Djokovic: “Crescendo nelle avversità, desideri ancora di più il successo. Tomba, Kobe e Sampras i miei idoli”
Dopo la discussa sfida tra Aryna Sabalenka e Nick Kyrgios, Dubai ospita il World Sports Summit, che vede la partecipazione di oltre 70 tra oratori e atleti di livello mondiale. Tra loro c’è anche Novak Djokovic, domenica scorsa premiato con il Globe Sports Award, trofeo consegnatogli da Cristiano Ronaldo.
In occasione del summit, durante un incontro moderato dalla giornalista della CNN Cari Champion, Djokovic ha parlato degli idoli sportivi della sua infanzia, di un ultimo traguardo, di forza mentale. “Da bambino guardavo tantissimo sport in TV” ha detto Novak. “Ero appassionato di tennis, basket e non mi perdevo una gara di sci di Alberto Tomba. In quella disciplina era lui il mio idolo. Sono cresciuto col suo mito insieme a quelli di Kobe Bryant nella pallacanestro e Sampras nel tennis. Pete è stato il mio modello e punto di riferimento, fin dal primo giorno in cui ho impugnato la racchetta”.
Poi ha ricordato come tutto ebbe inizio: “Per me il tennis è stato un segno del destino. Avevo quattro o cinque anni e stavano costruendo tre campi da tennis di fronte al ristorante che un tempo possedevano i miei genitori. Tutto accade per una ragione nella vita. È stato un intervento divino, in un certo senso, per me essere introdotto al tennis. E me ne sono innamorato”.
Djokovic: “Mi piacerebbe partecipare alle Olimpiadi del 2028”
Medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi dell’anno scorso dopo il bronzo del 2008, Nole è tornato su un obiettivo che parrebbe utopistico, ma che forse non sorprenderebbe davvero considerando la sua carriera. “Mi piacerebbe partecipare alle Olimpiadi del 2028” ha confermato. “Per il momento non mi pongo limiti. Vado avanti a giocare perché adoro colpire la pallina e adoro ancor di più competere con i miei avversari. La mia etica è sempre stata centrata sul volermi migliorare costantemente, sul lavoro duro e sul sacrificio. Era così già nei primi tornei che giocavo da piccolo e non sono cambiato”.
E infine non poteva mancare l’accenno alla situazione che ha contribuito a forgiarne il carattere. “Penso che cresciamo di più di fronte alle avversità. Vorrei che tutti affrontassero la guerra per diventare mentalmente forti? No, certo che no. Ma penso che sia importante creare le circostanze e l’ambiente affinché un giovane atleta possa essere stimolato mentalmente e fisicamente per ottenere il massimo da sé stesso. Crescendo nelle avversità” ha continuato riferendosi alle guerre jugoslave degli anni ’90, “desideri ancora di più il successo, perché hai qualcosa da dimostrare non solo a te stesso, alle persone a te care, alla tua famiglia, ma a tutti gli altri che ti guardano”.

