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Lega A PosteMobile #Gara7 Finale scudetto 2019: la Reyer Venezia è sul tetto d’Italia schiantando Sassari 87-61 in #Gara7

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Mestre (VE), 22 giugno 2019 – La Reyer Venezia è campione d’Italia per la sua 4^ volta nella storia, battendo in #Gara7 la Dinamo Sassari per 87-61. Una gara condotta dall’inizio alla fine, in cui gli orogranata di coach Walter De Raffaele hanno imposto subito la loro grinta, il loro maggiore cabotaggio medio, infliggendo agli avversari una prestazione maiuscola, la migliore della Serie di questa Finale Scudetto 2019.

Un titolo tricolore meritato per una squadra che sulla carta non avrebbe dovuto trovare eccessivi ostacoli durante il proprio cammino, A|X Exchange Milano a parte ma si sa, l’Olimpia è una squadra bislacca, umorale e spesso in preda a casini interni difficilmente decifrabili. Eppoi il titolo italiano per le Scarpette Rosse è quasi senza suspence, un qualcosa di dovuto che però quest’anno Simone Pianigiani & Friends hanno decisamente toppato.

Ma tornando alla Reyer beh, non si può certo dire che la squadra di Walter De Raffale e di Federico Casarin sia invece l’emblema della freddezza, della lucidità e della razionalità nonostante questa sera, in questa #Gara7, sia stata la migliore gara della Serie Scudetto nel momento più importante della sua stagione sin a questa sera deludente. Sì, una stagione in chiaro scuro con sussurra e grida che ne hanno minato il cammino anche verso obiettivi importanti, come in Coppa Italia ed in FIBA Basketball Champions League vedendo il roster a referto, per non parlare del budget stagionale. Una stagione che a gennaio si era caratterizzata per la trasferta di Bologna senza il giocatore che poi stasera avrebbe vinto a mani basse il titolo di MVP della Serie Scudetto, Austin Daye.

 

Il figlio del grande Darren pluridecorato ed amato campione in quel di Pesaro negli ’80, era stato messo sotto accusa per la sua indolenza, la sua scarsa attitudine a difendere ma specialmente perchè il suo apporto alla causa era quasi nociva, se non deleteria. Forse quell’umiliazione, da quella non convocazione nasce lo scudetto n.ro 4 della Reyer Venezia. Uno schiaffo che lo ha destato probabilmente da quel suo torpore, lui che ha una classe cristallina in quel corpo maestoso per quanto sia filiforme e dalle braccia infinite e che dava la sensazione quasi di far un favore giocando a questi livelli. Eppoi Austin Daye ha fatto vedere non solo di saper fare canestro in questi Playoff Scudetto, sin dal primo turno vinto vs l’avversaria di sempre Trento, proseguendo vs Cremona ed in questa Serie, ha fatto vedere anche di essere un grande difensore: dal post basso belluino vs Rashwan Thomas o Dyshawn Pierre oppure scippando la palla a Marco Spissu o Jamie Smith, in aiuto sul compagno di turno battuto sul primo palleggio.

Perciò una stagione che si era messa male. Eppure vs Milano in casa, lo scorso 18 novembre in casa, aveva fatto vedere cose egregie anche se perdendo di soli tre punti. “Abbiamo la contender!”, scrisse il nostro Cristiano Garbin il giorno dopo, nel senso che la corazzata milanese aveva finalmente trovato pane per i suoi denti aguzzi. Ma poi gli alti ed i bassi, le gare sempre punto a punto in casa a denotare poca capacità di stringere i denti e di vincere le gare anche quando si dominava. Poi gennaio con l’affaire Daye e dopo l’eliminazione a febbraio da parte proprio della stessa Dinamo del fresco arrivato Poz in panca in quel di Firenze in Coppa Italia, in un match perso in modo rocambolesco. Delusione, il crack di Deron Washington ai primi di marzo e l’eliminazione incredibile anche dall’Europa vs un non certo irresistibile Nizhny, facendosi travolgere in Russia all’andata e non recuperando al Taliercio. L’arrivo poi di DJ Kennedy ma che si fa male subito dopo il suo arrivo…Insomma, chi avrebbe scommesso sul successo finale di questa Reyer ondivaga e scarcagnata?

 

 

Invece eccola quà, stasera a trionfare in #Gara7 contro tutti e contro tutto ma anche contro se stessa e le proprie paturnie, nel suo catino umidissimo (per fortuna aveva piovuto stamane…), ad alzare il trofeo ed a ricucirsi il tricolore sul petto che aveva vinto già due anni, a Trento e sempre in #Gara7. I valori che emergono. Della classe dell’MVP dei Playoff 2019 Austin Daye abbiamo detto ma vogliamo parlare di Michael Bramos? Ben 22 p.ti stasera, di cui 17 solo nel terzo periodo (5/8 da tre nel match e 6 rimbalzi), colui che ha spezzato la resistenza di Sassari che invece non ha questi leoni della savana, esperti e navigati, in gare come queste. E di MarQuez Haynes, ne vogliamo parlare? Il Capitano che ha sposato da anni la causa di questa Reyer insieme proprio a Michael Bramos, sarà solo un caso che proprio loro oggi han fatto una gara ai confini della perfezione? Quando si parla d’identità, d’attaccamento alla maglia che in questo basket dei nostri tempi in Italia stile fast food, ecco che i due ragazzi con la M davanti al proprio nome han fatto i numeri a colori nella gara in cui dovevano farli i colori, come l’arcobaleno quando smette di piovere. E di Julyan Stone? Quello delle tre triple decisive in #Gara3, probabilmente la partita che vinta dalla Reyer in Sardegna ha deciso la Serie. Il collante difensivo ma anche offensivo, quello che lotta sempre difendendo alla morte vs chiunque e dando l’esempio!

CAMPIONI!Per la quarta volta… CAMPIONI ????????????!Evviva la Reyer!Evviva Venezia!#lionsarehere

Pubblicato da Reyer Venezia su Sabato 22 giugno 2019

Ma non possiamo parlare solo di loro in questa sera d’inizio estate. Dobbiamo parlare e rivalutare coach Walter De Raffaele, spesso criticato – a nostro avviso giustamente – in stagione ma che in questi Playoff ha fatto vedere come bisogna farsi dare il meglio da gente che forse non ha bisogno di vincere ancora. Non è uomo che trasuda simpatia il livornese, che a Venezia ha trovato una parte consistente della sua terra con quell’amaranto toscano trasformatosi in granata in Laguna, ma con questo scudetto ha fatto vedere di avere qualità gestionali insospettate. Ad esempio, il voler sempre un guerriero tosto e navigato come Valerio Mazzola nello startin’ five, ne denota le qualità di stratega: coinvolgere tutti, sempre.

Ed ecco allora la crescita in stagione di un Mitchell Watt che quando controllerà la sua irruenza in difesa, limitando i suoi falli, potrebbe realmente diventare un centro di spessore internazionale, come lo è già il ruvido Gasper Vidmar, alle prese con quel Jack Cooley che forse gli ha ricordato che non è più un giovanotto!

MVP MVP MVP ????????????#Campioni! #lionsarehere

Pubblicato da Reyer Venezia su Sabato 22 giugno 2019

Infine, la crescita di Andrea De Nicolao in questi Playoff come la conferma di Stefano Tonut non possono che far felice chiunque ami il basket italiano mentre Marco Giuri, venuto da Brindisi con un pò di scetticismo attorno a sè, ha dato il suo onesto contributo. Speriamo tanto che per De Nicolao e Tonut sia solo l’inizio di una lunga serie di vittorie! Su Paul Biligha beh, panchinato per tutti i Playoff paga forse la sua poca sintonia con De Raffaele (dicono abbia già il contratto con Milano).

La partita del Banco di Sardegna Dinamo Sassari? Poca cosa. Ma come sempre quando ci si trova di fronte ad un divario così imponente bisogna sempre chiedersi per essere onesti, dove sono i meriti dell’una e i demeriti dell’altra. In questo caso: la Reyer ha costretto la Dinamo a giocare così tanto male o la Dinamo ha facilitato la Reyer non entrando praticamente in partita?

 

Difficile come sempre a dirsi, certo le cifre dei sardi sono impietose: 61 punti segnati – il minimo stagionale in campionato –  34.3% da 2, 30.8% da 3 e soprattutto 52 % ai liberi nonostante una sostanziale parità ai rimbalzi, 46 a 42 per l’Umana. Solo Thomas in doppia cifra ed il gioco sotto canestro per Cooley totalmente assente, quello che in genere apre le difese per i buoni tiri o per altre soluzioni. Male Pierre che la finale l’ha bucata completamente così come Smith, che mai ha dato la sensazione di poter essere quel playmaker capace di cambiare il ritmo alla squadra di coach Pozzecco. Anche McGee non ha ripetuto le prestazioni di un paio di finali e così ridotta all’osso la Dinamo non poteva opporsi alla maggior quadratura ed al talento veneziano. Forse la spiegazione più plausibile è che i “Giganti di Sardegna” siano crollati sul piano psicofisico davanti ad una serie di avversari più abituati – anche singolarmente – a giocare partite di questo livello. Tutto questo detto, nulla toglie al valore di una squadra fortissima che ha giocato una stagione fantastica condita da quelle 22 vittorie consecutive e dalla vittoria della Fiba Europe Cup. Un avversario di livello altissimo che più di così non poteva fare ed anzi ha portato la finale alla settima partita dimostrando un carattere di fronte al quale bisogna alzarsi in piedi e togliersi il cappello.

Sala stampa

Campioni d'Italia: De Raffaele, Haynes, Tonut

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Pubblicato da Reyer Venezia su Sabato 22 giugno 2019

Umana Reyer Venezia – Banco di Sardegna Sassari 87-61

Parziali: 16-12; 23-18; 30-17; 18-14

 

Edoardo Lubrano – Fabrizio Noto

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