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Democrazia scacchistica

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In non mi ricordo quale libro lessi da ragazzo una curiosa storiella. Sembra che Alekhine, in viaggio da un torneo all’altro, avesse fatto sosta col treno in uno sperduto villaggio degli Urali. Qui, in visita al circolo del paese incontrò tre dilettanti che avevano appena iniziato una bizzarra sfida. Alekhine non riporta i cognomi dei tre giocatori ma sostiene di rammentare perfettamente i loro nomi: Antonin, Bronislav e Casimir, in rigoroso ordine di censo. Costoro avevano deciso di giocare tra loro una serie di partite a scacchi con la bizzarra regola che al termine di ogni incontro lo sconfitto avrebbe pagato agli altri due (il proprio avversario e colui a cui, essendo dispari, sarebbe toccato assistere) la somma da essi in possesso all’inizio della partita. Ciascuno accingendosi alla competizione con una posta iniziale commisurata alle proprie finanze.
Pressato dalla partenza del treno, sebbene perplesso dall’insolito sistema, il giovane campione moscovita si recò in stazione e lascio ai loro destini i tre indaffarati giocatori di paese.
Si era alla vigilia della Rivoluzione d’Ottobre e gli eventi precipitarono rapidamente. Caso volle che tuttavia, poco prima di lasciare per sempre la Russia ormai diventata repubblica sovietica, il giovane Alekhine ebbe a sostare nuovamente nello stesso villaggio ove pochi mesi prima si aveva fatto sosta col suo treno. Si ricordò improvvisamente e del posto e del circolo: “Vuoi vedere che quelli saranno ancora lì a giocarsi il loro strano torneo?!?” fu il suo pensiero.
Affrettò il passo e raggiunse in un battibaleno la vecchia casa ove incontrò i tre dilettanti. Avevano da poco concluso la terza partita, ciascuna era durata settimane intere. Eppure i tre vecchi giocatori, forse sospettosi di questo giovane forestiero dall’aria di giovane rampollo di città non gli vollero raccontare troppo delle loro sfide. Riuscì a malapena a scoprire che ciascuno dei tre aveva perso una partita e che, in virtù della scommessa lanciata all’inizio della sfida, a ciascuno di essi era rimasta una somma esattamente identica: otto di queste banconote da cento rubli.

Come la volta precedente Alekhine dovette partire di corsa per non perdere il proprio treno. E in quello sperduto villaggio dei monti Urali non ebbe mai più la ventura di far ritorno.
Eppure un modo per risalire alla cifra con cui Antonin, Bronislav e Casimir avevano iniziato la loro strana competizione ci dovrà ben esser stato… e, a ben rifletterci, anche all’ordine esatto con cui si erano disputate le partite e… perché no?!? perfino al risultato di ognuna di esse!!

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