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Alex Bassani, baseball: “Finalmente si gioca! Parma e San Marino pericolose per Bologna. Con l’Italia sogno il Classic”

Lo scorso anno il ritorno alla Fortitudo Bologna, per lui, è stato di quelli da ricordare: scudetto e trionfo europeo. Alex Bassani, ormai tra i lanciatori più importanti d’Italia, porterà lo scudetto sul petto nell’annata che sta per cominciare, dopo mille traversie. Cresciuto tra Imola e Castenaso, ha vissuto i suoi anni di grande miglioramento prima a Godo e poi, soprattutto, a Novara, un posto a cui, come ricorda nell’intervista che ci ha concesso, è particolarmente legato. Un po’ più doloroso, per il momento, è il capitolo Nazionale, ma la resa non l’ha firmata in nessun modo. Una è la ragione fondamentale: nella sua voce, tutto lascia trasparire la sua voglia di scendere in campo e dare il meglio.

Come ti senti nel poter iniziare finalmente questo campionato?

“Sono contento, finalmente riusciamo a giocare. Ci siamo preparati tutto l’inverno e tutto il tempo precedente la quarantena fino ad ora, quindi, secondo me, è giusto che alla fine si possa giocare”.

Come hai affrontato i continui rinvii dell’inizio della stagione e quanto sono stati pesanti?

“Hanno cambiato tutti i tipi di preparazione. Però a volte non ci si può fare nulla. Ci si adatta, si cerca di perfezionare le cose il più possibile, cercando di farsi trovare pronti quando serve”.

E hanno cambiato anche le programmazioni: va sempre ricordato che questa è una stagione senza Coppe europee, una cosa completamente insolita.

“Per forza. Però alla fine è sempre meglio che non giocare. Giocheremo meno degli altri anni, però meglio di nulla. Per quest’anno, in cui c’era anche l’idea di non giocare, per me è già un passo avanti”.

Fra l’altro, a proposito di cambiamenti: dai 9 ai 7 inning. Come state vivendo voi giocatori il fatto di doverne giocare due in meno?

“E’ una cosa nuova, quindi sicuramente all’inizio ci sarà da adattarsi, capire bene come gestire al meglio la cosa, però è così. Bisogna trovare il modo di aggiustarsi, aggiustare la squadra, il modo si troverà”.

Ed è anche un aiuto in termini di tempo, perché, dovendo “comprimere” un po’ di più, ora ci sono giorni in cui c’è la doppia partita.

“Con alcune squadre c’è, con altre si riesce a fare venerdì e sabato. Sicuramente per noi è meglio giocare una partita singola per giorno, però sia per problemi economici che organizzativi alcune squadre scelgono di giocare il doppio incontro il sabato. Alla fine è giusto. Se vogliamo giocare, un pochino dobbiamo accontentare tutti”.

Non dev’essere stato facile solo veder cambiare il calendario per i rinvii, ma anche per via delle squadre che hanno continuato a rinunciare, siamo passati da 10 a 6. Oltre alla difficoltà di riadattarsi, tu cosa pensi del fatto che ci siano stati tutti questi problemi?

“Non so. Non posso assolutamente fare i conti in tasca alle altre squadre. In realtà non li faccio neppure alla nostra, quindi posso capire che ci siano squadre in difficoltà economica, soprattutto in questo periodo. Noi siamo basati solo sugli sponsor. E gli sponsor, con questi problemi, hanno perso tanti soldi. E ovviamente il primo taglio è lo sport. Per altre situazioni, sono scelte, a volte un po’ burocratiche, un po’ economiche, un po’ politiche, però credo che quest’anno non dico si possa accettare tutto, ma in buona parte si possa capire”.

Parlando del campionato in quanto tale, quali sono le squadre che vedi come maggiori avversarie della Fortitudo?

“Come ci hanno più che dimostrato sabato, direi San Marino. Parma dovrebbe avere una buona squadra, perché la base è quella dello scorso anno. Anche Godo è interessante. Le squadre però sono rimaste più o meno quelle. Secondo me anche i livelli delle squadre dovrebbero essere quelli di un anno fa. Certamente quelle che creano più problemi sono San Marino e Parma”.

La Fortitudo riparte da un’annata con lo scudetto sul petto e l’European Champions Cup, cioè la Coppa dei Campioni, che rimarrà in bacheca per un bel po’. Vi aspettavate, lo scorso anno, una simile cavalcata?

“Avevamo un’ottima squadra, su questo non c’è dubbio. Siamo stati anche gestiti molto bene, e buoni giocatori gestiti bene è facile che producano. Obiettivamente sì. Non dico che era scontato perché di scontato non c’è nulla, ma c’era la possibilità di vincere, e la squadra penso fosse fatta in base a quello”.

Nulla di scontato, soprattutto in Coppa dei Campioni.

“No, assolutamente, soprattutto con le due olandesi”.

E anche tu un ruolo importante ce l’hai avuto.

“Abbiamo giocato tutti, non c’è chi più, chi meno. Ci sono state le battute che hanno salvato partite. Uno non fa mai uno in questo sport”.

Quali ritieni gli anni più importanti tra quelli che ti hanno consentito di tornare in Fortitudo?

Probabilmente i due anni di Novara, perché lì ho avuto la possibilità di giocare sia in campo che sul monte, anche se sicuramente è il monte che interessa alla Fortitudo. Giocare con tranquillità, in una squadra dove non ci sono pretese, potendosi allenare bene. Quindi da Godo con gli insegnamenti del pitching coach che avevamo, che poi ho potuto mettere di più in atto con Novara, perché ho lanciato molto di più, probabilmente sono quelli gli anni più importanti”.

A proposito dei tuoi molti ruoli in campo, com’è nato il tuo miglioramento sul monte dopo esser nato battitore?

“In realtà ho sempre lanciato anche da piccolo. Poi a Castenaso, il primo anno è servito, e son tornato anche sul monte, ne giocavo una e mezza in interbase e poi andavo a lanciare. Dopo gli infortuni si è optato per rimanere solo sul monte. Anche perché rendo sicuramente più che in campo”.

Capitolo Nazionale: tu ci sei entrato in pianta stabile negli ultimi anni. L’ultimo è stato, per così dire, da dimenticare. Hai ancora la voglia di riscattarti e di andare avanti?

“Assolutamente sì”.

Anche se il baseball continua a entrare e uscire dalle Olimpiadi. Uno stato di confusione quasi generale, in questo senso, come nei problemi in Italia, come anche in MLB tra proprietari e schedule.

“Sai che non seguo praticamente niente della Major League? Praticamente nulla. C’è tanta burocrazia, ci sono tante cose dietro di cui obiettivamente non mi occupo tanto”.

Le organizzazioni, però, lì sono spaventose: c’è la squadra di riferimento e poi un’infinità di affiliate. 

“Tante, tantissime”.

Cosa pensi del fatto che la Federazione abbia chiamato una leggenda come Mike Piazza ad allenare?

“Non mi sono mai espresso su allenatori e credo che mai lo farò. Obiettivamente io non lo conosco più di tanto, quindi non posso assolutamente dire che sia un buon tecnico o meno. Sicuramente l’esperienza in campo ce l’ha. Di cose da insegnare ne ha. Io non posso far previsioni”.

Come mai scegli di non esprimere pareri sugli allenatori?

“Perché c’è una piramide. Loro devono scegliere noi. Credo che a nessun giocatore venga chiesto se gli va bene o meno un allenatore. Non mi pongo nemmeno questa domanda. Ho questo allenatore, gestiamoci in base a lui e giochiamo. Non è un mio problema. Non dipende da me”.

C’è qualche obiettivo che ancora ti manca e che vorresti raggiungere?

“Il Classic. Ormai è quello lì l’obiettivo massimo, che poi è quello in generale che penso si possa raggiungere”.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: FIBS / EzR NADOC

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