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Mario Ghiacci saluta: «Pallacanestro Trieste è una parte della mia vita»

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Mario Ghiacci saluta: «Pallacanestro Trieste è una parte della mia vita»

TRIESTE «La promozione in serie A, conquistata mercoledì contro Cantù, mi toglie un peso dal cuore. I meriti vanno dati a chi ha gestito questa stagione, devo dire che ho gioito in modo particolare perchè il ritorno di Trieste nella massima serie cancella una retrocessione che ho sempre considerato una vera ingiustizia».

Mario Ghiacci, l'uomo che nell'ultimo decennio ha lasciato un'impronta indelebile sulle vicende del basket triestino, è ormai pronto a lasciare.

Premiato lunedì scorso, alla vigilia di gara-3 contro la San Bernardo Cantù davanti ai 6300 tifosi che gli hanno tributato un applauso carico di riconoscenza, il dirigente reggiano diventato ormai triestino di adozione concluderà il prossimo 30 giugno una storia lunga 13 anni.

Un periodo che, vissuto nel mondo dello sport pofessionistico, rappresenta davvero un'era geologica. In tredici anni condensi emozioni, delusioni, sensazioni che ti porti appresso per sempre.

Quella porta dell’ufficio del PalaTrieste che verrà chiusa per l’ultima volta, conserverà il vissuto di chi non si è risparmiato, di chi ha avuto profondo rispetto per la propria creatura, di un capitano del vascello rimasto al timone anche quando la nave affondava. Mario Ghiacci è stato il sindaco della Pallacanestro Trieste, la figura alla quale ti rivolgevi quando tutto sembrava perso. Figura che ora lascerà un vuoto enorme, un telefono che squilla senza risposta, uno sguardo in cerca di rassicurazioni che incrocia fredde pareti bianche, quel salvagente che manca quando sei nel mare in tempesta.

SENTIMENTI

«L'amore per questa società, per i suoi tifosi e per la città in generale resterà immutato - dice l’axe presidente del sodalizio biancorosso - . La Pallacanestro Trieste è stato un lavoro, senza dubbio, ma c'è sempre stato molto di più. Ha rappresentato una parentesi importante della mia vita tanto che oggi, l'idea di impegnarmi in un'altra società mi sembrerebbe una sorta di tradimento. Poi nello sport mai dire mai».

LUNGO PERCORSO

Dieci stagioni nelle quale il lavoro di Ghiacci ha salvato in tre occasioni il basket di vertice a Trieste. «Un'avventura bellissima cominciata, o per meglio dire ricominciata, nell'estate del 2013 (dopo i due campionati vissuti a cavallo tra il 2001 e il 2003 ndr) - ricorda Ghiacci- per volontà dell'allora sindaco Roberto Cosolini che mi chiamò per tentare di dare un futuro a una società che con l'uscita di scena di Acegas doveva cercare il modo di tenersi in piedi. Avevamo un budget risicatissimo che non arrivava al milione di euro, nei primi due anni riuscire a far quadrare i conti e far sopravvivere la Pallacanestro Trieste è stato molto difficile. Con l'arrivo di Alma la società ha trovato una sua nuova dimensione. Da lì è cominciato il percorso per andare verso la serie A ».

L’INGRESSO DI ALLIANZ

Anni di esaltazione collettiva terminati nel marzo del 2019 quando, dopo una prima strepitosa stagione nella massima serie, i problemi giudiziari del patron Scavone portarono all'uscita di scena della proprietà che aveva ridato solidità economica alla Pallacanestro Trieste.

«Ho cominciato a contattare tutti gli sponsor che avevamo in precedenza ma a novembre del 2019, non fosse arrivata la sponsorizzazione Allianz, probabilmente oggi non saremmo qui a festeggiare questa promozione nella massima divisione . Devo ringraziare Sergio Balbinot, Maurizio Devescovi e Giacomo Campora per la fiducia che mi hanno sempre dimostrato e per l'aiuto concreto che ci hanno garantito in un momento estremamente difficile.

L’ARRIVO DI COTOGNA

«Quando a febbraio del 2022 Allianz mi comunicò che a giugno avrebbe terminato la sua sponsorizzazione in Pallacanestro Trieste- ricorda Mario Ghiacci - ho cominciato a muovermi. Sapevo che il procuratore Dario Santrolli, ai tempi in cui Toti era presidente a Roma, aveva portato un imprenditore americano interessato a investire nel basket e gli ho chiesto se fosse a conoscenza di possibili investitori interessati a sbarcare in Italia. Tramite Ron Rowan ci mise in contatto con il professore universitario che teneva i corsi di management sportivo che hanno frequentato i soci di Cotogna, lui ne parlò in aula e da lì partì tutto. In seguito, saputo che Richard De Meo si trovava in Italia, l'ho invitato a venire due giorni a Trieste facendogli vedere città, palazzetto e cercando di coinvolgerlo. Una volta tornato negli Stati uniti, convinto dalla bellissima relazione fatta ai suoi colleghi, il gruppo Cotogna cominciò la due diligence durata per mesi alla fine della quale decise di acquisire le quote della Pallacanestro Trieste diventandone proprietario. Con orgoglio devo dire che aver tenuto i conti a posto pur passando attraverso gli anni difficili del Covid è stata la condizione fondamentale per il buon esito della trattativa».

SALUTI FINALI

«Tante le persone incontrate in questo lungo percorso che vorrei salutare- conclude Ghiacci-. Ne cito solo alcuni ma ognuno di loro sa quanto è stato importante per me e quanta è la gratitudine che nutro nei loro confronti. Un grazie a Luca Farina e Marco Bono, compagni di un viaggio nel quale c'è stato sicuramente qualche screzio ma che ci ha regalato anche tante soddisfazioni, Livio Biloslavo e Andrea Tecchio, collaboratori preziosi e indispensabili oltre a tutti i ragazzi della sede, entrati giovani e inesperti e oggi determinanti nella struttura. E un ultimo pensiero va a Andrea e Samantha, rappresentanti di una tifoseria che resterà per sempre nel mio cuore. Avevo sofferto per le critiche ricevute dopo la retrocessione, avrei potuto parlare di più e spiegare il perchè di certe scelte ma ho sempre pensato prima di tutto al bene della società. L'applauso che la gente di Trieste mi ha dedicato nel corso di queste finali è stata una sorta di liberazione e, davvero, mi permette di lasciare felice questa splendida e lunga avventura». —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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