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Sport di squadra, Olimpiadi Tokyo 2020: Italia, che fatica. Qualificazioni stregate, aggrappati a volley e pallanuoto

C’era una volta Atene 2004, l’Olimpiade dei record per l’Italia negli sport di squadra. Furono addirittura otto le selezioni qualificate: calcio, pallavolo maschile e femminile, basket, pallanuoto maschile e femminile, baseball e softball. Altri tempi, una competitività che allora il mondo intero ci invidiava. Gli sport di squadra, tra gli anni ’90 e ’00, hanno rappresentato il vero fiore all’occhiello del movimento italiano, tanto da rendere le compagini tricolori oggetto di studio. Poi qualcosa si è inceppato in un meccanismo quasi perfetto: da un mancato e lacunoso ricambio generazionale, passando per commissari tecnici sovente non all’altezza e per finire con scelte federali poco lungimiranti, soprattutto perché tese al classico “meglio un uovo oggi che la gallina domani”.

Dal 2004 è iniziato un lento, progressivo e quasi inarrestabile declino. A Pechino 2008 il numero di squadre qualificate scese a cinque (sempre le due compagini di pallavolo e pallanuoto, più il calcio maschile), prima di calare a quattro a Londra 2012 e Rio 2016 (in entrambi i casi, neanche a dirlo, ancora le Nazionali di volley e pallanuoto).

Il percorso di qualificazione verso Tokyo 2020 si sta rivelando nuovamente difficoltoso, evidenziando una situazione sostanzialmente immutata rispetto al trend dell’ultimo decennio. Diverse Nazionali hanno già ammainato la bandiera e, con essa, l’agognato sogno a cinque cerchi.

La delusione principale va attribuita all’Under21 di calcio, riuscita nell’impresa di mancare l’accesso alle semifinali degli Europei ed alle Olimpiadi dopo aver sconfitto nettamente la Spagna per 3-1 al debutto della competizione continentale. Non sono bastati gli innesti di ben sei giocatori dalla Nazionale maggiore (Mancini, Barella, Pellegrini, Zaniolo, Chiesa e Kean) per evitare una autentica figuraccia (per usare un eufemismo…) contro la modestissima Polonia (non a caso travolta dalla Spagna con un perentorio 5-0). Ancora una volta Luigi Di Biagio ha palesato enormi limiti nell’interpretazione del ruolo di ct, sperperando il grande potenziale di una squadra che, seppur con alcune lacune tecniche e caratteriali, aveva il dovere di concludere la manifestazione almeno fra le prime quattro. Resta un dubbio: perché Di Biagio, dopo aver fallito la qualificazione a Rio 2016 e non aver brillato neppure al successivo Europeo 2017, è stato costantemente confermato? E qui torniamo al discorso delle scelte federali poco felici…

Non è arrivata la qualificazione, tuttavia alle ragazze del calcio femminile va tributato uno scrosciante applauso. Mai in passato il sogno olimpico era stato così ad un passo. Le azzurre allenate dal ct Milena Bertolini hanno superato ogni più rosea aspettativa: i quarti di finale hanno rappresentato un traguardo insperato alla vigilia, considerando che le italiane, a causa di una legge ormai obsoleta, hanno affrontato da dilettanti delle nazioni dove il professionismo è ormai in vigore da diversi lustri. Qualcosa si sta finalmente muovendo anche nelle nostre latitudini: la sensazione è che la crescita esponenziale del calcio femminile tricolore sia destinata a proseguire.

Non si è messa bene per l’hockey prato femminile, disperatamente a caccia della prima, storica qualificazione olimpica, diventata quasi maledetta dopo i continui tentativi falliti a partire da Pechino 2008. Le azzurre avevano bisogno di accedere alla finale delle Series Finals di Valencia per staccare l’accesso al decisivo play-off che assegnerà un tagliando per il Giappone. In semifinale, tuttavia, sono state travolte con un sonoro 7-0 dal Canada, a testimonianza di un passo indietro prestazionale e tecnico rispetto alla buona apparizione iridata del 2018. A questo punto l’Italia dovrà incrociare le dita e sperare di accedere ugualmente al play-off grazie al posizionamento nel ranking mondiale. Qualora ciò accadesse, tuttavia, rischierebbe di affrontare in una doppia sfida corazzate del calibro di Gran Bretagna, Germania o Nuova Zelanda, contro le quali ogni speranza sarebbe oggettivamente ridotta al lumicino…

L’ultima apparizione olimpica del basket femminile risale al 1996: da allora tanto anonimato ed una mediocrità intrinseca che neppure i tanti successi nelle rassegne giovanili sembrano debellare (ma quanto conta realmente vincere le competizioni juniores?). Anche agli Europei in corso di svolgimento tra Serbia e Lettonia la situazione, dopo appena due partite, è diventata immediatamente complicata, per certi versi quasi disperata. Una premessa: le prime sei classificate della rassegna continentale disputeranno dei tornei pre-olimpici nel 2020. Vincendo un girone tutt’altro che irresistibile con Slovenia, Turchia ed Ungheria, le azzurre si sarebbero garantite l’accesso diretto ai quarti di finale. La brutta sconfitta contro l’Ungheria ha invece consegnato alle magiare la certezza del primato nel raggruppamento. A questo punto la compagine del Bel Paese sarà costretta a passare dai play-off (di fatto, un vero e proprio ottavo di finale) in cui incrocerà una delle quattro squadre del “girone della morte”: Serbia, Belgio, Russia o Bielorussia. Con ognuna di loro servirebbe una vera e propria impresa per vincere e, ad ogni modo, si tratterebbe di un successo contro pronostico.

A parziale scusante delle Nazionali italiane occorre ricordare come i criteri di qualificazione siano decisamente restrittivi per le squadre europee e, di fatto, risulta necessaria l’eccellenza assoluta per volare ai Giochi (eloquente il caso del calcio femminile: sette europee su otto ai quarti del Mondiale, ma solo tre di queste andranno a Tokyo).

Non resta dunque che aggrapparsi alle “solite note”: le Nazionali di pallavolo e pallanuoto. E non sarà semplice strappare questi quattro pass, tutt’altro, specialmente nel volley maschile, dove un sistema di qualificazione iper-restrittivo metterà gli azzurri di fronte ad una scalata impervia. Avranno due possibilità: o battere la Serbia (che ci distrusse letteralmente ai Mondiali casalinghi 2018) nel pre-olimpico di agosto, oppure vincere a gennaio un torneo continentale dove di sicuro sarà presenta una tra Francia e Polonia.

Complicatissima anche la missione del basket maschile, assente dai Giochi dall’argento di Atene 2004. Ai Mondiali del mese di settembre verranno assegnati due pass a cinque cerchi per le squadre europee: servirà dunque accedere almeno in semifinale (e potrebbe anche non bastare). In alternativa resterà un pre-olimpico da vincere nel 2020 contro avversarie ancora da definire. Per quanto riguarda baseball e softball, che tornano nel programma a cinque cerchi dopo un’assenza di 12 anni (ma usciranno nuovamente in vista di Parigi 2024), l’Italia dovrà in entrambi i casi avere la meglio dell’eterna rivale Olanda (salvo inserimenti a sorpresa da parte della Spagna nel baseball o della Repubblica Ceca nel softball): missione tremendamente difficile. Una sorpresa potrebbe poi giungere dal basket femminile 3×3, oro ai Mondiali 2018 e con discrete chance di approdo in Giappone. Ma che fatica queste qualificazioni olimpiche…

federico.militello@oasport.it

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Foto: Shutterstock.com

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