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Non è vero ma ci credo

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Tutti conosciamo Mihail Tal per le sue strabilianti partite d’attacco, le sue magiche combinazioni destinate a creare posizioni inestricabili in cui solo il “Mago di Riga” riusciva a venirne a capo scatenando i suoi terribili attacchi e gettando nel panico gli sbigottiti avversari.
Tuttavia, forse non tutti sanno che Tal è stato anche un fantastico giornalista e scrittore, autore di numerosi testi scritti con passione e fine umorismo. I suoi libri si leggono con grande piacere; egli riesce a cogliere i risvolti psicologici delle sfide sulla scacchiera e a rendere umanamente comprensibili anche al grande pubblico i momenti cruciali delle sue famose partite. Uno di questi libri, che mi è capitato di sfogliare recentemente, è “Tal Magia dell’Attacco”, scritto assieme a Jacob Damskij in cui il grande maestro di Riga ripercorre le fasi cruciali della sua carriera e commenta con stile dinamico e spigliato numerose partite. Spesso vengono descritti i retroscena più interessanti degli incontri che aiutano a comprendere gli stati d’animo dei protagonisti, le scelte di gioco nei momenti decisivi e la genesi di tante fantastiche creazioni.
Ed è proprio sul Tal scrittore, sagace e acuto osservatore, che intendo ora soffermarmi. Una premessa: mi sono sempre chiesto come mai un talento così grande possa essere stato sconfitto nettamente nel match di rivincita disputato nel 1961, appena un anno dopo la conquista del titolo.
Il Tal che aveva sconfitto Botvinnik nel 1960, diventando a 23 anni campione del mondo, aveva incantato il mondo degli appassionati dimostrando una netta superiorità sul suo avversario in tutte le fasi di gioco e lasciando presagire (considerata anche la non più verde età di Botvinnik) che sarebbe rimasto a lungo sul trono scacchistico mondiale (al tempo la stella di Fischer era solo da poco apparsa all’orizzonte).
Ebbene, scherzosamente, lo stesso Tal fornisce inizialmente due divertenti anche se poco convincenti spiegazioni della sua cocente sconfitta.
La prima, davvero curiosa, riguarda la presunta (e mai documentata) intolleranza di Botvinnik alle … canzoni napoletane!
Infatti, in occasione del primo incontro l’allora campione del mondo e lo sfidante avevano alloggiato presso lo stesso albergo, l’Hotel Mosca, probabilmente in stanze adiacenti e qui il secondo di Tal soleva rallegrare Tal cantando a squarciagola (saremmo curiosi di sapere se Koblentz fosse o meno intonato) canzoni napoletane prima di ogni partita.
Non sappiamo quali, Tal non lo dice, ma possiamo immaginare che fossero brani in cui occorreva fare sfoggio di una voce forte, tenorile (proviamo a indovinare: “Core ‘ngrato, O’ sole mio, I’ Te vurria vasà”?). Fatto sta che nel match di rivincita Botvinnik (il quale verosimilmente amava la musica classica oppure deve aver considerato le esibizioni canore del team del suo rivale come un vero e proprio tentativo di stalking, chissà) cambiò albergo per evitare tali inconvenienti migliorando così, a detta di Tal, la propria performance.
Per quanto mi riguarda, da buon napoletano appassionato di quelle immortali melodie, la mia ammirazione incondizionata verso Tal, alla lettura di questo aneddoto, è aumentata a dismisura.
La seconda scusa poco “ufficiale” riguarda lo smarrimento di una matita portafortuna di Tal al termine dell’ottava partita del match, brillantemente vinta dallo sfidante che riportiamo al termine del nostro articolo.
Tal sospetta che sia stato un sostenitore di Botvinnik a compiere il misfatto ed ancora una volta, da buon napoletano seguace del motto “Non è vero, ma ci credo…” non posso che esprimergli piena solidarietà!

In realtà il gioco di Tal nel match di rivincita apparve a tutti stranamente incerto, egli giocò a corrente alternata ed in varie partite fu semplicemente irriconoscibile. In parte (lo ammise egli stesso) ciò fu merito del suo avversario che giunse all’incontro agguerrito, molto meglio preparato teoricamente rispetto al precedente match e disposto ad accettare, se necessario, posizioni tatticamente complicate. Ma lo stesso Tal scrive che egli non sottovalutò il suo avversario e che aveva svolto una preparazione non inferiore rispetto al primo incontro; tuttavia, aggiunge di essersi trovato impreparato a fronteggiare la metamorfosi tecnico-caratteriale di Botvinnik.
Alla fine, quasi si percepisce che il grande Mihail mal sopportò la pressione che derivava da un nuovo lungo match mondiale nel quale non partiva più da pericoloso outsider, ma da campione del mondo da tutti osannato come il talento più geniale apparso sulla scena scacchistica dopo Alechine. La conquista del titolo più ambito indubbiamente carica sulle spalle del detentore una mole enorme di responsabilità e la pressione può diventare intollerabile quando non si possiede il carattere di ferro, la disciplina rigorosa e la forza d’animo di un Botvinnik.

D’altro canto, la stella di Tal continuò a brillare a lungo e lui stesso ci dice che pochi mesi dopo la sconfitta nel match di rivincita contro Botvinnik vinse, senza accusare contraccolpi, il grande torneo di Bled (davanti a Fischer, un altro grandissimo che mal sopportò il peso della corona mondiale uscendo addirittura dalla scena agonistica a 29 anni) mostrando a tutti che il suo straordinario stile di gioco non si era affatto appannato.
Concludiamo ora mostrando una partita (l’ottava del match) giocata nello sfortunato incontro di rivincita in cui il campione di Riga infligge al suo avversario una sonora sconfitta.
Egli vinse 5 partite in questo match, una in meno rispetto all’incontro vittorioso del 1960, ma, ahimè, ne perse ben 10. A rivederla sembra che il campione in carica non abbia di fronte un vero e proprio monumento della storia scacchistica, ma un qualunque maestro intimorito davanti al “genio della scacchiera”, tanto appare schiacciante la superiorità del Mago di Riga (sarà stato per merito della famosa matita fortunata o per la cattiva forma di Botvinnik in quella giornata, non lo sapremo mai):


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