi terreno adatto a colpi di mano o a favorire eventuali atleti in avanscoperta. Io e Mirco siamo partiti con l’idea di portare via un gruppetto per cercare di anticipare gli uomini jet e giocarci le nostre carte nel finale. Invece, ci siamo ritrovato io e lui: a quel punto, abbiamo deciso di proseguire, cercando un po’ di visibilità. Non è stata una passeggiata: farsi 185 chilometri con vento in faccia non è uno scherzo».

L’ULTIMO KM DI LUCCA E IL TERZO POSTO

La tappa più bella delle nove è stata - ça va sans dire – la Genova – Lucca, con quello scatto all’ultimo chilometro che ha fatto urlare mezza provincia di Belluno e che è stato stoppato da Benjamin Thomas e Michael Valgren a un centinaio di metri dalla gloria.

«Ho provato a giocare d’astuzia, ai -500 ho avuto la sensazione di potercela fare, alla fine la vittoria è sfuggita per poco, ma sono contento di aver ottenuto il primo piazzamento importante da professionista», racconta Pietrobon. «Le ore successiva sono state intense come quelle pedalate: ho ricevuto talmente tanti messaggi che non sono riuscito a rispondere a tutti. Faticoso ma bellissimo. Così come bellissimo il calore della gente lungo le strade: non mi era mai capitata una cosa così. L’incitamento della gente ti fa passare anche il mal di gambe».

GIORNO DI (POCO) RIPOSO

Ieri il Giro ha osservato il primo giorno di riposo. Riposo relativo.

«Ho pedalato qui a Napoli per una trentina di chilometri, giusto per far muovere la gamba. Ma sono – siamo – andati a tutta: tra la sistemazione delle cose che non riesci a tenere in ordine nei giorni di gara, massaggi, interviste, video e fotografie, non è stata una giornata affatto tranquilla».

TRA GAMBE DOLORANTI E TAPPE MOSSE

Come dice Ivan Basso, saranno poche le squadre che riusciranno a vincere una tappa a questo Giro fin qui fagocitato da Pogacar e la Polti Kometa vuole essere una di queste poche. Andrea andrà a caccia di tappe mosse.

«Il bilancio fin qui è buono, con tre fughe centrate a un podio ottenuto. Spero di proseguire così, anche se le gambe cominciano ad essere doloranti e un gara di tre settimane è per me un'incognita. Sono e siamo motivati. Abbiamo Davide Piganzoli da sostenere per quanto riguarda la classifica (il lombardo è sedicesimo, ndr) e Giovanni Lonardi per le volate. Gli altri sei potremo giocarci le nostre carte di volta in volta: nelle tappe dure cercherò di non finirmi e di preservare più energie possibile, in quelle mosse cercherò di andare di nuovo all’attacco. Aggressività è la nostra parola d’ordine».

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