Pennetta: “Top 10? Ho rotto un muro per le italiane. Si è aperto un ciclo come oggi con Sinner”
Flavia Pennetta, in un modo o nell’altro, è stata una pioniera nel tennis italiano. Sebbene non sia stata la prima della sua generazione a raggiungere una finale Slam in singolare – Francesca Schiavone e Sara Errani l’hanno anticipata -, la tennista brindisina è stata la prima azzurra a entrare nella top 10 della classifica mondiale. Accade il 17 agosto 2009. Flavia è reduce da quindici vittorie consecutive e solo l’allora numero 1 al mondo Dinara Safina è capace di fermare la sua corsa in semifinale a Cincinnati (Flavia aveva vinto nelle settimane antecedenti i titoli a Palermo e Los Angeles).
Il lunedì successivo Pennetta fa quindi il suo storico ingresso tra le prime 10 giocatrici mondiali. “Ho rotto un muro per tutte le italiane”, ha dichiarato l’ex tennista pugliese in un’intervista concessa a Gaia Piccardi per il Corriere della Sera. “Non è un caso se, da lì in poi, noi ragazze abbiamo aperto un ciclo. ‘Se l’ha fatto Flavia possiamo farcela anche noi’, fu il messaggio. Un po’ l’effetto che Sinner sta avendo oggi sugli uomini. Però quel muro, al maschile, l’ha rotto Fabio, mio marito, non Jannik”.
Non è un caso che sia stata Flavia, attraverso la sua enorme energia e anche grazie a po’ di testardaggine, a tagliare per prima questo traguardo. Già da quando era piccola c’era qualche segnale: “Ero iperattiva, molto poco paurosa. Testa durissima: di ogni cosa chiedevo il perché”. Suo padre Oronzo avrebbe voluto un maschietto. “L’ecografia non si usava e il ginecologo, che era presidente del circolo del tennis, rassicurò papà: ‘Tranquillo Oronzo, sarà maschio’”, ha raccontato Pennetta. “Quando sono nata ha fatto una scenata: ‘Mannaggia alla miseria, com’è possibile!’ Anche mio nonno avrebbe voluto un maschio, invece arrivarono due femmine e quattro nipotine. Però non ho mai percepito un’aspettativa delusa. Da ragazzina dissi a mio padre: ‘Tranquillo, ti darò più soddisfazioni di un maschietto’”.
E infatti le gioie e i trofei non sono mai mancati in casa Pennetta, sin da quando Flavia era piccola. Ma ora, dieci anni dopo il suo ritiro, l’ex numero 6 al mondo pensa che avrebbe potuto vincere di più? “Ho attraversato un’epoca di giocatrici pazzesche come ha fatto Fabio, che ha dovuto scontrarsi con Federer, Nadal e Djokovic. I migliori. Ci ho messo il mio tempo per raggiungere la convinzione di essere all’altezza della generazione di Serena Williams. Il picco l’ho avuto alla fine”.
Per essere precisi la vetta più alta è stata raggiunta a New York, nel 2015, con la vittoria allo US Open maturata battendo in finale l’amica di una vita, Roberta Vinci, che al penultimo atto aveva stupito il mondo sconfiggendo nientemeno che Serena Williams. “Vede il destino? La Williams tremò davanti alla prospettiva del Grande Slam e Roberta fu brava ad approfittarne. Serena la soffrivi già in spogliatoio, vedendola cambiarsi. Che personalità! Aveva un servizio disarmante, la sua risposta ti bucava. Una fisicità sovrastante. Tu tiravi forte? E lei di più. Ma quella che mi mandava ai matti era Ana Ivanovic: non capivo dove cavolo tirava. Questa cosa mi infastidisce ancora oggi”.
Se nel periodo attuale, tra i vari impegni, Flavia collabora con Sky Sport, per il quale è diventata opinionista, il marito Fabio Fognini si sta dedicando principalmente a un’altra attività: Ballando con le Stelle. “La giuria se lo aspettava litigioso e imbronciato, come a volte gli capitava di essere in campo”, ha raccontato Pennetta. “E invece è empatico, gioioso, generoso: il vero Fabio. E pensare che mio marito era l’anti-ballo: zero ritmo, negato. È entrato nel programma di Milly in pieno relax, come partisse per una vacanza. Il primo ballo è andato malino. Ha rosicato e gli si è accesa la scintilla della competizione. Dalla seconda serata si è messo d’impegno. Ora è magro, tiratissimo. ‘Guarda Fla – mi dice – mi sono tornati fuori gli addominali!’”.
Ex tennista con una carriera straordinaria, sposata felicemente e con tre figli a casa, Pennetta non potrebbe essere più contenta del suo percorso. Ma rimane ancora qualche sogno nel cassetto? “Dirlo ad alta voce mi fa un po’ paura: no. Se avessi potuto scrivere la sceneggiatura della mia vita l’avrei voluta esattamente così”.

