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Biathlon, Patrick Oberegger: “Roeiseland ha un problema all’anca. Wierer e Vittozzi le donne da battere”

Alla vigilia della terza stagione alla guida della nazionale norvegese femminile di biathlon, abbiamo avuto il piacere di intervistare Patrick Oberegger. L’ex allenatore responsabile della squadra A azzurra e del CS Esercito, classe 1978, ha fatto una scelta di vita importante lasciando la nazionale italiana di biathlon e la sua Anterselva, che rimane una seconda casa, per lanciarsi nell’esperienza alla guida di una nazionali più rinomate nell’ambito dello sci nordico. In questi giorni ha diretto gli allenamenti nel centro fondo di Lavazè (TN) e con lui abbiamo approfondito alcuni temi legati al nuovo calendario e sulle aspettative di una stagione che si prospetta già particolare.

Spesso come nazionale norvegese vi allenate in Italia, per te è un po’ come ritornare a casa…

“La mia casa è sempre ad Anterselva, l’Italia è sempre l’Italia, non ci sono dubbi. La mia è stata una scelta di lavoro, come italiani in Norvegia siamo fortunati perchè siamo ben visti e apprezzati come professionisti, non solo nell’ambito nello sport ma anche in cucina ce ne sono molti che sanno farsi valere”.

Quanto è importante per voi fare raduni di questo tipo in altura, visto che avete deciso di venire in Italia e a Lavazè nonostante i rischi legati al Covid?

In Norvegia non abbiamo la possibilità di fare altura, viviamo tutti tra gli 0-200 metri sul livello del mare, tra Oslo e Lillehammer. Ci sono alcuni atleti che hanno un po’ più di difficoltà ad ambientarsi con l’altitudine, altri invece che non percepiscono nemmeno la differenza e sono meno sensibili, dipende da atleta a atleta. Il lavoro tornerà utile sia in vista dei giochi di Pechino 2022 e Milano-Cortina 2026 con le gare ad Anterselva, logicamente per noi durante ogni viaggio dobbiamo per forza di cose prendere l’aereo, a differenza di altre nazioni che possono spostarsi in macchina. La situazione è un po’ complicata anche a livello logistico, ci vorrà ancora più cautela e pianificazione anche per i nostri spostamenti”.

Una preparazione diversificata per diversi atleti dal momento che a questo raduno italiano sono assenti sia i fratelli Boe che Marte Olsbu Roiseland.

“Johannes ha preso questa decisione per stare vicino alla sua famiglia, Marte ha un problema all’anca che le impedisce di correre e di svolgere appieno gli allenamenti, non potendo nemmeno uscire in bicicletta. Avevamo previsto l’arrivo della neve, abbiamo preso questa scelta con lei per potersi preparare nel migliore dei modi. Purtroppo si è ammalato Tarjei Boe all’ultimo momento, avevamo caricato anche tutta la sua attrezzatura, ma abbiamo preferito cautelarci per non avere rischi di coinvolgere anche gli altri o di entrare in contatto con altre persone”.

Ti ha sorpreso la decisione dell’Ibu sui calendari e il nuovo regolamento degli scarti? Sarà complicata la situazione e potrebbero esserci gare condizionate da eventuali contagi, sperando che risulti una stagione più regolare possibile.

“Sono d’accordo con le decisione intraprese dall’Ibu soprattutto sul lato logistico. Si può discutere sulle località, ma un biathleta completo che ha ambizioni di un certo livello non deve essere legato alla tappa o al poligono per fare bene, chiaramente ognuno ha le sue piste preferite, ma non deve influire a livello mentale. Tanti hanno criticato la scelta di Oberhof, ma solo atleti di un certo livello hanno saputo imporsi in Turingia, perchè è una pista e un poligono che richiedono una grande prestazione e deve essere una sfida per gli atleti, sarà un occasione per tutti per migliorare. Limitare gli spostamenti è stata la scelta più giusta, non solo a livello di rischi di contagio ma anche per la logistica della carovana”.

Dopo la cancellazione dello scorso anno, sarà importante per il movimento norvegese poter ospitare l’ultima tappa di Coppa del Mondo. A fine novembre ne se sapremo probabilmente di più…

“E’ importantissimo per noi poter disputare la tappa, la Federazione norvegese è impegnata in prima persona per l’organizzazione della stessa, anche perchè lo scorso anno con l’annullamento c’è stato un buco importante nel bilancio del comitato, sanato parzialmente grazie all’intervento della Federazione Internazionale (IBU). Sarebbe ancora più bello avere anche il pubblico che ci guarda in tv tutta la stagione, ma siamo coscienti anche che sarà molto complicato ma dobbiamo accettarlo e fare dei compromessi”.

Tu che la conosci bene e che in questi giorni avrai potuto incontrare a Lavazè, Dorothea Wierer sarà la donna da battere anche in questa stagione, che sarà così particolare?

“Dorothea è professionale, si vede come lavora bene, ma sarà della partita anche Lisa Vittozzi. Kaisa Makarainen ha smesso, ma ci sono sempre delle atlete che possono inserirsi. Oltre alle nostre atlete norvegesi, vedo molto bene alcune ragazze francesi che possono essere pericolose, nonostante il Covid-19 non mancherà la suspense nemmeno in questa stagione, ma per come le conosco Dorothea e Lisa spingeranno ancora più in alto l’asticella per le avversarie. Sarà uno stimolo anche per far migliorare lo standard delle altre atlete e cercheremo di capire dove possiamo arrivare per essere al loro livello”.

Sia Tiril Eckhoff e Marte Olsbu Roiseland, in particolare durante i Mondiali, hanno saputo alzare l’asticella, senza dimenticare Ingrid Tandrevold.

“Sì, come tutte, dal momento che ci avviciniamo alle Olimpiadi il livello si alzerà sempre di più, anzi ha cominciato a crescere secondo me dopo i Giochi Olimpici di PyeongChang. Ma in tante faranno un bel salto di qualità, perchè tante nazioni, anche piccole, stanno lavorando in maniera molto professionale, il gap si sta riducendo sempre di più e non sono sempre le solite a fare la differenza in campo femminile. Il biathlon è uno sport di fatica molto particolare: non c’è solo il fisico, ma l’aspetto mentale è ancora più importante e sarà fondamentale partire bene fin da subito. Non vedo l’ora che inizino le gare perchè la preparazione e gli allenamenti sono un lungo cammino verso l’inverno e lì capiremo se abbiamo lavorato nel modo migliore”.

In campo maschile invece chi tra i francesi e il resto del mondo può sfidare Johannes Boe? Il tuo collega Siegfried Mazet ha indicato come Jacquelin sia tra i più pericolosi. 

“Ne stiamo parlando spesso io e Mazet (ride), io spero sempre che possa farsi valere uno degli azzurri, tra Lukas Hofer e Dominik Windisch, che possano lottare con i migliori e confermarsi il più possibile ad alti livelli per poi essere da riferimento per gli atleti più giovani. La squadra francese mi ha fatto un’ ottima impressione in vista della prossima stagione, senza Fourcade anche i giovani dovranno caricarsi di responsabilità e crescere, sono convinto che alcuni faranno un salto di qualità, ma anche noi abbiamo dei giovani norvegesi con ottimo potenziale come Dale e soprattutto Laegreid, che mi ha stupito per come ha concluso la passata stagione. In squadra B poi ci sono ragazzi veramente validi e completi sia sul fondo che sul tiro, per loro è molto difficile salire al “piano di sopra” ma sono sicuro che qualcuno farà il salto di qualità già in questa stagione e li vedremo in Coppa del Mondo”.

Quali sono i prossimi passi dell’avvicinamento alla stagione?

“Rientreremo in Norvegia e poi dovremo fare 10 giorni di quarantena imposti dal Governo e dalla Federazione, al termine dei quali ci sposteremo a Beitostolen per sciare un po’ e poi ci prepareremo per le gare di Sjusjoen a metà novembre. Purtroppo non ci sarà la partecipazione di molte nazioni per ovvi motivi ed è un peccato, dovrebbe esserci la nazionale francese, sarà comunque importante per avere un confronto internazionale e nazionale prima del via della stagione sulla condizione dei nostri atleti. Dieci giorni e non ci saranno più scuse, pronti per la sprint e l’individuale di Kontiolahti”.

Infine qual è il tuo punto di vista sul divieto dei prodotti fluorurati che è stato posticipato per la prossima stagione?

“In Norvegia eravamo preparatissimi anche al nuovo regolamento, la nostra preoccupazione più grande riguardava lo strumento di controllo della rilevazione del fluoro che poteva compromettere i risultati della gara o condizionare i valori in pista e valorizzare meno la prestazione dell’atleta. A livello di materiale se valutiamo tutta la stagione scorsa, non ci sono state grandi differenze da questo punto di vista, però ci faremo trovare pronti anche per la prossima sperando di preservare lo spettacolo di questa disciplina”.

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