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EMERGENZA CORONAVIRUS: INTERVISTA A MARIO BONI.

Sabato 14 marzo 2020, sul Corriere di Bologna, Enrico Schiavina ha intervistato il Vice Presidente della GIBA, Mario Boni, sul basket bloccato dall’emergenza Coronavirus e sul futuro dei campionati.

Di seguito, il testo dell’intervista.

Mario Boni, vicepresidente e uomo immagine dell’Associazione Giocatori. Il basket italiano è paralizzato.
«Era ovvio da giorni che si sarebbe arrivati alla chiusura totale. Noi ascoltiamo le autorità, facciamo quello che ci viene detto. Per questo come Giba abbiamo chiesto che venga sospesa qualunque attività, anche blanda».

Ma c’è ancora qualcuno che si sta allenando?
«Sì, qualche società di A organizza qualcosa, di solito a piccoli gruppi, o a livello individuale. Lo capisco e capisco i giocatori, a casa ci si annoia, andando in palestra a tirare, magari a turno, non ci si dovrebbe contagiare. Ma qualunque piccolo inconveniente che richieda un intervento medico, anche una scavigliata, oggi può trasformarsi in un problema grave. Meglio fermarsi del tutto».

Gli americani scappano, gli italiani sono confusi.
«I club stanno provando a spiegare ai giocatori che tornare in America, oltre che difficilissimo perché ormai non si vola più, è meno sicuro che stare qui, dove se non altro la sanità è pubblica. La maggior parte l’ha capito, anche chi ha lasciato là i figli. La speranza è che si riprenda a far qualcosa tra 15-20 giorni, a quel punto se qualcuno sarà andato via senza accordi ne risponderà sul piano contrattuale».

L’assogiocatori spera nel completamento della stagione?
«Certamente. Con qualunque mezzo, anche modificando la formula, accorciando i playoff, giocando tre o quattro volte la settimana. So di società che invece chiedono la cancellazione, con congelamento di retrocessioni e verdetti vari, di solito sono quelle in maggiori difficoltà. Noi invece diciamo che va fatto qualunque tentativo possibile, e non ci tireremo indietro».

Però tutti i contratti scadono il 30 giugno.
«Se necessario, diremo a tutti di giocare anche oltre quella data. Studiando il modo di estendere la copertura assicurativa, che riguarderebbe solo le poche squadre che vanno fino in fondo. Chiaro che poi ci sarebbero da incastrare i tempi della Nazionale, sperando che il Preolimpico si faccia. Ma se come tutti speriamo prima o poi ci sarà il via libera, tutti dovranno fare sacrifici e cercare di onorare gli impegni. Specie se si potrà tornare a generare incassi».

Lei è nato a Codogno.
«Vivo a Montecatini, ma lì ho amici e parenti che sento regolarmente. Stanno bene, forse addirittura meglio di noi. Conosciamo anche l’ormai famoso Mattia, il possibile paziente uno. Sono stati bravi, hanno chiuso tutto per primi e la situazione pare in miglioramento».

Resta, per tutti, la mazzata sull’economia.
«I giocatori di basket sono equiparati ai lavoratori del settore dello spettacolo: travolti dagli eventi, come tutti hanno diritto a un sostegno. Tra l’A2 e la B ce ne sono centinaia che fanno salti mortali per mantenere una famiglia, e ci riescono solo se il basket va avanti. Una categoria che non dobbiamo abbandonare. In vita mia credevo di averle già viste tutte, invece questo disastro mi lascia sgomento. Però dico una cosa: il mondo non finirà col coronavirus. Facciamoci trovare pronti quando si potrà parlare d’altro».

GIBA – Giocatori Italiani Basket Associati

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