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Ciclismo, Fabio Aru doveva essere il dopo-Nibali. Ora cercasi giovani disperatamente

Era nell’aria già da diverse stagioni, ora è definitivamente terminata un’era per il ciclismo italiano. Vincenzo Nibali, vincitore di tutte e tre le grandi corse a tappe, ormai è giunto alla soglia delle 36 primavere e non è più performante in chiave podio nei grandi giri. L’attesa alle sue spalle era tutta per il compagno-rivale Fabio Aru: il sardo, dopo la vittoria della Vuelta del 2015, sembrava pronto ad esplodere, invece si è arenato, terminando praticamente la carriera in modo anonimo (ha annunciato ieri il ritiro).

Il Bel Paese non ha seminato al meglio in chiave corse a tappe e dunque, con i due isolani che alzano bandiera bianca, si trova un vuoto gigantesco da assorbire. Alle loro spalle infatti c’è stato per qualche anno il nulla: salvo occasioni sorprendenti (come può essere la seconda piazza di Damiano Caruso all’ultimo Giro d’Italia), nessuno scalatore azzurro è riuscito ad affermarsi al top.

Cercasi giovani disperatamente per gli italiani che dovranno iniziare assolutamente un nuovo ciclo. L’unico pronto per il salto di qualità al momento sembra essere Giulio Ciccone, in procinto di partire verso la Vuelta da capitano: già un punto di svolta importante per la carriera dell’abruzzese della Trek-Segafredo che dovrà decidere cosa fare da grande. 

I talenti non mancano, ma bisognerà riuscire a coltivarli al meglio. Corridori come il campione italiano al cronometro Matteo Sobrero, o atleti ancor più giovani come Giovanni Aleotti ed Antonio Tiberi stanno venendo fuori molto bene, dimostrando caratteristiche eccellenti: fondamentale sarà non sprecare tutto e sviluppare al meglio le proprie qualità.

Foto: Lapresse

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