Draper, dalla sfida a Sinner e Alcaraz all’infortunio infinito: quali prospettive per il 2026?
Si dice che tre sia il numero perfetto, la sintesi plastica della compiutezza che basta a se stessa. E forse non è un caso che negli ultimi anni il tennis abbia abituato i propri appassionati a pensare per tripletta. I big three che forgiano leggenda e illudono che la perfezione esista. È probabilmente per questo che si tenta di rintracciare nel presente ciò che è stato. Jannik Sinner e Carlos Alcaraz compongono ormai un binomio quasi indissolubile: da gennaio 2024 si sono spartiti tutti gli otto Slam che si sono disputati, senza lasciare neppure sperare gli avversari. Ci ha provato per due volte Alexander Zverev, a Parigi e in Australia (ma senza successo); Taylor Fritz ha tentato di dire la sua. Prima ancora era stato il turno di Daniil Medvedev, già campione Slam, e tra tutti questi figli degli anni Novanta ha fatto capolino anche l’eterno Novak Djokovic, piegandosi a un ritmo che non riesce più a tenere, specialmente al meglio dei 5 set.
Ci siamo interrogati a lungo su chi possa essere il famoso terzo incomodo in una diade che si palesa come impeccabile e compiuta. Senza, tuttavia, convenire su un nome. Holger Rune, in anticipo sul grave infortunio, aveva smarrito se stesso, prima ancora del suo tennis. Felix Auger-Aliassime è tornato solamente sul finale del 2025 a vedere sprazzi di luce. Ben Shelton sta crescendo, ma non quanto ci saremmo aspettati. Lorenzo Musetti sulla terra ha tentato di incrinare il dominio di Sinner e Alcaraz durante la scorsa stagione e nel 2026 proverà a completare quanto iniziato.
C’è un giocatore che, per lunghi tratti, pareva aver messo d’accordo tanti: Jack Draper. L’inglese è sempre stato uno dei prospetti attenzionati: colpi potenti, fisico strutturato e accortezza tattica. Gli ingredienti ci sarebbero tutti. E poi è mancino – un finto mancino, in realtà, proprio come Rafael Nadal – per tornare alla compiutezza del numero tre. Draper ha dato dimostrazione di poter toccare livelli di gioco assoluti, benché purtroppo gli infortuni ne abbiano rallentato l’ascesa. Anche quando la prospettiva era davvero di essere il terzo incomodo tra Jannik e Carlos. E il forfait per l’Australian Open lo conferma.
Vittorie e infortuni: l’eterno ritorno di Jack Draper
Il tennis racconta quotidianamente storie. Vittorie, sconfitte e imprevisti del mestiere.
Draper è cresciuto circondato dal tennis. Figlio del presidente della Lawn Tennis Association, è sempre stato un predestinato della racchetta. Per mezzi e status. Ha coltivato l’ambizione nel giardino di casa, fino alle prime affermazioni a livello Junior, con la finale persa a Wimbledon.
Il passaggio al circuito maggiore è sempre un momento delicato perché è lì che si decide chi, tra le molteplici grandi promesse, può mantenere le aspettative. Jack fatica, ma non perché gli manchi il tennis. L’inglese non trova ritmo perché i continui problemi fisici ne sincopano la crescita. A cominciare da quell’infortunio cronico all’anca che lo ha fatto pensare a una vita altra, senza racchetta in mano. La frustrazione di accumulare ritiri e sentire dolore lo stava divorando. Ha aperto le riflessioni e ha capito che ne valeva ancora la pena, nonostante la schiena, il polso, la caviglia e la spalla a opporsi.
Nel 2024, dopo un lungo percorso, ha trovato la via. A Stoccarda ha vinto il suo primo titolo ATP contro Matteo Berrettini, uno che l’erba la frequenta con successo da tempo. Allo US Open si mette in mostra anche al meglio dei cinque set, dimostrando a tutti, in primis a se stesso, che quel fisico che tante volte lo ha tradito ha la resistenza adatta a giocare i lunghi match negli Slam. In quel frangente Sinner era più pronto, ma Draper non ha sfigurato.
Le superfici rapide sono il suo centro. Il servizio e i fondamentali potenti gli consentono di prendere in mano il pallino dello scambio e per gli avversari sono dolori. A Vienna Jack ha messo in bacheca il secondo trofeo ATP, che ha fatto quasi da monito per il 2025: c’è un nuovo protagonista a reclamare spazio.
Il 2025 di Draper: il primo Master 1000 e l’infortunio al braccio
Durante la terra di mezzo tra il 2024 e il 2025 Draper ha accusato un lieve problema all’anca, che ne ha complicato la preparazione in vista della nuova stagione. Poco male per uno abituato a ripartire. Infatti all’Australian Open ha giocato senza esitazioni, spingendosi fino agli ottavi di finale, dove ha alzato bandiera bianca contro Alcaraz dopo tre vittorie di seguito al quinto set. Eppure già quello era un segnale. Senza il supporto di una condizione atletica adeguata, ha ottenuto la seconda settimana in uno Slam.
La vera svolta è arrivata sul cemento americano. Mentre il tennis andava cercando chi potesse beneficiare – ci passerete il temine – della lontananza dal circuito di Sinner, Jack si è fatto avanti a testa bassa, da quasi underdog che spariglia le carte. Se Zverev e Alcaraz si sono persi dietro a meri calcoli di classifica, dimenticandosi come si vince, il britannico ha scoperto la ricetta per il successo. A Indian Wells il momento più alto della stagione: il primo Master 1000, che, in un certo senso, ha riscattato la sconfitta di pochi giorni prima nella finale di Doha, torneo, tra l’altro, di categoria inferiore. La conseguenza tangibile è stata l’irruzione in top 10. La celebre “prova del nove” fallita, con l’inciampo all’esordio a Miami, è il più classico degli incidenti di percorso. Un percorso che stava andando nella direzione giusta.
Persino sulla terra rossa Draper si è dimostrato competitivo, con la finale a Madrid e i quarti a Roma. Al Roland Garros si è scontrato con un Alexander Bublik in stato di grazia, che lo ha sfiancato a suon di smorzate e variazioni. Sicuramente lo spaccato di stagione sul rosso è stato al contempo una lezione e un promemoria sulle potenzialità inesplorate del tennis del 24enne di Sutton.
I tornei sull’erba coincidono sempre con il ritorno a casa per l’inglese. I riflettori erano tutti per lui e la pressione è salita vertiginosamente. Soprattutto in un Paese dalla grande tradizione tennistica che è andato cercando l’erede di Andy Murray. E Draper è sembrato accusare un po’ la situazione. Al Queen’s Jiri Lehecka gli ha giocato un brutto scherzo in semifinale, complici dei nervi non proprio saldissimi da parte del padrone di casa, e a Wimbledon, dove si pensava potesse addirittura contendere la corona ai primi due giocatori del mondo, si è fermato al secondo turno contro Marin Cilic, da testa di serie numero 4 – e la quarta posizione è anche il best ranking.
A lungo la delusione dei Championships è rimasto l’ultimo match del britannico. Un infortunio al braccio sinistro lo ha costretto ai box per quasi tutto il resto dell’estate. Uno stop che proprio non ci voleva, in vista della semifinale da difendere allo US Open. Ma non solo, perché il tennis non può essere sempre ridotto a numeri e punti. L’ennesimo problema fisico patito dal giocatore è un brutto segnale, che non è stato cancellato dal rientro a New York. Anzi. Il ritorno forse avventato ha preoccupato ancora di più, perché dopo un solo match giocato, Draper ha capito di aver bisogno di altro tempo. Nello specifico, tutti i mesi che rimanevano al 2025. L’ammontare della pausa è adesso di sei mesi, fatta eccezione per il primo turno a Flushing Meadows. E si protrarrà ulteriormente: il forfait per la trasferta australiana implica che la stagione dell’attuale numero 10 del mondo non inizierà prima di febbraio.
Il rientro in campo a pieno regime di Draper darà tutte le risposte del caso. È prevedibile che necessiterà di un tempo di rodaggio per ritrovare gioco e sensazioni positive. E, perché no, inserirsi nella sfida tra Sinner e Alcaraz. Di “What if” è pieno il tennis, di carriere macchiate dagli infortuni pure. La speranza è che il destino, per Jack Draper, abbia altri piani.

