Biathlon, Campbell Wright “astro nascente”? Macché, profilo da antieroe! “Sono stato fortunato” dice il talento emergente della disciplina
Il mondo del biathlon sta scoprendo, durante questa manifestazione iridata di Lenzerheide, un nuovo personaggio. Annunciato, per la verità, perché di Campbell Wright si parla da anni. Almeno dal 2023, quando ai Mondiali junior si fregiò della medaglia d’oro nella sprint. Il risultato fece scalpore poiché conseguito da un neozelandese. Subito si accesero i riflettori su questo ragazzo classe 2002 dal passaporto esotico.
Un giovane al seguito, però, degli statunitensi. Tutto fuorché stupidi o disinteressati, perché l’associazione stars&stripes stava già lavorando per cooptare appieno il promettente biathleta. Non a caso, nel giro di qualche mese arrivò l’accordo con la federazione della Nuova Zelanda, che diede il nullaosta per l’immediato cambio di passaporto. Dal 2023-24, Wright è quindi diventato a tutti gli effetti americano. Un’operazione facilitata dalle origini dei genitori, provenienti proprio dagli Usa.
Nella prima stagione sotto la star&spangled banner, la brillante nuova leva ha confermato di avere dei numeri, attestandosi più di una volta nella top-10. Quest’anno è partito con un podio sfiorato nella sprint di Kontiolahti, al quale ha fatto seguito un rendimento solido da top-20 fisso. Dopodiché, l’esplosione iridata. Una prorompente detonazione generata dalle due medaglie d’argento conquistate nella sprint e nell’inseguimento, battuto solo dall’inarrivabile Johannes Bø.
Da uno così, ci si aspetterebbe chissà quali proclami. Invece Campbell sta sorprendendo per la capacità di tenere un profilo da antieroe, da chi non solo non cerca le luci della ribalta, ma arriva a rifuggirle. La prova sono le sue dichiarazioni al momento in cui qualcuno ha cercato di appiccicargli addosso l’etichetta di “astro nascente” della disciplina.
“Io una nuova stella? Fermi tutti! Io non mi sento tale e non voglio andare così lontano. Due argenti? Sì, va bene. Ho avuto un buon weekend e ho avuto un po’ di fortuna. Per adesso è tutto qui”. Insomma, una bella sberla a chi – seguendo i dettami che caratterizzano la narrativa soprattutto nel suo Paese d’adozione – cercava di costruire subito un personaggio da vendere al pubblico. “No, grazie. Non interessa” ha risposto implicitamente Wright.
Un plauso a lui, controcorrente in un’epoca in cui tanti cercano solo notorietà, facendo gara non a sparar bene al poligono, bensì a spararla più grossa (per quanto bravo e blasonato, Sebastian Samuelsson in questo senso è medaglia d’oro indiscussa). Non vale per questo ragazzo nato nell’Isola neozelandese del nord e poi trasferitosi in quella del sud.
Viene letteralmente dall’altra parte del mondo, apparentemente immune alla smania d’apparire che ha contagiato la società odierna. Vedremo come evolverà la sua carriera. Nel frattempo, si può registrare un inizio molto promettente, sia dal punto di vista agonistico che umano.