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Pallacanestro Trieste, a Trento ha vinto il team più resiliente

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TRENTO / TRIESTE vista dal vivo è stata una partita da alti ritmi, come d’abitudine per le due squadre, intensa e con due padroni ben distinti nelle due metà gara.

Ha prevalso la squadra che si è dimostrata più resiliente nei momenti di siccità realizzativa, limitando le palle perse ed arrivando con più freschezza alle battute finali. Trento quindi al primato solitario in classifica, guidata magistralmente da un coach quarantenne come Galbiati che in pochi anni ha vissuto esperienze che sembrano valere la carriera di una vita: subentro con Coppa Italia, retrocessione, assistentato di livello, capoclassifica, competizioni internazionali.

Ma è un riconoscimento ad un gruppo dirigenziale solido che in meno di vent’anni ha esportato un prodotto dai campi sintetici della serie C ai vertici europei. Sono variati management, staff tecnici, implementata la cura per il settore giovanile, ma la percezione è sempre la stessa: in un territorio culla di altri sport, si respira sana aria cestistica, ed il clima al Palas ne è fedele testimonianza.

Trento ed identità ormai si riconoscono in unica accezione. Sul campo si sono sfidati protagonisti con un fattore comune: serenità, la forza di poter stare in campo anche a fronte di un errore. Meriti ascrivibili ovviamente a due coach che fanno di questo tipo di fiducia un mantra lavorativo, capaci di irradiarlo all’intera squadra.

Se Trento ha già avuto riprove di questo in Coppa (con giovani italiani spesso in campo), Trieste è arrivata ad un passo da un clamoroso sorpasso affidandosi alle mani di un fin lì disastroso Valentine ed alla regia di un nervoso Ross.

69/30 rappresenta il parziale della seconda parte di TREVISO/ SCAFATI, partendo dal meno 10 dell’intervallo. Se la curiosità monta riguardo a quei frangenti, l’immaginario creativo potrebbe far credere a urla belluine provenire dallo spogliatoio TVB.

Razionalmente viene da pensare invece che lo staff tecnico abbia sfruttato i fischi provenienti dagli spalti per attutire la tensione ed il peso delle parole, empatizzando con i giocatori riguardo argomentazioni 1) si era tirato male, ma con scelte accettabili 2) una difesa più ruvida avrebbe permesso di ritrovare un ritmo gara perso per soli 5 minuti 3) era un turning point per far vedere che il sudore prodotto in allenamento non poteva essere vano. Poi Scafati ha aiutato…..

Che la mente conti più della tecnica si è visto anche a VARESE, dove i padroni di casa hanno sconfitto Virtus Bo ad una sola settimana di distanza dalla “gita” sull’Adriatico; oppure in casa REYER, dove al Forum si è rischiato di uscire vincitori in rimonta, partendo dal punto più basso ( meno 20 ) di un periodo complicato a dir poco. —

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