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Vannizagnoli.it show 2020-21. Con Gianni Petrucci: “Però parlo io… La Roma e Ciarrapico, Andreotti e il Coni, il basket e le Olimpiadi, Pescante e Malagò. I figli”

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E così Vannizagnoli.it ha colpito ancora, con le sue molestie ai personaggi. Perchè, lo sapete, io molesto, mentre tanti altri, magari non giornalisti, sono funzionali al progetto

A parte questo, è stato un grande piacere ascoltare la storia di Gianni Petrucci, al festival dello sport della Gazzetta, a Trento. Non in teatro, solo perchè ho scelto di restare dentro il Grand Hotel e da sabato pomeriggio alle 16:00 fuori, e il racconto del presidente federale è stato proprio l’ultimo realizzato all’interno.

E’ passato anche Francesco D’Aniello, ma non mi ha interrotto, è il capufficio stampa, di federazione.

Poi piazzeremo gli Umberto Gandini, purtroppo frastagliati, per questioni di spazio nei cellulari, e tanto abbiamo da recuperare, qui, del nostro materiale archiviato, magari neanche titolato, ma di grande approfondimento, di show alle volte puro e alle volte banale.

Giovanni Petrucci, dunque, volutamente non anticipo nulla, desidero solo ringraziarlo perchè mi ha detto sì subito, ma del resto ci conosciamo da 25 anni, da una sera a Reggio Emilia in cui Gian Matteo Sidoli mi fece da tramite, in realtà avrei preferito fare da solo, snocciolando le mie testate di prestigio di collaborazione, all’epoca.

Giovanni Petrucci, all’anagrafe, mi disse: “E’ un amico?”. Ecco, il pensiero romano, il criterio di un’altra cultura. A me non interessa essere amico sul piano professionale, idealmente mi metto in ginocchio e in adorazione di fronte chiunque accetti di raccontarsi a me, per ore, alla cieca, seguendo il mio tracciato volutamente zizzagante. Sono un grande ammiratore di tantissimi, soprattutto degli ultimi, dei tifosi disabili, ecco, per rendere l’idea, che per me valgono più di tutti i Petrucci del mondo.

Disprezzo gli eterni, gli attaccati alle poltrone, e dunque anche Giovanni Petrucci, ma al contempo mi levo il cappello – il berretto, d’inverno, e a Trento domenica sera l’ho messo, faceva freddo – di fronte alla sua carriera, alle idee, alla managerialità, all’umanità, alla determinazione, alla lucidità.

Non amo i federali di nessuno sport, nè i leghisti – li amo in politica, non nello sport, ovvero chi lavora nelle leghe – preferisco allenatori, vice, arbitri, giocatori, persino gli strafottenti e ne ho tanti che mi irridono perchè racconto in lungo.

Qui, però, ripeto, non lo faccio mai, ringrazio per la carineria Petrucci e Gandini, che poi per me sono la stessa cosa, e temo di non sbagliare, preferisco una dialettica asperrima, fra le varie componenti di uno sport.

Sono un grande ammiratore dei longevi, in sport, sul campo e in panchina, dei dirigenti preferisco l’umanità, la famiglia, la storia, l’ignoto, con Petrucci e Gandini, come con tutti quanti nel mondo, parlerei per ore pubblicando ogni pensiero, ogni idea, provocazione, ogni associazione mentale, zizzagando volutamente.

Avevo conosciuto Umberto Gandini in Lega calcio, era con la Roma, ho raccontato il suo calcio, quello di Petrucci, anche. Sono proprio le figure, non tanto le loro, un conto è un magnate che regala gioia investendo solo nello spettacolo, Zanetti e tanti altri – un giorno racconterò un Maggiò e, soprattutto, tutti quanti sono falliti o almeno non si sono iscritti ai campionati -, i dirigenti di federazione e lega non mi fanno mai impazzire, di nessuno sport. Resta l’ammirazione per il percorso umano e professionale, l’ammirazione personale, tanto più quando non fingono di fronte alla mia ripresa di essere impegnati. Petrucci e Gandini, D’Aniello e Bezzecchi, ma soprattutto l’intero loro staff, nomi che ho letto e ho visto, che magari non riconoscerei.

A loro, dal mio letto, da dove scrivo in genere, in alternativa all’auto, all’altra mia casa, da affittare, da disoccupato ed evitato, dico, grazie, di cuore, perchè contribuiscono ad alimentare la pallacanestro. Che neanche è più il mio sport preferito, che però mi ha catturato al punto da farmi diventare giornalista, abbonandomi a Superbasket, nell’85, a 14 anni. 

Ecco, da lettore a intervistatore senza freni e senza limiti, agli appostamenti, a chi mi dribbla fingendo di ricevere una telefonata, dico, e penso. Beh, Petrucci, Gandini, tanta roba. Però non pensiamo che sulle soddisfazioni che ci dà la pallacanestro incidano più loro di Sacchetti e Djordjevic, di Messina e Scariolo, di Zanetti e Baraldi, di Armani e Walter Scavolini. Che forse ho visto due volte in vita mia e vorrei intervistare.

Insieme a mister Berloni, Torino. Ne ho parlato in video con un protagonista, neanche ricordo più, ma l’ho e presto pubblicherò.

Sogno una sera online, con Fabrizio Noto da Catanzaro e gli altri direttori, con Petrucci e Gandini o i vice, uno di Petrucci non ricordo chi sia.

Il basket, è il basket, a Trento ce n’era tanto, presto recupererò. Anche materiale non mio.

Viva il basket, anche se guardo al massimo le partite decisive. Resta un gran basket.

E preparatevi a giorni di emozioni pure, fra ieri e oggi. Grande stagione, per vannizagnoli.it, qui su All-Around.net.

Da disoccupato ed evitato. Non da tutti. E mai farò un’intervista per far piacere a qualcuno, tutt’al più a un ottuagenario, ecco. Con il suo “Parlo io?”, fuori onda, metteva proprio in evidenza la volontà di raccontarsi a modo suo, senza interruzioni fatte per portare attenzione su di me, e allora per qualche minuto mi sono adeguato. Almeno per qualche minuto…  

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