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Dorothea Wierer: «Mai stata tanto a casa, ora mi alleno anche per Pechino 2022»

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Dorothea Wierer
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Dorothea Wierer ha un sorriso bellissimo. Al telefono non lo si vede, ma lo si sente benissimo. Lo mostrano le sue parole e il tono con cui racconta il periodo che sta vivendo, reduce dal trionfo mondiale nella sua Anterselva, seguita dal lungo lockdown e poi dalla ripresa degli allenamenti. La trentenne biatleta azzurra, volto di Falconeri, non passava più di settanta giorni ferma durante tutto l’anno. Il 2020 è stato diverso: «Non sono mai stata tanto a casa, ma ora penso alla prossima stagione».

Gli allenamenti per lei e gli altri azzurri del biathlon sono ripresi già da inizio maggio. Il periodo precedente come l’ha vissuto?
«Come sportivi siamo stati fortunati perché avevamo appena finito la stagione e i mesi di marzo e aprile sarebbero comunque stati i nostri mesi di relax, di pausa. Avrei però avuto tantissimi altri impegni che sono invece saltati e per cui mi sarei dovuta muovere molto. È stato uno stop vero senza quegli spostamenti che sono obbligati per il nostro sport».

Si è allenata lo stesso in casa?
«A dir la verità ho fatto tre settimane di zero completo. Avevo bisogno di riposo totale. Poi ho cominciato con gli esercizi a corpo libero in casa. I primi allenamenti sono stati da soli, da giugno abbiamo cominciato con i ritiri come gli altri anni, ma solo in Italia, non all’estero come facevamo in passato».

Si è goduta la casa?
«Sì, per la prima volta da quando avevo 14 anni, perché da allora sono sempre stata moltissimo tempo fuori. Mi sono goduta il pigiama nelle prime settimane, poi mi sono mancati amici e aperitivi. Non mi manca il viaggiare. Abito in val di Fiemme, vado spesso a casa ad Anterselva e sul lago di Garda».

Si dice che dorma pochissimo. È stato così anche in questo periodo?
«Va a periodo, quando sono sotto stress e ci sono le gare fatico ad addormentarmi. È una cosa che non riesco a controllare bene».

Cosa controlla bene invece?
«Sono molto organizzata e riesco a gestire bene allenamenti, appuntamenti ed eventi».

Ha anche compiuto gli anni a casa.
«Trenta (ride ndr), un po’ fa impressione, ma non si può far niente. Non che mi sia sentita diversa, ma per una donna gli anni che vanno dai trenta ai quaranta sono importanti, quelli in cui si decide la tua vita il futuro».

C’è già una data di ritorno alle gare?
«Quelle estive che facevamo di solito sono state annullate. Per ora è confermato l’appuntamento di settembre in Germania. La coppa del mondo dovrebbe cominciare a fine novembre».

L’obiettivo finale di questo periodo sono le Olimpiadi: Pechino 2022.
«2022 che è tanto lontano, ma le stagioni passano in fretta. Credo che saranno i miei ultimi giochi, ma non ci penso più di tanto. Cerco di concentrarmi più sul presente».

Come è nato l’amore per il biathlon?
«Ho cominciato perché i miei fratelli lo praticavano e mi è riuscito bene dall’inizio. Ero una bambina con tante energie e dovevo sfogarle. Strada facendo ho fatto risultati, sono entrata nel gruppo sportivo delle Fiamme Gialle ed è diventato il mio lavoro».

Mai avuto un atleta preferito?
«Non avevo un’ispirazione da bambina. Se devo citarne una, penso alla sciatrice Lindsey Vonn, per quel mix fra atleta e donna, forte e femminile. A me piace sentirmi bene con me stessa: a volte mi trucco di più a volte di meno, ma è una cosa personale. Cerco sempre di far vedere l’aspetto femminile in uno sport che appare molto maschile con un fucile».

C’è qualcosa che apprezza di quello che le ha portato lo sport, anche in termini di popolarità?
«Il modo in cui mi guardano alcune persone quando mi riconoscono. Mi rende insicura perché non sono così sicura di me stessa. Non mi nascondo, ma non mi piace mettermi al centro dell’attenzione».

L’augurio per la prossima stagione?
«Di stare bene, il resto viene da sé».

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